Conversazioni con Pasolini

Conversazioni con Pasolini
Conversazioni con Pasolini
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Dal 1961 al 1975, Gideon Bachmann, giornalista e regista americano, intrattenne conversazioni amichevoli con Pier Paolo Pasolini, conversazioni che registrò. Sebbene alcuni estratti di queste conversazioni siano stati pubblicati sulla stampa, sono rimasti inediti fino al 2015. Eccoli oggi tradotti in francese, sono affascinanti da leggere. Naturalmente si parla molto di cinema ma anche di politica e di filosofia politica. “Quando parlo del rapporto tra artista e società, devo pensare ai rapporti politici tra artista e società e non ai rapporti moralistici tra artista e società.” Questa frase è importante per comprendere il cinema e la poesia di Pasolini. Illustra anche la grande differenza tra gli anni Sessanta e Settanta e l’epoca attuale: oggi il moralismo ha prevalso sulla politica. Ma se Pasolini si dichiara marxista, non è affatto un attivista, per questo non abbastanza disciplinato, troppo sensibile: “L’artista non trasforma la realtà sociale nel senso organizzativo del termine, la trasforma in modo intimo. ” E poi, legato al mondo dei proletari e dei sottoproletari, è sempre stato molto critico nei confronti della borghesia, stato d’animo che gli ha dato grande lucidità nell’analisi: “La falsa rivoluzione del 1968, presentata come marxista ma che era in realtà solo una forma di violenta autocritica della borghesia. La borghesia usava i giovani per distruggere i miti che la infastidivano”. In queste interviste Pasolini parla ovviamente del suo ultimo, controverso film, Salò ovvero le 120 giornate di Sodoma. Parla anche del prossimo film che avrebbe voluto dirigere, Porno-Teo Kolossal: “A Napoli un Re Magi vede una cometa e decide di seguirla. Questa cometa è il simbolo di un’ideologia, un’ideologia come tante, in parte vera e in parte falsa. Il fatto è che seguendo questa ideologia che è nel cielo, e che quindi è del tutto teorica, astratta, i Magi sperimentano la realtà. (…) È quindi un film che tratta del rapporto tra ideologia e realtà”. Questi commenti risalgono all’aprile 1975, nel novembre dello stesso anno il cineasta fu assassinato sulla spiaggia di Ostia.

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