abbiamo visto “The Ghosts”, stalking e traumi sulle tracce dei criminali di guerra siriani

abbiamo visto “The Ghosts”, stalking e traumi sulle tracce dei criminali di guerra siriani
abbiamo visto “The Ghosts”, stalking e traumi sulle tracce dei criminali di guerra siriani
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Sezione parallela del Festival di Cannes, dedicata esclusivamente alle opere prime e seconde, la Settimana della Critica di Cannes vuole essere un trampolino di lancio per nuovi talenti. Lo scorso maggio, “Les Fantômes” era ancora più sotto i riflettori in quanto il film, presentato fuori concorso, era in prima serata. Una scelta…

Sezione parallela del Festival di Cannes, dedicata esclusivamente alle opere prime e seconde, la Settimana della Critica di Cannes vuole essere un trampolino di lancio per nuovi talenti. Lo scorso maggio, “Les Fantômes” era ancora più sotto i riflettori in quanto il film, presentato fuori concorso, era in prima serata. Una scelta proficua, per il suo debutto dietro la macchina da presa, Jonathan Millet mostra audacia e firma un thriller politico, forte nella sua capacità di evocare traumi e cinematograficamente compiuto.

Italiano:

Il regista segue Hamid, un rifugiato membro di un’organizzazione responsabile dell’individuazione dei criminali di guerra siriani. Piuttosto che filmare un’incessante caccia “in stile americano” e concentrarsi sull’azione, la proposta è più in un registro drammatico. Ha quindi cura di soffermarsi sulla psicologia del suo personaggio principale, interpretato dall’astro nascente Adam Bessa. L’attore, che aveva già brillato in “The Price of Passage” al fianco di Alice Isaaz, nella serie “Ourika” e persino nel blockbuster “Tyler Rake”, dove recitava al fianco di Chris Hemsworth, emana un forte carisma e gratifica gli spettatori di una partita piena dell’interiorità.

Lavoro sonoro esemplare

La sua interpretazione riflette i tormenti di questo giovane adulto, precedentemente sequestrato in Medio Oriente e che approda a Strasburgo durante le sue indagini. L’azione si svolge quindi principalmente nella capitale europea e più precisamente all’interno di una facoltà, dove crede di riconoscere uno dei suoi ex carnefici. Certamente Hamid era bendato quando è stato torturato, ma è convinto che la voce del suo connazionale sia identica a quella che risuona costantemente nella sua testa.

Questa sensazione offre al nuovo regista l’opportunità di concentrarsi sullo shock post-traumatico, introducendo la nozione di dubbio. Questo studente è davvero il suo nemico? Oppure Hamid vede il male ovunque? Un tema trattato con enorme rigore in una messa in scena che, pur non riuscendo a creare vera suspense nella parte spionistica, grazie al suo approccio minimalista – a volte si avverte la mancanza di budget – riesce a far emergere i famosi fantasmi, gli spettri di questo doloroso passato. La gestione off-camera e il lavoro sul sonoro sono esemplari. Le lunghe sessioni di ascolto effettuate da Hamid nel corso della sua indagine permettono allo spettatore di percepire l’orrore vissuto, senza mai mostrarlo sullo schermo. Privilegiando la suggestione e la sensorialità, Jonathan Millet dà una vera profondità al suo lavoro, oltre ad interessarsi alla difficoltà di riuscire a ricostruirsi e immaginare il futuro dopo aver vissuto il peggio. Un argomento poco trattato nel cinema, che fa dimenticare le poche possibilità di sceneggiatura e un finale inutilmente esplicativo, soprattutto quando i due uomini si trovano faccia a faccia per discutere il loro punto di vista sulla situazione nel loro paese.

« I fantasmi”, di Jonathan Millet. 1:46 Rilasciato il 3 luglio.

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