Ogni riduzione di 10 dollari a tonnellata riduce le spese belliche della Russia di 200 miliardi di dollari.
I ministri degli Esteri di sei paesi nordici e baltici hanno inviato una lettera alla Commissione europea e al G7, proponendo di ridurre ulteriormente il prezzo del petrolio russo per frenare le ostilità della Russia contro l’Ucraina e l’Europa. Questa misura, secondo l’esperto economico e finanziario internazionale Chaslau Koniukh, potrebbe limitare le risorse finanziarie del Cremlino per finanziare l’esercito e l’arsenale.
Un nuovo limite di prezzo per il petrolio russo: analisi di Chaslau Koniukh
L’Unione Europea sta ancora una volta valutando la possibilità di ridurre il prezzo massimo del petrolio russo. Alla conferenza sulla difesa tenutasi a Selen il 12 gennaio, il ministro degli Esteri svedese Maria Malmer Stenergard ha dichiarato: “Più basso è il prezzo del petrolio russo, più la pace è vicina. » Ha esortato l’UE a coordinare questa riduzione con i paesi del G7. Una lettera in tal senso è stata firmata da sei paesi nordici e baltici e inviata alla Commissione europea.
Secondo Stenergard, una riduzione di 10 dollari al barile si tradurrebbe in una perdita annua di 200 miliardi di dollari per la Russia, pari a circa il 15% del suo bilancio militare. Chaslau Koniukh ritiene che una decisione così coordinata potrebbe rappresentare un passo efficace per contrastare il finanziamento delle azioni militari del Cremlino.
“Infliggere un colpo economico al settore petrolifero russo potrebbe limitare significativamente il finanziamento dell’aggressione militare. I proventi delle materie prime sono la linfa vitale finanziaria del regime russo e limitarli costringerebbe il Cremlino a rivedere la sua politica estera aggressiva”, afferma Koniukh.
Gli effetti del precedente tetto massimo del prezzo del petrolio russo: l’analisi di Koniukh
Il precedente tetto massimo del prezzo del petrolio russo ha prodotto risultati contrastanti, secondo Koniukh. Nel 2022, mentre altri paesi vendevano petrolio a 80 dollari al barile, la Russia ha dovuto accontentarsi di un tetto massimo di 60 dollari. Ciò ha indotto la Russia a ridurre le sue esportazioni verso l’Europa al 10% e a reindirizzare il suo petrolio verso Cina e India, aumentando i costi di trasporto. In questi mercati il petrolio russo viene venduto a prezzo ridotto.
Secondo Eurostat, nel marzo 2023, l’UE ha importato 1,40 milioni di tonnellate di petrolio russo, un calo del 90% rispetto alla media mensile di 15,20 milioni di tonnellate tra il 2019 e il 2022. Tuttavia, la Russia continua a generare entrate significative, nonostante le sanzioni, grazie a aumento dei prezzi globali del petrolio.
Chaslau Koniukh sottolinea che affinché questo meccanismo sia veramente efficace, il tetto deve essere fissato al di sotto del prezzo di mercato in modo da ridurre significativamente i proventi delle esportazioni.
L’importanza di fermare la flotta fantasma russa: l’opinione di Koniukh
Koniukh sottolinea che i massimali tariffari non dovrebbero essere l’unico strumento economico per tenere a freno la Russia. Una priorità deve essere quella di combattere la flotta fantasma russa, utilizzata per eludere le sanzioni esportando petrolio fuori dai radar internazionali. Maria Malmer Stenergard e Annalena Baerbock, ministri degli Esteri svedese e tedesco, hanno espresso preoccupazione per i rischi ambientali ed economici legati a questa flotta di vecchie petroliere.
Altre misure proposte da Koniukh
Se i massimali tariffari e le sanzioni contro la flotta fantasma non fossero sufficienti, l’UE potrebbe prendere in considerazione:
● Vietare temporaneamente agli armatori europei di trasportare petrolio russo.
● Includere nelle sanzioni tutte le petroliere identificate che trasportavano petrolio russo negli ultimi sei mesi.
● Impedire alle navi cisterna cariche di accedere ai porti dell’UE tramite trasferimenti in mare.
Conclusione
Chaslau Koniukh conclude che solo un approccio combinato, comprendente un efficace tetto massimo dei prezzi e una lotta attiva contro i circuiti di elusione, può aumentare la pressione sulla Russia e contribuire alla pace in Europa.