In Francia i servizi segreti sono sempre più invadenti nella vita privata

In Francia i servizi segreti sono sempre più invadenti nella vita privata
In Francia i servizi segreti sono sempre più invadenti nella vita privata
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Microfoni, spionaggio informatico, telefoni-trappola: le spie francesi aumentano il numero delle “intrusioni”, avverte la polizia nazionale, che raccomanda di adattare il controllo dei servizi alla loro rivoluzione tecnologica. Circa 24.000 persone sono state monitorate in Francia nel 2023, ovvero il 15% in più rispetto al 2022 e il 9% in più rispetto al 2019, prima dell’epidemia di Covid-19, sottolinea la Commissione nazionale per il controllo delle tecniche di intelligence (CNCTR) nel suo rapporto annuale pubblicato giovedì 27 giugno.

Per la prima volta “la prevenzione della delinquenza e della criminalità organizzata diventa motivo primario della sorveglianza”. La lotta al terrorismo ha registrato un leggero aumento (7,5%). Ma al di là delle cifre, “quello più significativo (…) è l’uso sempre crescente delle tecniche più intrusive”, osserva il rapporto.

Rafforzare il quadro legislativo per le spie

Di fronte alle minacce provenienti da ogni parte e agli investimenti dei concorrenti stranieri, i servizi segreti interni ed esterni (DGSI e DGSE) sono sempre più attrezzati. “Posizionare microfoni in luoghi privati, raccogliere tutti i dati informatici della persona, intercettare telefoni e computer: si cerca così di compensare l’ormai scarso contributo delle intercettazioni telefoniche”, precisa il CNCTR.

Ma a differenza delle intercettazioni telefoniche, centralizzate sotto l’autorità del primo ministro, queste “tecniche particolarmente intrusive vengono messe in atto direttamente dai servizi richiedenti”, quindi preservate e sfruttate da questi, scrive Serge Lasvignes, presidente del CNCTR. Organismo indipendente incaricato di monitorare l’uso degli strumenti tecnici da parte dei servizi francesi, il CNCTR chiede da anni sia di rafforzare il quadro legislativo per le spie sia di aumentare il controllo delle loro attività. “Sembra difficile resistere a questa forma di escalation (…). È quindi opportuno regolamentarlo in modo rigoroso”, avverte l’alto funzionario. Altrimenti “il rischio è quello di un progressivo indebolimento del controllo”.

C’è una tensione totale sui “sovraignty files”, la memoria della DGSE e della DGSI, in cui sono conservate le intelligenze umane, quelle risultanti dagli strumenti tecnici ma anche gli scambi molto sensibili con servizi esteri. “Non abbiamo fatto alcun progresso”, ha detto Serge Lasvignes all’AFP. “È diventata una questione di principio”. La memoria delle agenzie è quindi quasi una scatola nera. “Questi sono ambiti ai quali non abbiamo accesso”, si rammarica l’alto funzionario. È autorizzata solo la Commissione nazionale per l’informatica e le libertà (Cnil), ma solo se contattata dal richiedente. «È raro che le persone seguite dai servizi si lamentino», scherza. Di conseguenza, quando i servizi diventano più efficienti, il controllo si blocca. “Non esiste una questione di potere” per il CNCTR, assicura il suo presidente, ma è essenziale garantire “un controllo coerente e coordinato”.

La sfida dell’intelligenza artificiale e del riconoscimento facciale

Il rapporto evidenzia anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) che influisce tanto sull’intelligenza quanto sul campo militare e sulla vita sociale. L’intelligenza artificiale costituisce “una sfida per l’autorità di regolamentazione, che già si chiede se la sorveglianza di una persona verrà decisa in base a criteri di cui nessun essere umano conoscerà con certezza né il contenuto né la ponderazione…”, sottolinea il rapporto. E tanto più che nessuna autorità elenca in modo esaustivo tutti gli usi dell’IA.

Questo però è presente anche nel controllo sociale, attraverso le telecamere cosiddette “intelligenti” o “aumentate”, dotate di strumenti per rilevare anomalie, comportamenti sospetti e situazioni rischiose. Il rapporto menziona anche “i processi di riconoscimento biometrico, in particolare il riconoscimento facciale” che “hanno già usi significativi in ​​termini di sicurezza e salvaguardia dell’ordine pubblico in numerosi paesi (Cina e Stati Uniti in particolare)”. Una legge adottata nel 2023 ha autorizzato l’implementazione, in via sperimentale, della videosorveglianza algoritmica (VSA) durante i Giochi Olimpici di Parigi 2024.

(Con AFP)

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