verso nuovi modi di fare libri (Saint-Denis)

verso nuovi modi di fare libri (Saint-Denis)
verso nuovi modi di fare libri (Saint-Denis)
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Produrre diversamente: verso nuovi modi di “fare libri”

Richiesta di contributi

Unità di ricerca FabLitt (Fabbrica Letteraria)

Parigi 8 Università di Vincennes __ Saint-Denis

In collaborazione con l’associazione Pour l’Ecologie du Livre

Per quali scopi e con quali effetti sul nostro pianeta vengono pubblicati ogni anno milioni di libri? In quali condizioni la loro incessante creazione contribuisce a influenzare il nostro modo di agire, di pensare o di formare una comunità? Come possiamo comprendere questa metamorfosi dei nostri paesaggi interni ed esterni, imposta dalla loro massiccia presenza?

È alla luce di queste domande che emergono i contorni specifici della totalità libresca, che trarremmo vantaggio dall’analizzare, discutere, ma anche trasformare.

Pertanto, dalla sensazione diffusa che ci siano “troppi libri” nasce la necessità di rivisitarne l’economia e l’ecologia, nonché di identificarne le immaginazioni storiche, di rimodellare le loro materialità o di moltiplicarne le modalità di esplorazione.

È all’avvio di questa riflessione collettiva che la giornata di studio “produrre diversamente” proposta dall’unità di ricerca FabLitt dell’Università di Parigi 8 Vincennes _ Saint-Denis spera di contribuire (https://fablitt. univ-paris8.fr/ ), in collaborazione con l’associazione Pour l’Ecologie du Livre (https://ecologiedululivre.org/).

Libri, tutti i libri insieme. Tutti quelli che esistono in questo momento sul pianeta, ma anche tutti quelli che da sempre sono scritti. Possiamo concettualizzarne la totalità disponendoli negli scaffali di una vasta biblioteca borgesiana, dove gli archivisti si perdono. Ma possiamo farlo sorgere anche in un altro modo: come uno strato, ovvero come una crosta – di carta, cuoio, parole, impressioni, iscrizioni – sedimentata sulla superficie del pianeta. Lo stesso termine “libro”, la cui etimologia (dal latino liber) deriva da buccia, corteccia, ci riporta a questa idea di film. Così la materia strappata alla terra vi ritorna sotto forma di piccoli pezzi strani, che possono essere consultati a piacimento, e che languono, più o meno discretamente, negli angoli bui. Una crosta per una crosta: terrestre poi semiotica.

Non c’è nulla di metaforico in questo processo. Ciò che rende possibile il passaggio da uno strato “naturale” a uno strato “culturale” non è solo il fatto che scriviamo, che leggiamo. Piuttosto: è quello che stavamo facendo. E che abbiamo prodotto in serie. Milioni e milioni di libri, ogni anno, il cui assemblaggio richiede pasta di carta proveniente dalla deforestazione, miliardi di metri cubi d’acqua, dispendio energetico colossale, prodotti inquinanti, giganteschi circuiti di trasporto, il tutto favorito da strategie finanziarie, nella colpevole ignoranza della vasta precarietà dei lavoratori interessati[i]. E per quale risultato? Soltanto in Francia, tra il 13 e il 25% di questi libri finiranno in sterline.[ii]. Un’altra percentuale, non quantificabile ma non trascurabile, semplicemente non verrà mai letta.

Da questo punto di vista il libro è la produzione del debito. È inseparabile da questi canali avidi che collegano diversi punti del globo e fomentano la frenesia editoriale. Quindi, se esiste un fenomeno geologico libresco, sarebbe nel senso di ciò che Kathryn Yusoff chiama una “modalità normativa di materialità”.[iii] », articolati secondo logiche di accumulazione ed estrazione, e attraverso le quali vengono regolati e quindi orientati i rapporti di potere che li rendono effettivi. In quanto tali, i libri sono particolari in quanto incarnano queste logiche su un doppio livello: sia come prodotto dello sfruttamento delle materie prime, ma anche come processi normativi che mantengono in funzione la macchina produttivistica.

Quindi, in quanto partecipano concretamente all’esaurimento dei suoli così come al mantenimento dell’ordine simbolico e delle sue divisioni fondamentali[iv] (di lavoro, classe, razza, genere), i libri non solo coprono il nostro ambiente, ma lo modellano. Tra tutte le grandi imprese tecno-sociali, più o meno contingentate, attualmente in atto, questa non è l’ultima: i libri, considerati nella loro totalità, costringono, reificano, seppelliscono.

Tuttavia, e per citare solo l’esempio francese, la quota dell’industria del libro sul consumo totale di carta grafica rappresenta solo il 7,8%.[v]. Allo stesso modo, il suo impatto energetico e cognitivo appare irrisorio rispetto, ad esempio, a quello dei colossi digitali. Inoltre, nessun approccio a questo fenomeno sarebbe rilevante senza tenere conto delle singolarità locali come le disparità imperialiste che continuano a dividere il Nord e il Sud. Da allora in poi questa totalità, nella quale sembriamo embricati, si ritrova telescopica, distorta, invertita, a seconda che si adatti il ​​contesto o la scala.

