Documentario
Articolo riservato agli abbonati
Mathilde Capone, membro di un leggendario alloggio condiviso queer nel sud di Montreal, filma gli ultimi giorni di questo rifugio ai margini, sfrattato sotto la pressione della gentrificazione.
Genere e gentrificazione, per ogni evenienza, non confondersi. C’è la tribù queer radicale e la sua utopia di vita fuori dalla norma, e c’è la “nobiltà” che sta guadagnando terreno cacciando i primi dal quartiere. O la comunità che vive in alloggi condivisi in questo luogo dedicato, il mitico “Parthenais”, nel sud di Montreal, filmata da una di loro, Mathilde Capone, poco prima di essere sfrattata dagli agenti di cambio che puntano sulla tendenza di Airbnb a ristrutturare (vecchio) muri redditizi. Parthenais, mecca dell’attivismo LGBT+ da quindici anni (e avendo sostituito una comunità anarchica, ricorda con ironia uno degli inquilini), con feste techno memorabili, esperienze ai margini (e tutti lavorano per pagare l’affitto, altrove in città): ad esempio il trattamento al testosterone per la transizione di un giovane artista che osserva l’evoluzione del suo sesso, modellando mese dopo mese il suo clitoride appena schiuso in un pene. Capone, piccola macchina fotografica o smartphone in mano, filma gli ultimi giorni di questo triplex accogliente e amichevole, questo rifugio per i fragili, luogo disperato e covo di cultura metropolitana, prima della scomparsa – alcuni, per sostenere la battuta, usano la parola portmanteau: “rinovizione”. Si sta muovendo.
Sfratto raccoglie brevemente istantanee fluorescenti di feste, le cene, i commenti disinvolti, le considerazioni politiche, drink in mano, sotto una tenda rossa dove siede una grande ciotola di sangria dello stesso colore, di chi è passato