Da “ragazzo innamorato” a simbolo della resistenza palestinese, dal 7 ottobre la svolta artistica di Saint Levant

Da “ragazzo innamorato” a simbolo della resistenza palestinese, dal 7 ottobre la svolta artistica di Saint Levant
Da “ragazzo innamorato” a simbolo della resistenza palestinese, dal 7 ottobre la svolta artistica di Saint Levant
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Labbra al microfono, canottiera bianca, sguardo sicuro, mix di arabo, francese e inglese con testi accattivanti, Marwan Abdelhamid alias Saint Levant, si è fatto conoscere grazie ai suoi video sui social. Rappa, canta, racconta la storia del suo Paese e critica perfino la mascolinità tossica. Fin dall’inizio, il suo potenziale suggerisce un promettente auspicio. Il suo “fiammato” suona familiare, riecheggia il nome del padre della moda francese, Saint Laurent, e rimanda alla sua terra d’origine: la Palestina. ragazzo amante moderno e il suo aspetto, lontano dai codici virilisti, è diventato il suo marchio di fabbrica. La sua musica abbraccia le influenze di un patrimonio plurale, attinge tanto dall’hip-hop nordamericano quanto dalle melodie orientali e chaabi Musica algerina cosiddetta “popolare” di origine arabo-andalusa.

Da sex symbol impegnato a fervente attivista

L’artista, nato a Gerusalemme nel 2000 da madre franco-algerina e padre serbo-palestinese, è cresciuto a Gaza fino al 2007 prima di trasferirsi in Giordania a causa della guerra civile. A 17 anni si trasferisce in California per continuare gli studi e costruire una carriera. Nel novembre 2022 è uscito il singolo che ha segnato il suo decollo musicale, Pochissimi amiciracconta un idillio sensuale tra Francia, Marocco e Libano.

Saint Levant posa con i giovani di un villaggio dal sapore palestinese, in compagnia del giovane rapper MC Abdul, che canta con lui sulle musiche dell’album. Fonte: @saintlevant

Il 6 ottobre 2023, Saint Levant spegne le candeline del suo 23esimo anniversario. Il giorno dopo, la sua vita viene stravolta. Dal sogno di offrire un cornetto alla propria amata nella città dell’amore, si è passati al sogno di tornare nel paese dei suoi ricordi d’infanzia. Il suo account Instagram, seguito da 1,1 milioni di follower, non mostra più la musica che aveva stregato il suo pubblico. Lì compaiono solo immagini di Deira.

Deira è innanzitutto l’hotel costruito da suo padre nel 2000 sulla costa di Gaza. Molto frequentato da giornalisti stranieri, il locale è stato distrutto dall’esercito israeliano pochi mesi fa. È la memoria familiare degli Abdelhamidi che svanisce, e riaffiora quella dei quattro bambini palestinesi uccisi in questo luogo nel 2014. L’album è un tributo che incarna l’attaccamento alla terra e la convinzione di poter un giorno ritornare e ricostruire. È anche l’atto politico-artistico di un uomo che non sa più qual è il suo posto, ma che non ha mai perso di vista le proprie radici.

Sempre, con la Palestina come bussola

Dal sogno infantile di diventare presidente della Palestina alla carriera di artista, l’intero percorso di Saint Levant lavora per il suo paese d’origine. Laureatosi nel 2022 in scienze politiche presso l’Università di Santa Barbara in California, Marwan dimostra la sua capacità di esprimere se stesso e la sua padronanza delle materie trattate.

Saint Levant sta gradualmente erigendo il solido pilastro di una gioventù che lotta per la propria dignità. Le sue iniziative hanno permesso di rafforzare la rete dei membri della diaspora con gli imprenditori di Gaza. Una settimana prima dell’uscita del suo album, ha lanciato la borsa di studio della Fondazione 2048, il cui nome si riferisce al centenario della Nakba in Palestina. Il progetto finanzierà fino a 5.000 dollari per progetti di artisti di cultura palestinese.

