Centre Pompidou: una petizione chiede di non chiudere il museo

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La saga legata al futuro opere del Centre Pompidou continua. Dopo lo sciopero del personale, che quest’autunno ha bloccato a intermittenza il museo per tre mesi, tocca a personalità del mondo della cultura intervenire di fronte a questa situazione progetto ormai imminente – con il trasloco che dovrebbe iniziare in ottobre, subito dopo i Giochi Olimpici e Paralimpici…

Lo scorso fine settimana, 20 artisti, politici e personalità del mondo della cultura hanno lanciato una petizione (inserita nel supplemento Le Figaro e te dall’edizione di Figaro di sabato 15 giugno) chiamando il presidente Emmanuel Macron e il ministro della Cultura Rachida Dati di non chiudere completamente Beaubourg per cinque anni. Si prevede infatti che questo centro culturale parigino chiuderà i battenti dal 2025 al 2030, a causa di un importante progetto di rimozione e ristrutturazione dell’amianto… Privando così turisti e residenti di uno dei musei d’arte moderna e contemporanea più importanti del mondo. mondo per mezzo decennio.

Una chiusura dalle “conseguenze disastrose”

“Noi, professionisti dell’arte e della cultura, preoccupati per il posto della Francia nel mondo, vorremmo esprimere la nostra profonda preoccupazione e la nostra incomprensione. »

“Si tratta di un grave attacco alla vita culturale del nostro Paese. È addirittura una colpa grave”, sono indignati i firmatari che vi figurano tra gli altri l’artista Daniel Burenil gallerista Daniel Templon, l’ex presidente del Centre Pompidou Alain Seban, il collezionista e uomo d’affari Jean Claude Gandur, critici d’arte Catherine Millet e Nicolas Bourriaudl’ex ministro della Cultura Jacques Toubon, l’ex primo ministro Manuel Valls, o anche l’attrice Julie Gayetmoglie dell’ex capo di Stato François Hollande.

Il Centro Pompidou e la sua piazza

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©François Roux/Shutterstock

“Noi, professionisti dell’arte e della cultura, preoccupati per la posizione della Francia nel mondo, vorremmo esprimere la nostra profonda preoccupazione e la nostra incomprensione”, loro scrivono. Secondo loro, la chiusura del Beaubourg, pur “lasciando campo libero al settore privato” a scapito del “servizio pubblico”, avrà “ conseguenze disastrose a livello culturale ed educativo ma anche nel centro vivo della capitale.”

Benché “necessario”, il lavoro “può e deve”, secondo loro, “essere attuato in modo frammentato, senza chiudere completamente l’intero sito.” “ Le soluzioni esistono : allontanare dall’edificio principale tutto ciò che non è aperto al pubblico; spostare le collezioni su e giù per i piani man mano che il lavoro procede […] », chiedono, lasciando un indirizzo email ([email protected]) destinato a raccogliere future firme.

La petizione di residenti e commercianti

Questa petizione fa seguito ad un articolo pubblicato il 14 maggio in Il mondodove il gallerista Daniel Templon già denunciava “un difetto” e “uno spreco incredibile”. “Dopo il Louvre e Versailles, è il Centre Pompidou che gli stranieri prendono di mira in via prioritaria”, ha ricordato il mercante d’arte, che ha aggiunto che “il sito non contiene amianto friabile”, il che consentirebbe di “continuare ad accogliere visitatori e personale in sicurezza” durante il lavoro.

Il Centro Pompidou Francilien – Fabbrica d’Arte / Museo Nazionale Picasso-Parigiapertura prevista per l’estate 2026

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Progetto digitale 3D • © PCA STREAM

Nel 2021, una petizione di residenti, commercianti e funzionari eletti locali era già stato lanciato su Change.org contro questa chiusura, poiché i suoi firmatari temevano che questa situazione avrebbe portato a numerose dichiarazioni di fallimento da parte di imprese già indebolite dalla crisi sanitaria. Il proprietario di un birrificio locale ha quindi dichiarato di farlo parigino avendo perso il 40% del fatturato nel corso degli anni precedente chiusura del Beaubourg per lavori tra il 1997 e il 2000 – anche se quest’ultima era stata realizzata a rate per evitare una chiusura totale…

Opere presentate nelle gallerie vicine?

Ad un costo faraonico di 260 milioni di euro finanziati dallo Statoquesto progetto, se proseguirà come previsto, porterà prima alla chiusura delle sale di spettacolo del Centre Pompidou all’inizio del 2025, poi a quella del museo e della biblioteca a partire da marzo e, infine, alla chiusura spazi espositivi nell’estate 2025per un periodo di cinque anni.

“Ci deve essere lavoro. Il lavoro è estremamente importante”, ha risposto questo lunedì 17 giugno a Sud Radio Ministro della Cultura Rachida Dati. Afferma però di aver “incontrato l’associazione dei commercianti ma anche dei galleristi che circondano il Centro”, e di aver già pianificato (una decisione risalente, dice, a prima dell’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Emmanuel Macron). un “programma” che permette di realizzare opere abitualmente esposte al Beaubourg presentato “nelle gallerie vicine” – e questo in aggiunta ad altre mostre già annunciate, in particolare al Grand Palais o al futuro centro di conservazione e creazione che dovrebbe aprire nel 2026 a Massy. Non sono sicuro che i firmatari siano soddisfatti di questa risposta…

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