Nel bel mezzo della campagna legislativa, la Commissione europea sottolinea i deficit eccessivi della Francia

Nel bel mezzo della campagna legislativa, la Commissione europea sottolinea i deficit eccessivi della Francia
Nel bel mezzo della campagna legislativa, la Commissione europea sottolinea i deficit eccessivi della Francia
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Certo, c’era da aspettarselo, la data era fissata da tempo. Ma aprendo la strada, mercoledì 19 giugno, ad una procedura per disavanzo eccessivo contro la Francia, la Commissione europea interferisce, suo malgrado, nelle campagne francesi, a meno di due settimane dal primo turno delle elezioni legislative anticipate.

Mentre il periodo preelettorale vede fiorire in tutti gli schieramenti promesse di nuove spese, la sua decisione non mancherà di rilanciare il dibattito sui criteri di Maastricht. “Questo non significa un “ritorno alla normalità”, perché non viviamo tempi normali, e certamente non un “ritorno all’austerità”, perché sarebbe un terribile errore”afferma il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.

Anche Belgio, Italia, Ungheria, Malta, Slovacchia e Spagna sono stati segnalati per la deriva delle loro finanze pubbliche, ma la Francia è, ovviamente, uno degli Stati membri i cui conti sono più degradati. Per Emmanuel Macron, che quando arrivò all’Eliseo nel 2017 prendeva sul serio il bilancio, uno dei suoi marchi di fabbrica è il rinnegamento. Nel giugno 2018, il presidente ha ottenuto un’importante vittoria politica in questo settore, poiché la Francia è uscita da nove anni di procedura per disavanzo eccessivo.

Nessun rispetto dei criteri

Sei anni dopo, è finita. Per proteggere imprese e famiglie dalla crisi dovuta al Covid-19, nel 2020, poi dall’esplosione dei prezzi dell’energia, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio 2022, Parigi ha spalancato le porte della spesa. Allo stesso tempo, i Ventisette hanno sospeso e riformato il patto di stabilità e crescita, tornato in vigore quest’anno.

Non sono venuti meno i criteri in nome del quale il deficit pubblico non deve superare il 3% del prodotto interno lordo (PIL) mentre il debito deve restare contenuto al di sotto del 60% della ricchezza nazionale. Ma sono state introdotte delle flessibilità che permettono di tenere meglio conto della situazione dei Paesi fuori confine. Se attuano riforme e investimenti in grado di rilanciare la crescita, ora possono avere più tempo per adeguarsi: sette anni invece di quattro.

I negoziati tra i Ventisette su questi aggiustamenti furono difficili e la portata di questa riforma era ridotta e di difficile lettura. La Germania, che ha trovato questi allentamenti troppo permissivi, ha fatto sì che i paesi sottoposti alla procedura per disavanzo eccessivo fossero costretti a ridurre il loro deficit di 0,5 punti di PIL all’anno. Parigi è riuscita appena a guadagnare tempo, dato che fino al 2027, anno delle prossime elezioni presidenziali in Francia, questo obbligo sarà ridotto.

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