Quando nel gennaio 2012 TRACÉS ha pubblicato l’articolo di Beatriz Colomina su Le Corbusier e il suo rapporto ossessivo con la villa di Eileen Grey a Cap Martin, ha avuto l’effetto di un attacco all’ordine costituito. Lettere indignate furono inviate alla redazione e i ferventi difensori dell’architetto reclamarono diritto di replica. Nel suo saggio afferma che Le Corbusier ha fatto molto di più che decorare la casa di Eileen Gray dipingendovi affreschi giganteschi e colorati, contro la sua volontà. Rivestindo le pareti della villa, espone motivi delle sue peregrinazioni nei bordelli di Algeri. Il suo crimine artistico avrebbe avuto una componente sessuale. Le Corbusier avrebbe dipinto questa casa come se si segnasse un territorio, per appropriarsi di ciò che considerava suo: i principi costitutivi del modernismo di cui la casa testimonia (pianta libera, terrazza sul tetto, finestre lunghe, facciate libere).
Sono passati dodici anni e il mondo è cambiato molto. Il principio di una riscrittura al femminile della storia dell’arte e dell’architettura non oltraggia più l’Accademia. Dare alle donne un posto nelle narrazioni più importanti è diventato un progetto della massima importanza, contro il quale solo una manciata di agitatori di estrema destra osano ancora protestare. Nel caso di Eileen Gray, una delle prime architette e designer moderne, nessuno oggi mette in dubbio la legittimità degli sforzi volti a riportarla al posto che le spetta.
Rianimare attraverso il racconto
E.1027, Eileen Gray e la casa al mare di Beatrice Minger e Christoph Schaub riflette questa esigenza di collocare l’architetto irlandese al centro della storia che circonda la sua casa. Si tratta di raccontare, senza eccessi né rancori, come Le Corbusier ne abbia fatto un’ossessione, al punto da costruirsi una cabina proprio accanto ad essa, e soprattutto da lasciare lì il suo ultimo respiro, da quando è annegato sulla spiaggia antistante Esso. Si tratta, in definitiva, di riparare un’ingiustizia: i posteri gli hanno attribuito non solo gli affreschi ma, per amalgama, la casa stessa.
Oggi nessuno contraddice la necessità di riparare l’ingiustizia fatta a Gray, e nemmeno la fondazione che vigila sulla reputazione del più grande architetto degli anni 20e secolo come nel diritto successorio. Al di là delle polemiche, il Film ha soprattutto la capacità di rianimare questa casa, non solo nel conflitto che l’ha ferita, ma anche nello slancio che le ha dato vita. La complicità, breve come un flirt e costante come un’amicizia, tra i due architetti che l’hanno progettata: Eileen Gray e Jean Badovici.
Gravami
Leggi l’articolo di Beatriz Colomina: « E.1027, Una casa di cattiva fama, una storia di ossessione »
Leggi anche la recensione del fumetto “Eileen Gray, una casa sotto il sole” pubblicata nel 2020: Eileen Gray nei fumetti, Eileen Gray, Una casa sotto il sole (2020)
Proiezione – giovedì 27/02/2025, 18:30
Cinematografo, LosannaSchermi urbani 2025
E.1027, Eileen Gray e la casa al mare
A seguire incontro con il regista Beatrice Minger
E.1027 – Eileen Gray e la casa al mare
Un film di Beatrice Minger, Christoph Schaub, Documentario (CH, F, 2024, 90′), con Charles Morillon, Axel Mustache, Natalie Radmall-Quirke, Vera Flück. Distribution Film Coopi, Zurich.
Sinossi
Si è costruita una casa. Purtroppo si è rivelato un capolavoro.
Nel 1929, la designer e architetto irlandese Eileen Gray costruì un rifugio sulla Costa Azzurra. La sua prima casa fu un capolavoro, discreto e all’avanguardia, a cui diede il nome E.1027, un’enigmatica combinazione delle sue iniziali e di quelle di Jean Badovici, con il quale la costruì. Le Corbusier scopre la casa, ne rimane incuriosito, quasi ossessionato. Ha poi ricoperto le pareti con murales e ne ha pubblicato le fotografie. Gray definisce questi murales vandalismo e ne chiede la rimozione. Ignorando i suoi desideri, Le Corbusier costruì il suo famoso Cabanon direttamente dietro l’E.1027, che ancora oggi domina la storia del luogo.
“E.1027” è un viaggio cinematografico nella mente di Eileen Gray. Questa docufiction estetica ripercorre la storia di una delle designer più influenti del mondo e della casa incredibilmente bella da lei costruita. Un film sul potere dell’espressione femminile e sul desiderio degli uomini di controllarla.