i suoi video investono nel gioco del Palm

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Chi immaginerebbe che una fila di aspirapolvere branditi da uomini su una spiaggia possa aspirare l’aria prodotta da una fila di soffietti tradizionali azionati da altri uomini sul tetto di una casa in Marocco?

Questo scenario davvero bizzarro, che mette in luce la vanità del flusso di merci e di esseri umani nel mondo, è quello della recente installazione di Bertille Bak, “Abus de souffle”, un video su due schermi al Jeu de Paume. Non si tratta della nuova ondata, tutt’al più delle onde del Mediterraneo.

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Bertille Bak

©DR

Questo artista, nato nel 1983 ad Arras da una famiglia di minatori di origine polacca, lavora con il video da circa vent’anni. Si fa conoscere grazie alle numerose mostre a cui partecipa, al Centre Pompidou, al Museo d’Arte Moderna di Parigi e al Louvre-Lens. Le sue opere interrogano il tema del lavoro in fabbrica, nei campi o nelle officine. E spesso sono il risultato di fai da te e di collaborazioni con aziende locali, di deviazioni dalle tradizioni reinventate in una piroetta. I lustrascarpe in Bolivia compongono una strana coreografia, i barattoli di latta fanno da trampoli e assistiamo a un balletto di zerbini in un paese dove i conflitti armati sono sempre presenti nella mente delle persone (“La Brigada”).

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“La Torre di Babele” (video, 22 min), 2014.

©DR

L’equipaggio e i passeggeri di una nave da crociera diventano attori, in mondi separati, di un’opera flemmaticamente lenta (“La Torre di Babele”). Donne in tenuta grigia da carcerate si allenano – come se frequentassero una lezione di tai chi – per attraversare clandestinamente i confini su aerei e treni (“Figure imposte”).

Il resto dopo questo annuncio

In un trittico video vengono affettuosamente derisi diversi folklore sui turisti: un abitante di un villaggio in Marocco riprende animali davanti alla telecamera, che chiaramente non vogliono venire a mettersi in posa; gli agricoltori tailandesi scavano a ritmo sincronizzato; un pastore della Camargue fa fare a un cane dei movimenti, come in un circo, contro la sua volontà… (“Fabbrica dello spettacolo”).

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“Figure imposte” (video, 16 min), 2015.

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La forza di queste immagini risiede nel loro carattere pittorico, ma anche nella loro ambivalenza, tra racconto documentario e coreografia immaginaria dall’umorismo insolito. Senza cadere nella denuncia moralizzante, Bertille Bak riesce ad affrontare temi violenti, come il lavoro minorile: mostra, ad esempio, i ragazzi di strada come formiche, nei passaggi montuosi di cinque paesi diversi, senza sapere se sono impegnati a sfruttare le miniere o se partecipano ad una monumentale caccia al tesoro, in costume di carnevale (“Minatore”). In queste immagini la risata non è mai lontana dalla malinconia.

type="image/webp"> type="image/webp"> type="image/webp"> type="image/webp">Fino al 12 maggio al Jeu de Paume, Parigi I.>>>>

Fino al 12 maggio al Jeu de Paume, Parigi I.

©DR

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