“Il mio corpo a Parigi, il mio cuore a Gaza”

Da diverse settimane Saint Levant realizza interviste e concerti tra Parigi e New York. La sua apparizione lo scorso aprile al festival californiano di Coachella non è passata inosservata. Come al solito, non ha attenuato le sue convinzioni politiche; è indossare la kefiah e ballare dabbene, sulle immagini sorprendenti di Gaza, di aver ripreso questa scena che non è molto favorevole all’espressione di soggetti divisivi. Prima di salire sul palco, l’artista spiega sui social network di aver avuto un litigio con un membro dello staff a causa della bandiera palestinese che stava esponendo.

Saint Levant con la fidanzata Naika sul palco del festival Coachella, sabato scorso 13 aprile. Fonte: @coachella tramite Instagram dell’artista

Non è la prima volta che Saint Levant si dimostra sovversivo: durante il suo discorso per il premio “Uomo dell’anno” 2023 assegnato da GQ Francia, decreta: “Mi è stato detto di non parlare di Palestina se avessi vinto questo premio. Ma in primo luogo, non sono censurato e, in secondo luogo, non posso rimanere in silenzio, mentre più di 8.000 bambini palestinesi sono stati massacrati dall’occupazione israeliana. »

La mattina del 25 maggio, Saint Levant ha annunciato l’uscita del suo nuovo album per il 9 giugno. La sera stessa è stato protagonista di una serata dedicata alla Palestina tenutasi presso l’Istituto del Mondo Arabo, nel 5° arrondissement di Parigi. Due giorni dopo, il quotidiano francese Pubblicazione pubblica il suo ritratto. Nelle ore successive, numerosi articoli documentarono un attacco israeliano che provocò più di 45 morti e 249 feriti in un campo profughi a Rafah. Tra la violenza dell’occupazione israeliana e l’ascesa del cantante si svolge un terribile gioco di specchi. Urla Palestina, ogni giorno, finché la sordità non crolla di fronte all’orrore.

L’incarnazione della gioventù araba occidentalizzata

Ciò che è innegabile è che in Europa Saint Levant non ha concorrenza. Prende un posto che fino ad allora era rimasto vacante. L’investimento nelle scene musicali occidentali e nei suoi codici musicali, pur rimanendo fedele alla cultura araba, ha permesso all’artista di lasciare una forte impressione. Da una prospettiva geopolitica, la saturazione dell’industria musicale occidentale ha creato una tensione nel mondo arabo, e la tensione attorno alla questione palestinese ha reso difficile per gli artisti avere un impatto in questo spazio pubblico ultradiviso.

In questo eccesso, Saint Levant seppe dare una direzione artistica e politica ai figli delle diaspore arabe; per la chiarezza del suo impegno e la molteplicità delle sue radici culturali. Questo trampolino di lancio gli ha permesso di focalizzare l’attenzione sul popolo palestinese e di incoraggiare il suo pubblico a sostenere Gaza dall’estero. Non si tratta solo di una concordanza di fattori favorevoli: al di là del suo talento e del suo indubbio fascino, Marwan ha saputo reinventarsi e approfondire la sua identità artistica durante i molti mesi di guerra che hanno reso Gaza un campo di rovine. E questo, senza mai cadere nell’odio verso il prossimo.

Foto di copertina dell’album “Deira” che mostra la facciata del Deira Hotel, costruito dal padre di Saint Levant nel 2000 e recentemente distrutto dai bombardamenti israeliani. Fonte: @saintlevant

Se possiamo ovviamente dargli un lato sognante, Saint Levant è stata colpita dalla guerra, e da vicino. Lungi dall’essere disconnesso da Gaza, è infatti figlio dei suoi genitori e dei loro genitori prima di loro. La sua capacità di tradurre questo messaggio in diverse lingue e la sua incrollabile convinzione del ritorno lo collocano direttamente nella tradizione di trasmissione specifica dei palestinesi. Deira promette di essere il primo progetto di una nuova fase della sua carriera. Saint Levant si è recentemente affermato, su tutto il panorama dei social network.

Labbra al microfono, canottiera bianca, sguardo sicuro, mix di arabo, francese e inglese con testi accattivanti, Marwan Abdelhamid alias Saint Levant, si è fatto conoscere per la prima volta attraverso i suoi video sui social network. Rappa, canta, racconta la storia del suo paese e critica persino la mascolinità tossica. Fin dall’inizio, il suo potenziale suggerisce un auspicio promettente. Suo…

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