Algeria: il regime intrappolato nella crisi della sete, la rivolta civile ribolle a fuoco lento

Algeria: il regime intrappolato nella crisi della sete, la rivolta civile ribolle a fuoco lento
Algeria: il regime intrappolato nella crisi della sete, la rivolta civile ribolle a fuoco lento
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Gli abitanti di Tiaret, regione disagiata nel nord-ovest dell’Algeria, hanno smesso di contare i giorni dall’ultimatum di 48 ore lanciato il 2 giugno dal capo di Stato Abdelmadjid Tebboune per risolvere la crisi dell’acqua. Degne di un Paese in stato di guerra, le immagini di desolazione che provengono dalla regione mettono in luce la negligenza di un regime incapace di garantire i servizi più basilari.

I leader algerini, che non si stancano mai di vantarsi delle enormi risorse petrolifere, di gas e minerarie del paese, hanno miseramente fallito nel fornire acqua di rubinetto ai propri cittadini. Non è solo la wilaya di Tiaret ad affrontare questo problema, ma quasi tutte le regioni si trovano ad affrontare il drastico razionamento di questo bene vitale.

Da quando Abdelmadjid Tebboune è salito al potere nel 2019, i serbatoi di plastica per l’acqua hanno invaso le facciate degli edifici, i balconi e i tetti di tutte le città del Paese. Il fiorire del commercio di questi cilindri multicolori è sintomatico di una crisi che cova da tempo e che è lungi dall’essere un fenomeno ciclico legato alla siccità degli ultimi anni.

Nonostante il blackout totale e il blocco imposto ai media indipendenti dalla dittatura militare, i social network sono, fortunatamente, lì per informarci su ciò che sta realmente accadendo in questa regione, diventata il simbolo di un calvario nazionale. Le autocisterne attraversano ancora le strade di Tiaret e delle città vicine per rifornire la popolazione.

Sete documentata

I video pubblicati da alcuni attivisti, che rischiano di essere arrestati dalla polizia di Stato, contraddicono quanto riferito dai media ordinati, che trasmettono in loop false notizie sul ripristino del potere in alcuni quartieri e lodano gli sforzi “miracoloso” autorità per garantire il ritorno alla normalità.

Sconvolti, disperati e soprattutto stanchi dalle lunghe ore di attesa per il passaggio delle autocisterne, la maggior parte delle quali arrugginite e destinate alla sterlina, i cittadini di questa wilaya sono ormai ridotti a una angosciosa inevitabilità. Non credono più alle vuote promesse del regime, le cui evasioni non passano più come una lettera per posta.

In un pietoso tentativo di sgombero, il regime algerino ha proceduto al licenziamento di numerosi funzionari locali, ai quali vogliamo attribuire decenni di negligenza, totale assenza di prospezione e pianificazione per affrontare il problema alla radice. Le interruzioni nella fornitura di acqua potabile nella wilaya non sono una novità. Con una semplice ricerca su Internet è possibile trovare facilmente una moltitudine di articoli e video che trattano questo problema risalenti a diversi anni fa.

Le testimonianze della gente del posto ci raccontano la natura strutturale della crisi. Sono passati più di sette anni da quando il livello della diga di Ben Kehdda, l’unica fonte d’acqua della regione, è crollato in modo allarmante, senza che nessuno muovesse un dito. La diga è attualmente asciutta. Per compensare ciò, le autorità si sono imbarcate nell’impresa surreale di scavare pozzi in una regione desertica.

Fedele alla sua reputazione di fare dichiarazioni stravaganti e bizzarre, il presidente Abdelmadjid Tebboune aveva promesso di risolvere i problemi idrici in Algeria entro la fine dell’anno in corso. Prima della 78a Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 19 settembre 2023, ha annunciato, senza batter ciglio, che il suo Paese dissalizzerà 1,3 miliardi di m³ di acqua di mare al giorno. Ovvero 474,5 miliardi di m³ all’anno. Ciò equivale a dieci volte la produzione mondiale di questo materiale!

Anche se ospita il più grande impianto di desalinizzazione del paese, in questo caso Chatt El Hillel ad Ain Témouchen, Oranie ha subito un’interruzione totale dell’acqua di rubinetto per una settimana alla fine di maggio, a causa di lavori di manutenzione sulla stazione. Non meno di 1,7 milioni di abitanti di Orano e della sua regione hanno sperimentato l’incompetenza dei loro leader. Anche dopo la ripresa, nella seconda città del paese l’erogazione di energia elettrica continua a subire interruzioni.

A poche settimane dalle elezioni presidenziali, previste per il 7 settembre, il regime algerino teme sempre più il ritorno delle proteste e delle manifestazioni popolari. È in una corsa contro il tempo per mitigare gli effetti dei tagli all’acqua, la cui persistenza potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso.

In Algeria, infatti, circolano su larga scala gli appelli a manifestare il 5 luglio. I social network pullulano di video di giovani che sfidano la repressione per incoraggiare i loro concittadini a rompere il muro della paura e scendere in piazza per esprimere la loro rabbia per il deterioramento delle loro condizioni socioeconomiche e denunciare il pugno di ferro che riduce al silenzio le voci dissonanti. Gli ultimi disordini di Tiaret sono forieri di una rivolta imminente?

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