Il protezionismo non protegge (soprattutto il potere d’acquisto)

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Il protezionismo non protegge (soprattutto il potere d’acquisto)
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Nicolas Jutzet

vicedirettore dell’Istituto Liberale

Pubblicato il 26 maggio 2024 alle 21:27 / Modificato il 26 maggio 2024 alle 21:28

Ogni lunedì, il saggista Nicolas Jutzet offre una rubrica per comprendere meglio perché amiamo la libertà e come può aiutarci a rispondere alle sfide contemporanee. sottoscrivialla newsletter

Ogni essere umano è appassionato di cose che gli altri potrebbero trovare banali. Il mio ultimo episodio di questo tipo risale al 14 maggio, il giorno in cui il presidente americano Joe Biden ha annunciato un forte aumento delle tasse doganali su alcuni prodotti importati dalla Cina. In particolare sulle auto elettriche, la cui tassazione aumenterà dal 25 al 100%.

Per comprendere meglio le motivazioni americane sono andato alla fonte, al verbale della conferenza stampa di Biden. Immagina che il suo contenuto sia semplicemente affascinante. Degno dei migliori pezzi di Molière. Scopriamo un presidente dallo spirito giocoso, ma anche dalle profonde contraddizioni. L’aumento delle tasse è giustificato dalla concorrenza “sleale” della Cina, accusata di sovvenzionare le sue industrie. Seguito da un’invettiva sui vantaggi di sussidi equivalenti… negli Stati Uniti. Ma anche dell’importanza di produrre più acciaio americano, dopo aver denunciato l’eccesso di capacità produttiva della Cina su questo stesso mercato. Infine, il clou dello show: Biden attacca Donald Trump, che accusa di voler imporre dazi doganali su tutte le importazioni se dovesse essere eletto. Dopo aver difeso le sue, Biden si oppone alle tasse doganali del suo avversario, perché “costerebbero alle famiglie 1.500 dollari ogni anno”. Al termine di questa lettura, rimane una convinzione: la differenza tra il sussidio (e la tassa) buono e quello cattivo è altrettanto evidente di quella tra il buono e il cattivo cacciatore nello schizzo di Les Inconnus.

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