« Esiste una grande preoccupazione comune per la situazione della sicurezza in Europa e soprattutto in Ucraina. » Il commento della diplomazia tedesca è garbato ma molto chiaro: gli europei temono il peggio perché la tensione, già elevata, con la Russia è salita di diversi livelli negli ultimi giorni, in un contesto di intensificazione delle operazioni militari sul fronte ucraino e di rischio di parziali disimpegno degli americani dopo l’elezione di Donald Trump.
1 Un altro passo avanti nella scalata
Il lancio da parte della Russia di un missile balistico di ultima generazione sulla città ucraina di Dnipro ha provocato uno shock. Perché il vettore “Orechnik” può trasportare una testata nucleare. Non è stato così, ma il messaggio del Cremlino è stato chiarissimo. E se ciò non bastasse, Vladimir Putin ha minacciato di colpire direttamente i paesi che hanno autorizzato l’Ucraina a utilizzare i suoi missili a lungo raggio contro obiettivi in Russia. Che è proprio ciò che Joe Biden, il 9 novembre, ha autorizzato a fare Kiev.
Da allora i missili americani AtacMS vengono utilizzati dagli ucraini contro obiettivi militari in Russia. Martedì 26 novembre il Ministero della Difesa russo ha addirittura ammesso che due di queste armi avevano danneggiato un radar e ferito due soldati russi vicino a Kursk, promettendo di reagire. Con un altro missile balistico? In ogni caso, Vladimir Putin ha ordinato ai suoi generali di intensificare la produzione di queste armi. E chi ha fatto appello a 12.000 soldati nordcoreani ora parla di conflitto “globale”.
2 La NATO e lo “scenario di guerra”
“Putin non deve raggiungere i suoi obiettivi”, avverte il Segretario generale della NATO. Mark Rutte, che si è recato in Florida per sondare le intenzioni di Donald Trump, vuole mettere in guardia la nuova amministrazione americana che lasciare andare l’Ucraina andrebbe contro gli interessi degli Stati Uniti. Vuole anche convincerla che gli europei sono collettivamente determinati ad aumentare il livello delle loro spese militari ben al di sopra del 2% già promesso prima della guerra in Ucraina e che questa ha reso obsoleto.
Nel frattempo la NATO ammonisce gli stati membri e le aziende: “Dobbiamo prepararci per uno scenario di guerra”, ha detto l'ammiraglio olandese Rob Bauer, che presiede il comitato militare dell'Alleanza. Quest’ultima ha lanciato un’esercitazione di artiglieria su larga scala tra le nevi della Carelia finlandese per testare l’interoperabilità delle sue forze nell’ambiente artico. E questo martedì a Bruxelles gli ambasciatori della NATO si sono incontrati su richiesta di Kiev, che vorrebbe che l’Occidente la dotasse di sistemi antimissile all’avanguardia.
3 Consultazione a tutto tondo in Europa
Dopo l'incontro del G20 a Rio, poi quello dei sei pesi massimi europei (Germania, Francia, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito) di martedì 19 novembre a Varsavia, i contatti continuano a diversi livelli. Il 27 e 28 novembre sarà la volta dei paesi scandinavi, baltici e della Polonia (alla presenza del primo ministro Donald Tusk) di incontrarsi ad Harpsund, in Svezia, per discutere del sostegno all’Ucraina, della sicurezza del Mar Baltico e del futuro del paese. relazione transatlantica.
Da parte loro, Emmanuel Macron e Keir Starmer, incontratisi a Parigi l’11 novembre, hanno rilanciato l’idea di offrire garanzie di sicurezza all’Ucraina senza escludere l’invio di soldati. Mentre gli americani hanno revocato il divieto all’intervento di compagnie militari private in Ucraina, Parigi e Londra vogliono aumentare il supporto in loco all’esercito ucraino tramite istruttori e personale specializzato nella manutenzione e nell’adeguamento dei sistemi d’arma – tutte misure ritenute escalation da parte di il Cremlino.
4 “Se vuoi la pace prepara la guerra”
“Se vuoi la pace, prepara la guerra”: l’adagio latino è più che mai valido. Olaf Scholz, tuttavia, ha disturbato i suoi alleati telefonando a Vladimir Putin per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina. La cancelliera tedesca, in difficoltà sul piano interno, e che non ha autorizzato Kiev a utilizzare i missili Taurus tedeschi per colpire la Russia (a differenza di Parigi e Londra), sarebbe tentata dalla “pacificazione”, come gli alleati europei di “Monaco” nel 1938 contro Hitler?
Una cosa è certa: dopo mille giorni di guerra, e in attesa del 24 febbraio 2025 che segnerà il terzo anno dell’invasione russa, non è percepibile alcun riavvicinamento. L’unico progresso sta nella volontà manifestata da Donald Trump durante la campagna americana di risolvere il conflitto “in ventiquattr’ore”. Ma tutti, a cominciare da Volodymyr Zelenskyj, vedono chiaramente che ciò equivarrebbe a ratificare il diktat di una Russia che, nonostante perdite spaventose, sta facendo di tutto per arrivare in una posizione di forza a un ipotetico tavolo delle trattative.