A seguito di un grave incidente motociclistico, Vincent Henry si è ritrovato con gli arti inferiori politraumatizzati. Dopo aver cercato a lungo una disciplina che gli permettesse di superare se stesso, all’età di 41 anni scopre la scherma in carrozzina e diventa un atleta disabile di alto livello. Oggi trasmette la sua passione a giovani professionisti, normodotati e disabili, in uno spirito di inclusione.
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“Non avrei mai pensato di raggiungere un livello elevato praticando uno sport, pur essendo disabile”. Una frase, quella d’orgoglio per un lungo viaggio. Una sensazione che accompagna Vincent Henry quando si ritrova nella sua bolla, ogni volta che il casco gli si abbassa sul viso.
“In guardia! Dai!”
La punta della spada è rivolta in avanti. Si scontra con il suo avversario. Parare, rispondere, schivare. Il duello è intenso. Ci sistemiamo, aspettando l’apertura per attaccare. Vince la vivacità, premiata da un piccolo diodo verde che si illumina dietro questi due moschettieri di Joinville. Il punto è Vincent Henry.
“In guardia! Dai!”
Vince la sua battaglia seduto. “La scherma in poltrona permette di praticare la scherma in tutte le sue forme senza l’uso delle gambe per chi ha difficoltà agli arti inferiori”disse sollevando la maschera. Manipola la sua arma per raddrizzarla e riprende fiato. “Non è perché siamo su una poltrona, faccia a faccia, che non possiamo scappare. La regola è avere sempre un gluteo a contatto con il sedile. C’è l’evitamento e il ritiro del corpo mediante inclinazioni pelviche che ci permettono di eseguire movimenti con grande vivacità avanti e indietro”spiega, prima di abbassarsi il casco.
“In guardia! Dai!”
La sua vita cambia il 6 dicembre 1995. Un gravissimo incidente motociclistico che lo rende invalido per tutta la vita. Ha solo 23 anni e si ritrova con traumi multipli agli arti inferiori. Il bacino e la gamba destra sono particolarmente colpiti. Una protesi al ginocchio gli permette di camminare, anche oggi, a 53 anni, ma gli impedisce di correre. Ma Vincent Henry ne è consapevole: “Un giorno sarò su una sedia a rotelle”.
Per 18 anni, nessuna disciplina sportiva per disabili gli ha dato sensazioni sufficienti a fargli dimenticare la sua disabilità. Fino al giorno in cui scoprì la scherma in poltrona. “Era qui, in questo club dei Mousquetaires di Joinville, presieduto all’epoca da Alain Febvre (anche lui schermidore disabile plurimedagliato, membro della squadra francese, ndr). Mio figlio praticava scherma e un giorno, mentre lo portavo ad una gara, ho visto una poltrona di iniziazione alla scherma con i campioni Alain Febvre mi ha fatto provare e l’ho fatto. partecipato.”
“Quando hai una patologia agli arti inferiori, perdi la sensibilità. Non puoi più fare quello che volevi. È una forza che ti viene portata via. […] Tutto diventa limitato… Ci sono sogni che crollano”.
Vincent Henry, atleta di scherma su sedia a rotelle
Tutto poi è avvenuto molto velocemente. Numerosi progetti sportivi si susseguono in un brevissimo periodo di tempo. Gli obiettivi prefissati vengono sempre superati più velocemente. Un gusto di superarsi, fino ad allora così amaro, che è diventato una dipendenza. La progressione è stata folgorante fino a raggiungere la squadra francese appena due anni e mezzo dopo aver iniziato la scherma in sedia a rotelle.
“Non so cosa possa aver scatenato questa passione…” Pensa a lungo, esita. “Quando hai una patologia agli arti inferiori, perdi la sensibilità. Non puoi più fare quello che vuoi. È una forza che ti viene portata via. Correre o il semplice fatto di avere un movimento di accelerazione è traumatico per le gambe. Tutto diventa limitato… Ci sono sogni che crollano”.
Ma la scherma in poltrona gli offre una seconda possibilità, una seconda vita. “Quello che ho scoperto in questo sport è che, al contrario, senza usare le gambe si poteva progredire. E lavorare su altri obiettivi che non avrei mai potuto immaginare. Non avrei mai pensato di raggiungere un livello elevato praticando uno sport, pur essendo disabile.”
Più di 40 gare di Coppa del Mondo, e una ventina di medaglie a livello nazionale: il palmares è ricchissimo. Al di là dei premi, è anche il mondo che si è aperto a Vincent Henry. La scherma gli permette di viaggiare, senza dimenticare da dove viene, da questo piccolo club di Joinville, di cui oggi è presidente. Le cartoline nell’atrio dell’aula di formazione sono un promemoria.
Anche se lo schermidore continua ad allenarsi per partecipare a diverse competizioni – gareggerà nel circuito nazionale di scherma sportiva per disabili a Troyes il 25 e 26 gennaio – la trasmissione tra qualche anno sarà una vocazione. Anche se tanti giovani già gli chiedono tanti consigli.
“In questo club c’è una sezione sportiva per disabili, ma è completamente inclusa nel processo formativo”spiega Vincent Henry, questa volta non più sotto l’elmetto, ma sotto il berretto da presidente. Validi e invalidi stanno insieme e, molto spesso, il maestro di scherma non esita a posizionare i suoi puledri sulle sedie.
“Perché lì sviluppiamo molte cose. La scherma è una disciplina molto impegnativa, anche su sedia a rotelle. La cinghia addominale è messa a dura prova, mentre il busto, la spalla e il braccio devono essere completamente rilassati”spiega Thierry Nesmon, il maestro di scherma. “I giovani possono acquisire maggiore consapevolezza dell’indice pollice, che è il vero talento dello schermidore. Questa piccola tenaglia magica che può essere contratta o rilasciata per fare la differenza a bordo campo”.
Per Vincent Henry, la scherma in poltrona è un vero e proprio complemento all’apprendimento della disciplina: “Non bisogna dimenticare che nella scherma l’arma si tiene in mano e si tocca l’avversario allungando il braccio”specifica.
Sul retro della sua tuta bianca è stampato il suo nome che riecheggia la leggenda che ha scritto per se stesso. Perché da tempo il nome di Vincent evoca quello di un re capace di maneggiare con destrezza la spada, la sciabola o il fioretto.
“Quando ci affrontiamo in questo modo in corpo a corpo, è un gioco che ha poco a che fare con la disabilità. Anche per questo le persone normodotate, giovani o meno giovani, si divertono molto al gioco. poltrona. Al momento si tratta solo di scherma”.
Un rendimento? Enrico V.
Il suo trono? Una poltrona.