Cinema: regno animale e declino umano nel nuovo “Il pianeta delle scimmie”: Novità

Cinema: regno animale e declino umano nel nuovo “Il pianeta delle scimmie”: Novità
Cinema: regno animale e declino umano nel nuovo “Il pianeta delle scimmie”: Novità
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La teoria dell’evoluzione in territori sconosciuti: ne “Il pianeta delle scimmie: Il nuovo regno”, nelle sale mercoledì, gli esseri umani hanno perso la lingua e sulla Terra regnano primati dotati di ragione, con disegni più o meno pacifisti.

Lontano discendente del romanzo del francese Pierre Boulle pubblicato nel 1963, questa nuova parte della saga riporta l’uomo alla natura selvaggia e lo riduce al rango di spettatore indifeso degli sconvolgimenti del mondo.

In questo futuro indeterminato in cui la giungla ha coperto ciò che resta delle megalopoli, i primati hanno il controllo, la parola e il potere.

Alcuni, come Noa, una giovane scimpanzé schiacciata da un severo complesso di Edipo, vivono in armonia in mezzo alla natura, in costruzioni di legno che forniscono al film diretto da Wes Ball scene di suggestiva bellezza.

Altri hanno un gusto per la guerra. Guidati dal sanguinario gorilla Proximus Caesar, attaccano il clan di Noa per rintracciare una giovane donna (Freya Allan), una rara presenza umana nel film, che detiene le chiavi della supremazia militare pur essendo considerata appartenente a una specie inferiore.

Gli esseri umani “sono un po’ lenti con questa parte del corpo”, dice uno scimpanzé, indicando il suo cervello.

Dato per morto dopo l’attacco al suo villaggio, Noa intraprenderà un lungo viaggio per liberare il suo popolo, ridotto in schiavitù nei pressi di un enorme transatlantico arenato dove Proximus Caesar ha stabilito il suo quartier generale e i suoi sogni di grandezza.

Come negli ultimi episodi della serie, la tecnologia “motion capture” – sensori sul corpo e telecamera attaccata alla parte anteriore del cranio – consente agli attori di imprimere movimenti ed espressioni su scimpanzé, oranghi e altri gorilla, poi ricostruiti digitalmente.

Effetto visivo garantito, anche per gli attori. “Mi è venuta la pelle d’oca, le lacrime hanno iniziato a scorrere”, dice Kevin Durand per descrivere all’AFP la sua reazione quando ha scoperto il suo personaggio di Proximus César sullo schermo.

“Mi è sempre piaciuta l’idea di scomparire dietro i miei personaggi e questa è la prima volta che ho la sensazione di esserci riuscito al 100%”, aggiunge.

Potrebbe darsi, però, che questa tecnologia o intelligenza artificiale finisca per suonare la campana a morto per gli attori in carne ed ossa? L’attore canadese, 50 anni, non ci vuole credere ma spera di “rimanere utile abbastanza a lungo per poter diventare un attore molto vecchio”.

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