Il tempo delle promesse di Emmanuel Macron è ormai passato. Nel 2017 assicurò: “Manterrò il tenore di vita dei pensionati“, e”con me il potere d'acquisto delle piccole pensioni (è) protetto“.
O, “da gennaio 2017 le nostre pensioni sono rimaste indietro del 5,3% rispetto all’andamento dei prezzi e il loro potere d’acquisto si è ridotto dell’equivalente di 3,1 mesi di pensione. Per chi ha subito l’aumento del 25% del CSG nel 2018, la perdita ammonta al 7,8%, ovvero l’equivalente di 4,5 mesi di pensione“, ha proclamato Michel Solbes, segretario generale dell'Unione dei pensionati della CGT 84, questo martedì 3 dicembre davanti ai cancelli della prefettura.
“Smettila con le rapine!”
“Attaccare i pensionati è sufficiente!“, ha esortato il governo. Prima di rivendicare”un aumento immediato delle pensioni e dei pensionamenti, fino al 10% (nonché) l’accesso per tutti alle cure e alla sanità e ai servizi pubblici locali di qualità“.
Richieste riaffermate da Daniel Gressier e Jacques Fassié, i suoi colleghi della FSU 84 e dell'UDR-FO 84, davanti a una cinquantina di sostenitori altrettanto arrabbiati.
Per usare una famosa espressione: “va tutto al diavolo”. E la decisione di rivalutare le pensioni alla metà dell'inflazione (0,9%) il 1° gennaio 2025, poi quelle più piccole – al di sotto del salario minimo – il 1° luglio successivo (annuncio fatto lunedì 11 novembre da Laurent Wauquiez, confermato dal ministro della Budget) difficilmente riuscirà a calmare gli animi.
Nel Vaucluse (che conta circa 130.000 pensionati del regime generale) “un quinto delle persone tra i 60 e i 74 anni vive al di sotto della soglia di povertà, quindi dobbiamo essere tra un pensionato su tre e quattro al di sotto di questa soglia“, stima Alain Grangé della USR CGT (in un articolo del 27 novembre a La Marsigliese). Una valutazione confermata dall’INSEE: il 30% delle famiglie povere della regione Sud-Paca sono pensionati, si legge in un rapporto dell’ottobre 2023.
C'è quindi da temere che nei mesi a venire vengano compiuti ulteriori interventi.