Nel 1972, il direttore di Dom Juan poiché l’ORTF ha trasmesso sul secondo canale la sua versione del grande romanzo di Victor Hugo. Madelen vi invita a scoprire quest’opera in cui abbiamo ritrovato Georges Géret nel ruolo di Jean Valjean.
Presentato in 47 paesi per quattro decenni, il musical I Miserabili attualmente trionfa a Parigi, allo Châtelet. Un ritorno in una nuova versione firmata Alain Boublil, Claude Michel Schönberg e Ladislas Chollat, che non deve farci dimenticare che il primo a correre il rischio di mettere in scena il romanzo di Victor Hugo fu Robert Hossein, nel 1980, al Palais Sports.
Marcel Bluwal lo aveva preceduto qualche anno prima, in televisione. Ha adattato e diretto una miniserie in due parti da 117 minuti, trasmessa il 21 e 28 settembre 1972 sul secondo canale. Jean Valjean venne interpretato da Georges Géret, Bernard Fresson e Alain Mottet si misero rispettivamente nei panni di Javert e Thénardier, mentre il ruolo di Cosette permise a Nicole Jamet di raggiungere la notorietà. INA – Madelen vi invita a scoprire o riscoprire un estratto dell’adattamento di un classico considerato nella storia della televisione, come simbolo del progresso tecnologico. Il dramma è infatti il primo ad essere stato girato a colori e in 16 millimetri, cioè con un’attrezzatura più leggera che permette al regista di risparmiare tempo e all’ORTF di spendere meno denaro .
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Pioniere del piccolo schermo, dove ha esordito nel 1952, Marcel Bluwal, scomparso nel 2021, ha realizzato un sogno: dirigere un romanzo che divorava all’età di 13 anni e poi riletto così tanto da saperlo tutto a memoria di alcuni capitoli. Ansioso di rimanere il più fedele possibile alla storia, ha mantenuto il più possibile i dialoghi originali, che non si prestano, in teoria, alla finzione per immagini. Convinto che non si trattasse di tradire il ritmo del romanzo, non esitò a eliminare, con rammarico, numerosi personaggi che avrebbero potuto rallentare l’azione. Considerando che era fondamentale anche mostrare alla sua generazione l’impatto dell’opera sul pubblico, nel 1862, quando il romanzo fu pubblicato, non mancò di insistere, attraverso diverse scene, sul contesto sociale e politico dell’epoca. Si è infine preoccupato di restaurare quello che, ai suoi occhi, rappresenta il messaggio che Victor Hugo ha voluto trasmettere in queste 1500 pagine. Durante un’intervista rilasciata allo spettacolo Microfoni e telecamerepochi giorni prima della messa in onda, dichiarò «Hugo è uno dei primi e forse il più grande autore a capire, 50 anni prima di Freud, che l’amore che un padre prova per sua figlia è importante quanto l’amore che può dare a una donna».
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Per accompagnare le immagini ha scelto esclusivamente, senza la minima esitazione, importanti estratti dal Requiem di Verdi. Ha anche spiegato: “come Hugo, questo compositore era un uomo che credeva in Dio, anche se non era cattolico praticante. Il lirismo della sua musica e la redenzione di Jean Valjean mi sembravano combaciare perfettamente”.
Alcuni si stupirono che non avesse approfittato dell’occasione per trasformare il romanzo in una serie della durata di diverse decine di ore. Il progetto fu preso in considerazione, ma lui lo rifiutò, ritenendo che avrebbe spezzato la dinamica e l’emozione palpabile di un’avventura la cui parte più complessa si rivelò essere la ricostituzione in studio di case a quattro piani e di strade lunghe 100 metri. Sullo schermo lo spettatore doveva avere la sensazione che l’azione si svolgesse realmente all’aperto. “Non si trattava di disturbare il sonno notturno dei parigini sparando con i cannoni nel cuore della notte” Bluwal ha poi concluso spiegando questa scelta. Il che, una volta trasmesso, non ha impedito ai suoi due film di fare scalpore.