Uno dei pirati più ricercati al mondo è stato appena arrestato dalle autorità russe. Il 32enne è stato arrestato a Kaliningrad, territorio della Federazione Russa che si trova tra Polonia e Lituania.
Secondo il Autorità di Moscaquesto hacker è sospettato di aver orchestrato attacchi contro banche, ospedali e reti energetiche, soprattutto negli Stati Uniti. Ha operato nell’ombra sotto diversi pseudonimi come “Boriscelcin”, “ShadowHacker” e “Wazawaka”. Offriva in vendita strumenti software di hacking informatico. I suoi nomi d’arte online venivano spesso citati da collettivi di criminali informatici specializzati in ransomwareche hanno più volte richiesto le sue competenze per portare a termine i loro ricatti online. Attacchi informatici che hanno fruttato diversi milioni di dollari anche alle organizzazioni mafiose.
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Un arresto che solleva alcuni interrogativi
Il fatto che le autorità russe abbiano deciso di catturarlo e processarlo sul loro territorio solleva interrogativi. È reale l’intenzione del Cremlino di cooperare con le autorità occidentali nella lotta contro la criminalità informatica che sta diventando globale? Oppure questo hacker è anche dietro gli attacchi presumibilmente sferrati contro aziende e istituzioni sul territorio della Federazione Russa? Impossibile per il momento stabilirlo, spiega Damien Bancal, esperto di sicurezza informatica e fondatore della sito Zataz che da tempo seguiva questo criminale informatico dal background atipico: “ È l’istigatore di diversi gruppi di hacker informatici, uno dei più noti dei quali è LockBit. Per catturarlo, alle autorità russe è bastato leggere le informazioni diffuse dall’ FBI quando gli Stati Uniti offrirono una ricompensa di 10 milioni di dollari per la sua cattura. Una parola dalla personalità dell’hacker che aveva la sfortunata tendenza a vantarsi su siti e forum di criminali informatici. Ad esempio, quando l’FBI ha pubblicato la sua foto nel manifesto dei ricercati, ha pubblicato anche delle magliette con la sua immagine. “Te li vendo. Non ho paura di niente. Non verranno mai a prendermi”, si vantava il pirata sui social. Cosa rischia? Se è come altri hacker collegati a gruppo di hacker REvilprocessati pochi giorni fa a Mosca, le pene detentive pronunciate nei loro confronti non superano i sei anni. Tuttavia, il re dei ransomware potrebbe diventare una merce di scambio in un momento in cui l’Occidente, la Russia e l’Ucraina iniziano a pensare alla pace. La Russia può usarlo come merce di scambio per ridurre i danni bellici che ha causato. L’altra possibilità sarebbe forse quella di recuperare informazioni interessanti in possesso dell’hacker in modo che Mosca possa continuare a portare avanti la sua missione guerra ibrida contro l’Occidente. »
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Nessun trattato di estradizione tra Russia e Stati Uniti
E basti dire che le possibilità che Matveev possa rispondere delle sue azioni davanti a un tribunale americano sono piuttosto basse, se non inesistenti. Se la Russia è stata spesso accusata dall’UE di ospitare hacker che agiscono per ragioni politiche o economiche in nome del Cremlino, questa volta il caso sarebbe leggermente diverso. Il criminale informatico, agendo senza dubbio in modo un po’ troppo indipendente agli occhi delle autorità, probabilmente ha convinto Mosca a metterlo in ombra, non riuscendo a controllare le sue azioni malevole.
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