l’essenziale
Il rapper Gringe, vero nome Guillaume Tranchant, sarà sul palco del Bikini questo venerdì sera. L’opportunità di condividere con il suo pubblico il suo album “Hypersensible”, uscito all’inizio di novembre.
La Dépêche du Midi: L’album si chiama “Hypersensible”, è la tua sensibilità che volevi condividere?
Gringia. Sì, ma non sono l’unico. I tempi sono bui, soprattutto nei rapporti umani, siamo tutti messi alla prova. Avevo bisogno di unirmi attorno a questo, per spiegare che non è una debolezza sentirsi permeabili alle energie, comprese quelle cattive, ma possiamo trasformarlo in una forza. Alla fine dell’album parlo di ipersensibilità come di un “iperpotere”.
Ti presenti ancora come “un marginale che porta il mondo nella direzione opposta”, nel titolo “Confessioni di un ipersensibile”.
Mi sono sempre sentito fuori passo rispetto ai miei coetanei. Non sono mai stato nel posto giusto, non ho mai saputo cosa volevo fare. Stavo andando a lezione per andare a lezione. Ero annoiato, mi sentivo stretto. Immaginavo il mondo del lavoro come un crepacuore che mi avrebbe privato delle mie libertà. Faccio progetti artistici perché ripara qualcosa in me. Non seguo le regole del rap per essere famoso o mainstream. Ma ho questo desiderio di condividere: i concerti sono importantissimi per questo, sono la ricompensa, ma anche il momento della verità. Quando salgo sul palco e sento le energie del pubblico, questo è ciò che mi riporta nel mondo.
Condividi anche le tue convinzioni politiche. Perché è importante?
Sono invecchiato quindi non mi vedevo più fare un album puramente introspettivo, ma solo con i miei problemi, le mie ansie. Volevo passare dal micro al macro, ingrandendo me stesso per rimpicciolire l’esterno. In “Du Plomb” denuncio la violenza della polizia e in “Effet de Surplomb” metto in dubbio la nostra umanità.
Questo album è stato pubblicato sei anni dopo “Enfant lune”. Nel frattempo è uscito il libro “Insieme abbaiamo in silenzio”. Ti è stato utile per scrivere?
Mi ha insegnato a sintetizzare meglio i miei pensieri, ad essere più preciso. Prima pensavo di essere limitato dal formato delle canzoni, che fosse complicato spingere un pensiero, svilupparlo in poco tempo. Ma in effetti mi sbagliavo: quando le parole sono scelte con saggezza, non c’è bisogno di tanto spazio. Lì ho espresso le mie idee in quindici titoli. Per un anno e mezzo ho avuto molti testi in riserva, ho esitato a fare un secondo libro. Ma ho incontrato Tigri, che ha prodotto l’album, e lui mi ha fatto venire voglia di trasformare questi testi in canzoni.
Hai investito anche nel cinema. Altri progetti in arrivo?
Ho suonato nel film “Les Cadeaux” che uscirà a Natale, una serie di gennaio su France 2. Per il resto vedremo, andrò in tournée, cercherò di portare l’album il più lontano possibile, e magari fare una ristampa. Ci sarà sempre un po’ di cinema, di musica, di letteratura. Sto lavorando a un altro progetto di libro, meno autobiografico, più romantico. Vorrei che potesse essere adattato per il cinema.