Le 5 lezioni dalle elezioni federali, regionali ed europee del 9 giugno 2024

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La marea marrone non ha sommerso le Fiandre. La diga costruita da Bart De Wever ha resistito all’ondata prevista del Vlaams Belang. Il presidente della N-VA è stato fortemente coinvolto nella fase finale della campagna e, anche se il suo partito perde terreno rispetto al punteggio trionfale del 2019, resta la formazione leader nel nord del Paese.

Bart De Wever

Bart De Wever avrà lo zampino per formare il prossimo governo fiammingo e può già appendere su una gruccia l’abito da nuovo primo ministro che sogna di indossare. “Le Fiandre hanno saldato i conti con il governo Vivaldi”, ha proclamato, promettendo un “presunto” programma di destra. E rivendicando apertamente “l’autodeterminazione” della sua regione.

A parte Vooruit, i partiti del precedente governo sono sconfessati nelle Fiandre, questo è abbastanza chiaro, e in particolare l’Open VLD del primo ministro Alexander De Croo, in lacrime ieri sera.

Le Fiandre hanno votato ancora più a favore dell’estrema destra rispetto a 5 anni fa, e questo non è sfuggito a Tom Van Grieken, presidente di Vlaams Belang, il cui punteggio in aumento potrebbe essere preoccupante. Naturalmente, il partito di estrema destra non è il partito leader nelle Fiandre, ma ad ogni elezione si avvicina sempre di più ad esso, confermando una forte tendenza in Europa. Tra i nostri vicini francesi, il risultato del Raggruppamento Nazionale guidato da Jordan Bardella è stato vissuto come un terremoto. La marea marrone non ha inondato le Fiandre, ma ha contaminato il Belgio.

2) Una vittoria storica per la MR di GLB

Il MR è di gran lunga il primo partito francofono. E’ “storico”. I Blues sono in vantaggio a Bruxelles, cosa che non accadeva da quindici anni, e rubano il trono del Partito socialista in Vallonia. Un colpo da maestro per il focoso Georges-Louis Bouchez, che aveva fortemente rafforzato, al momento opportuno, il discorso dei liberali. I suoi detrattori manterranno un profilo basso. Il Montois si impone, sia a livello personale all’interno del suo partito, sia sulla scena politica belga, dove rivendicherà un posto di rango. Sophie Wilmès è impegnata a ricoprire il posto di deputato che ha brillantemente conquistato in Europa.

Georges-Louis Bouchez. FOTO BELGA BENOIT DOPPAGNE

Da uomo di fretta, Georges-Louis Bouchez ha promesso di “mettersi al lavoro il più rapidamente possibile” e di creare coalizioni “che consentiranno di realizzare le riforme necessarie”. In Vallonia come a Bruxelles, non dovrà cercare molto lontano il suo alleato. Perché c’è un altro presidente del partito che domenica sera ha mostrato un sorriso disinibito. Doppio o niente anche per Maxime Prévot. E lo sottolinea, essendo riuscito a trasformare i cdH in Engagés. L’ex partito cattolico sarebbe in declino a Bruxelles e lì sta rinascendo con più del 10%. Quanto ai risultati ottenuti nel territorio vallone di Namur, questi gli hanno permesso di proclamare la “vittoria” e di considerarsi un “vincitore morale” delle elezioni, realizzando il progresso più forte tra tutti i partiti. Allori che autorizzano Maxime Prévot, che già si profilava come un “kingmaker”, a reclamare una presenza in “tutti i futuri dirigenti del paese”.

3) Il PS non è più il principale partito politico in Vallonia

Paul Magnette lo riconobbe ancor prima che i risultati elettorali fossero definitivi: il Partito socialista era di fronte ad una “erosione”. Questo è un eufemismo, dal momento che il PS ha perso il titolo di maggiore partito della Vallonia, lasciando il posto ai liberali, cosa che non accadeva mai da quando votammo a livello regionale nel 1995.

I risultati di queste elezioni non sono quindi – di gran lunga – all’altezza delle aspettative del presidente del PS, che deve constatare chiaramente “una netta crescita” dei partiti di destra e di centrodestra, uno “scivolamento verso destra” sensibile non solo nelle Fiandre e in Vallonia, ma anche in tutto il continente europeo.