In ogni caso, i libri, di cui ci siamo abituati, fin dalla loro codesificazione a stampa, a considerare solo il contenuto testuale, vaporosamente distribuito nella noosfera, non sono più solo questione di Conoscenza o di Letteratura, ma piuttosto di relazione, riproduzione e abitabilità. . Scrivere diversamente, pubblicare diversamente, consumare diversamente, leggere diversamente – insomma, fare diversamente: questo è diventato un imperativoche non dovrebbe riguardare solo il settore culturale[vi].

È quindi all’intersezione di questi determinismi che si definiranno le nostre pratiche e le complicità che ne derivano questa totalità di cui proponiamo di discutere il futuro, sulla base delle seguenti domande :

– Quali tecniche, quali materiali, sono necessari per lo sviluppo di un libro che consumi meno risorse ed energie? Quali sono i protocolli che ne consentirebbero l’attuazione?

– Come possiamo riconsiderare il problema dei beni invenduti e della loro distruzione?

– Come possiamo affrontare e invertire la tendenza verso i monopoli editoriali iperproduttivisti?

– Come riequilibrare i processi produttivi in ​​modo da contrastare la violenza economica di cui soffre gran parte degli attori coinvolti?

– Se il libro, nella sua stessa egemonia, resta inseparabile da una soggettività liberale, maschile, bianca e occidentale, dove sono i tentativi di disimpegnarlo?

– Come garantire, in cambio, che l’analisi di questa egemonia non soccomba all’eurocentrismo, alla feticizzazione o all’occultamento di altre strutture di dominio, come il potenziale emancipatore dei libri?

– Nella misura in cui le istituzioni (culturali, critiche, editoriali) che sostengono i libri restano strutturate dagli stessi impensati, quali sarebbero le basi per la loro rifondazione?

– Nel caso di una restrizione forse necessaria dei titoli di pubblicazione e della loro distribuzione, come possiamo reindirizzare i nostri desideri e le nostre pratiche di lettura e scrittura?

– Più in generale, quale ridistribuzione dell’immaginazione incoraggia questo? E quali scritti o processi immaginari sarebbero in grado di tradurli?

Per fare questo, l’unità di ricerca FabLitt dell’Università di Parigi 8 (https://fablitt.univ-paris8.fr/) e l’associazione Pour l’Ecologie du Livre (https://ecologiedulivre.org/) invitano scrittori, editori, librai, tipografi e ricercatori a partecipare ad una riflessione collettiva, che non escluda a priori qualsiasi questione politica, ontologica, economica, materiale, ecologica o letteraria che queste questioni sollevano.

Mercoledì 2 aprile 2025 è prevista una giornata di studioriunire iniziative o lavori già in corso e porre alcune pietre miliari per sviluppi futuri (incontri interprofessionali, convegni, laboratori di scrittura, ecc.) per lottare per nuove modalità di fare un libro.

IL proposte di intervento a questa giornata di studio del 2 aprile 2025 dovrà essere inviata entro il 31 ottobre 2024 al seguente indirizzo: [email protected] e saranno sottoposti ad un comitato scientifico composto da Lionel Ruffel (professore di letteratura generale e comparata e creazione letteraria all’Università di Parigi 8), Yves Citton (professore di Lettere e Media all’Università di Parigi 8), Marin Schaffner (autore, traduttore, editore, cofondatore dell’associazione Pour l’Ecologie du Livre), Marie Cazaban-Mazerolles (docente di letteratura generale e comparata all’Università di Parigi 8) e Adrian Chassain (docente di creazione critica all’Università di Parigi 8).

[i] WWF, “Verso un’economia circolare nei libri”, 2019, online: https://www.wwf.fr/sites/default/files/doc-2019-12/20191125_Rapport_Vers-une-economie-plus-circulaire-dans -the -book_WWF_min.pdf
[ii] CARTA PER AUTORI E ILLUSTRATORI GIOVANI, “I miei libri mettono in pericolo il pianeta? 12 domande per l’azione”, 2023, online: https://www.la-charte.fr/wp-content/uploads/2023/11/LA%c2%b7CHRT_Guide_LivrDurable_Exe_Web.pdf
[iii] YUSOFF Kathryn, “Mine as Paradigm”, E-Flux, 2021, online: https://www.e-flux.com/architecture/survivance/381867/mine-as-paradigm/
[iv] THOBURN Nicholas, Anti-Book – Sull’arte e la politica dell’editoria radicale, University of Minnesota Press, 2016
[v] Comunicato stampa dell’UNIONE NAZIONALE DELL’EDIZIONE, “Il 98% della carta acquistata dagli editori di libri è certificata o riciclata nel 2021”, 2023, online: https://www.sne.fr/-/98-du-papier -purchased-by -gli-editori-di-libri-sono-certificati-o-riciclati-nel-2021/
[vi] ASSOCIAZIONE PER L’ECOLOGIA DEL LIBRO, I libri sono ecologici? Materiali, artigiani, finzioni, Wildproject, 2020

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