È uno spettacolo come si vede solo a Versailles: una serata in discoteca con costumi barocchi, parrucche e lupi. Per una serata assolutamente senza tempo, l’orangerie della Reggia di Versailles si è trasformata in un club d’eccezione, ospitato dal DJ Mosimann, con set e scenette create da zero da Aziz Baki, coreografo e ballerino di Mylène Farmer che ha già collaborato con Rihanna e Alicia Keys diventando il direttore artistico di “The Voice”.
Il grande ballo in maschera, i cui posti sono stati esauriti in sette ore, ha riunito sabato sera quasi 4.000 fortunati. Tra questi, molti americani sono venuti appositamente per l’occasione.
Come Madge e Otis, che da gennaio si stanno organizzando per poter “vivere un sogno francese”. “Per noi è un modo di vivere un’esperienza unica: siamo in costume d’epoca in uno splendido castello, ricco di storia, per fare finalmente festa, è davvero pazzesco se ci pensi”, dice ancora sorpresa la coppia americana che non ha esitate a pagare un sacco di soldi per partecipare a “una serata eccezionale”.
“Tra i biglietti aerei, le quattro notti in albergo, i nostri travestimenti comprati su internet e i biglietti d’ingresso, credo che in tutto abbiamo speso 4mila euro. »
Abiti su misura e un bicchiere di champagne nei giardini
Anche Mélissa e Scott sono volati dal Massachusetts per venire appositamente al Gran Ballo in Maschera. Con costumi acquistati all’asta. “Basta un bicchiere di champagne in magnifici giardini per farci venire”, ride la coppia di trentenni che “non sa davvero quanto sia costato”. Ma altri stranieri, invece, hanno evitato il costo eccessivo dei biglietti aerei.
“Siamo venuti in coppia l’anno scorso e, questa volta, abbiamo portato con noi un gruppo di amici”, sorride Reana Jones, un’americana che vive con il marito in Germania. La quarantenne sembra davvero conquistata dall’idea della serata techno in abito da basket, visto che ha anche un gruppo su Facebook dedicato all’evento, che riunisce più di 4.000 iscritti.
“È assolutamente fantastico! Un’esperienza che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita, dice senza esitazione il visitatore, che tuttavia ammette che “questa festa è molto costosa”, senza voler rivelare di più.
“Penso che se riuscirai a sostenere il costo dei biglietti d’ingresso (venduto tra 200 e 500 euro), puoi guidare quattro ore e prendere un hotel a Versailles per il fine settimana, stima Reana. È ancora una fantasia che non sperimenti da nessun’altra parte. Facciamo abiti su misura, passiamo il pomeriggio a prepararci, l’hotel è pieno di persone che partecipano al ballo come te, è un’atmosfera davvero bella. E ci piace travestirci, quindi ci divertiamo molto. »
Gente mascherata sulle terrazze di bar e ristoranti
A poche ore dall’inizio dell’evento, gli abitanti di Versailles inevitabilmente assistono a scene di strada normalmente impensabili in cui i partecipanti già vestiti da marchesi o contesse passeggiano lungo i marciapiedi, si siedono sulle terrazze di caffè e ristoranti per bere un drink e mangiare in mezzo. di tutti. “Ho comprato un vestito qualche anno fa, questa è l’occasione per indossarlo”, dice Kazia, una brasiliana che vive in Portogallo. Eventi di questo tipo fanno sempre sognare noi stranieri. »
E ovviamente non solo stranieri. “È il mio regalo di compleanno”, confida Ségolène, 59 anni, che “ha sempre sognato di essere una principessa”. Con il marito Gilles, 61 anni, la Compiégnoise si prepara a partecipare per la prima volta al ballo in maschera. “Stiamo aspettando il Re Sole!” È uno scherzo ovviamente ma, d’altra parte, siamo totalmente lì, guarda tutte queste persone in costume, non pensavo che fossero così tante. »
Ex residenti della regione parigina, Claire e Damien sono già al loro quarto ballo. “È magico. Si entra in un posto splendido con le bolle di sapone che fluttuano nell’aria e le palme intorno a cui fare festa fino all’alba e fare colazione attorno a un braciere», raccontano i quarantenni che ora vivono a Bandol (Var). Per Alban e Tiphaine, che vivono nella città reale, questo ballo è anche “da fare una volta nella vita, tanto per dire che noi c’eravamo”.
