il testo che abroga La insoumise si trasforma in una trappola per il Partito socialista

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I deputati “ribelli” applaudono il presidente della commissione finanze, Eric Coquerel (La insoumise), all’Assemblea nazionale, il 21 ottobre 2024. JULIEN MUGUET PER “IL MONDO”

A braccetto, in strada nel 2023 per opporsi alla riforma pensionistica di Emmanuel Macron, socialisti e “ribelli” stanno per scontrarsi su un testo che dovrebbe consentirne l'abrogazione. Al centro della controversia, il disegno di legge La France Insoumise (LFI), che sarà discusso in commissione il 20 novembre, e nell'emiciclo, nella sua nicchia parlamentare, il 28 novembre.

Il testo prevede di eliminare la misura legale dell'età pensionabile a 64 anni. Ma propone anche di tornare sull'allungamento della durata dei contributi a 43 anni. Tuttavia, questa misura è stata introdotta dall’ex ministro socialista Marisol Touraine, sotto il mandato di François Hollande. La sua rimozione è quindi tutt’altro che scontata per i deputati del Partito socialista (PS).

Già in contrasto con la LFI, il deputato socialista dell'Essonne Jérôme Guedj non perde la pazienza e accusa il movimento di Jean-Luc Mélenchon di “provocare una crisi su argomenti che potrebbero unire le persone”. “Con loro è sempre uguale, bisogna sottomettersi o dimettersi”si arrabbia con l'eletto della regione Ile-de-France, che non vede “come i socialisti possono votare per un testo con il quale non sono d’accordo”.

Risposta al testo della RN

Preoccupato soprattutto, François Hollande ha fatto sapere, attraverso il suo entourage, che non voterà “quello che ci permetterà di ritornare alla riforma della Touraine”. Attaccato al suo primato dal deputato (Radio Nazionale, RN) del Loiret Thomas Ménage, l'ex Presidente della Repubblica lo aveva già detto nell'Emiciclo il 29 ottobre: “La legge [Touraine] ha consentito, è vero, di prolungare il periodo contributivo, ma ha mantenuto l’età pensionabile a 62 anni. E se la legge approvata con 49.3 sarà abrogata, sarà la legge Touraine ad applicarsi. »

Inizialmente i “ribelli” volevano attenersi alla pura e semplice abolizione della misurazione dell’età. Hanno deciso di andare oltre dopo aver scoperto che anche il RN aveva proposto, nel testo presentato in sua nicchia il 31 ottobre, di ritornare a 42 rendite. “Ci siamo mossi, perché abbiamo notato che c’è una maggioranza nell’Assemblea nazionale per votare a favore di questa riforma, che andava nella giusta direzione dal punto di vista del nostro programma”giustifica il relatore del testo, il “ribelle” eletto del Nord Ugo Bernalicis, il quale ricorda che la LFI è sempre stata favorevole al pensionamento a 60 anni, dopo 40 anni di contributi.

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