Dobbiamo smetterla di gridare continuamente all’estrema destra!

Dobbiamo smetterla di gridare continuamente all’estrema destra!
Dobbiamo smetterla di gridare continuamente all’estrema destra!
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Le elezioni europee del 9 giugno hanno confermato la disfatta, in tutta l’Unione europea, dei partiti che si potrebbero definire immigratisti.

In Francia, Emmanuel Macron si è sentito addirittura obbligato a indire elezioni legislative anticipate.

Anche gli ambientalisti stanno vivendo una disfatta che rasenta il collasso. Incarnavano il wokismo, l’islamo-sinistra, l’immigrazione e il declino economico.

Immigrazione

D’altro canto, i partiti conservatori o “nazionalisti” che si oppongono e che vogliono porre fine all’immigrazione di massa, al multiculturalismo e al wokismo stanno progredendo ovunque, anche se in modo diseguale a seconda dei paesi.

Sono certamente disuniti, ma canalizzano preoccupazioni comuni di fronte a una civiltà che sta sperimentando la sua sommersione demografica.

Non dobbiamo dimenticare che alcuni paesi, come i Paesi Bassi, hanno annunciato di voler rompere con gli standard europeisti e di diversità in questo settore.

Noto, tuttavia, che il sistema mediatico cerca di contenere questi partiti demonizzandoli. Li associa all’“estrema destra”, un modo come un altro per farne gli eredi del fascismo e del nazismo.

Questa etichetta, ripetuta ovunque, mai messa in discussione, è assurda. Serve solo a demonizzare coloro che si oppongono all’ideologia della diversità.

In Totalitarismo senza gulag, ho ricordato che questa etichetta ha soprattutto la funzione di nominare ciò che la sinistra odia. È un’etichetta usata dagli odiatori che non sanno di esserlo. Perché sì, c’è una sinistra odiosa, che paradossalmente crede di avere il monopolio dell’apertura, della tolleranza, della virtù.

Estrema destra?

Si tratta di mettere un’etichetta sporca su chi dubita del discorso ufficiale, in modo che tutti capiscano che se si avvicinano, o se condividono la loro osservazione, saranno demonizzati anche loro.

Dovremo imparare a raccontare ciò che ci accade in modo diverso, liberandoci da un vocabolario ideologicamente sovraccarico che ci impedisce di comprendere la realtà.

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