Paul Magnette, presidente del PS, nella foto della riunione post-elettorale del partito socialista francofono PS, a Bruxelles, domenica 9 giugno 2024. Il Belgio ha tenuto elezioni coincidenti per gli organi legislativi regionali, federali ed europei. BELGA FOTO ERIC LALMAND
Paolo Magnette. BELGA FOTO ERIC LALMAND

I socialisti valloni in particolare, e la sinistra in generale, dovranno quindi porsi le domande giuste, e non solo sulla forma del loro discorso, se vogliono recuperare il terreno perduto.

Sconfitta generale della sinistra? Nonostante tutto, domenica sera è stato un radioso Raoul Hedebouw a parlare. “Nessuno potrà più ignorare il PTB”, ha proclamato la figura di punta del partito di estrema sinistra, “più forte che mai”, con risultati mai raggiunti prima in tutto il paese, poiché il PTB resta l’unico partito a proclamarsi “fa risuonare la voce dell’unità” in Belgio. Il PTB è arrivato al punto di presentarsi come “inevitabile”, il che, quando l’intera nave vira a dritta, può sembrare a dir poco presuntuoso.

4) L’ambiente, il grande sconfitto di queste elezioni

Se c’è un trend su cui i sondaggi non hanno sbagliato è quello relativo alla debacle degli ambientalisti. I Verdi, che hanno trionfato cinque anni fa, cavalcando il fervore giovanile delle marce per il clima, hanno preso un duro schiaffo in queste elezioni, sia a Bruxelles che in Vallonia.

Verkiezingen 2024 -
Jean-Marc Nollet

Questa volta Ecolo non è riuscita a imporre le questioni ambientali, quasi assenti dalla campagna elettorale del 2024, ma anche gli ecologisti stanno pagando caro il prezzo dei loro errori ai diversi livelli di potere in cui sono stati presenti, sia sui temi della mobilità, sia in particolare il caos del piano Good Move nella capitale, o il rinnegamento del nucleare, che molti attivisti non hanno digerito. Senza dimenticare anche il singhiozzo dell’inquinamento nascosto nel Pfas. Tutto ciò ha finito per gravare pesantemente e gli elettori, delusi, lo hanno fatto sentire chiaramente. Non era il momento di festeggiare nel quartier generale del Partito Verde, che era al collasso. È quindi probabilmente sui banchi dell’opposizione – come è avvenuto dopo ogni ascesa al potere – che dovrà ricostruire la sua salute e ripensare, se non la sua ideologia, almeno i suoi metodi di azione. La natura perde il suo miglior difensore.

Un’altra scommessa persa è quella del DéFI. Il suo presidente, François De Smet, lo ha subito riconosciuto: i risultati ottenuti non sono stati quelli desiderati. “È chiaramente una sconfitta”, ha dovuto ammettere. Pur promettendo che non si tratterebbe di una scomparsa. Almeno non per la festa.

5) L’ombra dell’estrema destra sull’Europa

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in cerca di un secondo mandato, ha promesso ieri di costruire un “baluardo” contro gli estremisti, dopo le elezioni per il Parlamento segnate da un’impennata dell’estrema destra. In Francia, il trionfo del Raggruppamento Nazionale di Jordan Bardella ha spinto il presidente Macron ad annunciare, senza indugio, lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale.

La presidente della Commissione europea e la candidata capolista del PPE Ursula von der Leyen parlano alla stampa durante un evento notturno al Parlamento europeo a Bruxelles nell'ambito delle elezioni del Parlamento europeo del 9 giugno 2024. (Foto di Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)
Ursula von der Leyen. (Foto di Kenzo TRIBOUILLARD / AFP) ©AFP o concessori di licenza

L’estrema destra non ha registrato un’impennata notevole solo in Francia. In Germania, Austria, Paesi Bassi… i partiti di governo vacillano sotto gli attacchi nazionalisti, populisti, ma anche euroscettici.

Nonostante questa progressione dell’estrema destra, i gruppi politici di destra, socialisti e centristi, mantengono insieme la maggioranza nell’emiciclo del Parlamento europeo. Questa maggioranza sarebbe certamente più piccola di quella del Parlamento uscente, ma ci permette di mantenere una coalizione sufficientemente forte per continuare a portare avanti la politica attuale. Il PPE, il gruppo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, guadagnerebbe addirittura qualche seggio, mentre i Socialisti e Democratici sarebbero in leggero calo. Rinnovare Europa, di cui fa parte il partito Rinascita del presidente francese, perderebbe una ventina di seggi. È una mossa da poker quella che Emmanuel Macron, scosso, sta tentando.

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