I surfisti australiani sulla costa sud-occidentale hanno visto all'inizio di novembre un pinguino imperatore sbarcare, perduto molto lontano dal suo ambiente naturale: la banchisa antartica. Il suo viaggio unico ci racconta le conseguenze del riscaldamento globale.
Pubblicato il 13/11/2024 10:14
Aggiornato il 13/11/2024 10:16
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Questa è la storia di un rifugiato climatico di un tipo piuttosto speciale. Questo pinguino imperatore, alto circa un metro, è emerso, solo e affamato, dalle onde dell'Oceano Indiano, sotto gli occhi stupiti dei surfisti che stavano montando le tavole. Niente a che vedere con i pinguini molto più piccoli che vivono sulla costa australiana, non puoi sbagliare. Ha infatti percorso più di 3.400 chilometri, verso nord, per uscire dal suo ambiente naturale, la banchisa antartica.
Sulla spiaggia, i surfisti raccontano che si è ripulito mentre guardava i passanti che lo guardavano, per nulla spaventato. Provò a scivolare sulla pancia… e fu probabilmente quando si ritrovò con il becco piantato nella sabbia che si rese conto di aver nuotato un po' più del solito.
Come e perché un pinguino imperatore può percorrere tali distanze? Qui la cosa diventa un po' meno divertente. Secondo gli esperti citati dalla stampa, i pinguini imperatori sono vittime dello scioglimento accelerato della banchisa del Polo Sud negli ultimi anni. Le colonie stanno diminuendo, hanno grandi difficoltà a riprodursi e i giovani pinguini, che sono naturalmente esploratori, tendono ad andare sempre più lontano per trovare cibo.
In questo caso Gus, come questo è il soprannome che gli hanno dato in Australia, è sicuramente andato alla deriva in cerca di pesci in una corrente marina che lo ha portato troppo a nord. Mai prima d’ora era stato segnalato un pinguino imperatore a una latitudine così settentrionale.
Per il momento, il team di un rifugio per animali selvatici australiano si prende cura di lui mentre fa il pieno: alla fine del viaggio gli mancavano circa 20 chili, la metà del suo peso corporeo. Allora, la cosa più probabile è che Gus non rivedrà mai più le coste ghiacciate dell’Antartide: rischierebbe di riportare con sé germi umani pericolosi per i suoi simili.
Di questo passo, i pinguini imperatori sono considerati a rischio di estinzione entro il 2100. Quindi, una proposta: nominiamo Gus ambasciatore del clima, e mandiamolo a Baku, alla COP29. Forse riuscirà a convincere meglio i nostri leader dell’urgenza di agire davvero contro il cambiamento climatico.
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