Recensione “Furiosa: A Mad Max Saga”: Furiosa e l’ira delle donne

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Questa storia delle origini del personaggio di Furiosa, qui interpretato da Anya Taylor-Joy, purtroppo non possiede il potere vendicativo dispiegato da Charlize Theron in Mad Max: La strada verso il caos nel 2015.

Tanto Mad Max: La strada verso il caos era una saturazione sensoriale (in particolare in formato AVX), altrettanto Furiosa: una saga di Mad Max vuole essere più contemplativo, persino filosofico, il che lascia l’appassionato di cinema in cerca di emozioni con il desiderio di saperne di più nonostante l’uso del formato IMAX.

Anya Taylor-Joy in una scena del film

Foto fornita da WARNER BROS. INTRATTENIMENTO INC.

Da qualche parte nella Zona Desolata, questo deserto inospitale attraversato da orde di motociclisti, vive una comunità a cui non manca nulla e i cui bambini nascono senza deformità. È durante una spedizione di raccolta che incontriamo la piccola Furiosa (Alyla Browne, magistrale). La sua temerarietà l’ha portata a essere rapita dalla banda di Dementus (Chris Hemsworth che ci ricorda di essere capace di uscire dai registri restrittivi della Marvel) nonostante gli sforzi di sua madre (Charlee Fraser) e Vulvalini (Elsa Pataky, sposa di Chris Hemsworth nella vita reale) per estrarlo.

La bambina si ritrova presto nella Cittadella di Immortan Joe (Lachy Hulme) dove riesce a spacciarsi per un maschio per sfuggire al destino di riprodursi femmine riservato alle donne. Da adulta, Furiosa (Anya Taylor-Joy) si allea con Praetorian Jack (Tom Burke), comandante delle forze militari della Cittadella.

George Miller rimane intrappolato nel suo stesso gioco

La prima metà di questo Furiosa: una saga di Mad Max alla durata artificialmente gonfiata di 148 minuti è grandioso. George Miller regala momenti mozzafiato di cui possiede il segreto, serviti dall’interpretazione della piccola Alyla Browne così come dalle scene di combattimento e dalle acrobazie di Charlee Fraser, il tutto amplificato dall’immenso schermo in formato IMAX.


Chris Hemsworth in “Furiosa: la saga di Mad Max”

Foto fornita da WARNER BROS. INTRATTENIMENTO INC.

All’arrivo nella Cittadella, tutto diventa più normale, se possiamo applicare questo termine all’universo da incubo post-apocalittico creato da George Miller 45 anni fa. Nonostante tutta la sua buona volontà, Anya Taylor-Joy fatica a convincere come una versione più giovane di Charlize Theron di cui non riesce a esprimere la rabbia. L’attrice, vista per un battito di ciglia nel Duna: seconda parte di Denis Villeneuve, ha il corpo e la postura di una ballerina (ha praticato danza classica fino all’età di 15 anni), non di una lottatrice. E i suoi occhi enormi purtroppo non esprimono molto, a differenza della giovanissima Alyla Browne il cui stoicismo suscita ammirazione.

Secondo lungometraggio di una nuova trilogia annunciata dallo stesso George Miller, Furiosa: una saga di Mad Max cade nella trappola di voler spiegare l’inspiegabile, di tentare goffamente di esplorare la formazione di un universo che non ha bisogno di spiegazioni, di scavare nel passato di un personaggio, certamente di notevole interesse, dimenticando ogni logica e coerenza. Miller fa Miller, Miller si ascolta e si guarda filmare. E’ tanto più infelice in quanto avremmo voluto aderire senza riserve a questa proposta che avrebbe potuto essere molto più incisiva.

Voto: 3 su 5

Il film uscirà il 24 maggio.

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