“L’auto autonoma è molto più complicata di quanto alcuni affermino”

“L’auto autonoma è molto più complicata di quanto alcuni affermino”
“L’auto autonoma è molto più complicata di quanto alcuni affermino”
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Il 13 giugno 2024, a Fullerton, in California, una Tesla si è schiantata frontalmente contro un’auto della polizia ferma con le luci lampeggianti accese per segnalare un’emergenza. Il veicolo era in modalità pilota automatico e il conducente era occupato al telefono. Il video pubblicato dalla polizia sul proprio account Instagram è piuttosto impressionante.

Un tempo l’informazione avrebbe fatto notizia. Ma è chiaro che il tema delle auto autonome è passato da tempo in secondo piano nelle novità dell’intelligenza artificiale (AI). Spiegazioni con Luc Julia, direttore scientifico della Renault da aprile 2021, incaricato di supervisionare la ricerca e sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale.

Scienze e futuro: anche se al momento se ne parla meno, l’auto autonoma resta l’esempio emblematico delle promesse dell’intelligenza artificiale. Per quello ?

Luca Giulia: Perché guidare è l’attività cognitiva più caricata. È complicato guidare: bisogna prestare attenzione a tante cose contemporaneamente, sono coinvolti molti dei nostri sensi (vista, udito), bisogna avere riflessi… Quindi nell’immaginazione questo corrisponde ad un’attività intelligente , nel senso che tutti questi diversi parametri umani devono essere mobilitati.

Un’intelligenza artificiale in grado di guidare un’auto corrisponderebbe a ciò che chiamiamo AI generale, AGI?

L’AGI si riferisce piuttosto a un’intelligenza che sa dominare tutti gli ambiti e che sarebbe più intelligente di noi umani in ogni cosa. È ancora un gradino sopra la guida autonoma!

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“John Krafcik stima che l’auto completamente autonoma non esisterà mai”

Perché i progetti di auto a guida autonoma ricevono meno attenzione? È solo un effetto dell’attualità a favorire l’intelligenza artificiale generativa oppure questi progetti hanno deluso?

C’è un po’ di tutto. Ci rendiamo conto che Elon Musk ci ha mentito, ancora una volta (ride)! Dal 2014 annuncia l’auto autonoma di domani e questo comincia a stancare le persone. E chi lavora davvero sull’argomento si è accorto che è davvero molto più complicato di quello che alcuni sostengono.

Waymo è sicuramente l’azienda più avanzata in termini di auto autonome e quella che ci lavora da più tempo. Nel 2018, il suo amministratore delegato John Krafcik stimava che l’auto autonoma di livello 5, cioè completamente autonoma, capace di guidare in tutti i contesti, con qualsiasi tempo, tutto l’anno, non esisterà mai. E che dovevamo concentrarci sul livello 4. Era già una reazione alle affermazioni di Elon Musk.

Waymo gestisce ancora l’unico robotaxi negli Stati Uniti (il concorrente Cruise, dopo che una delle sue auto ha ferito gravemente un pedone nell’ottobre 2023, a San Francisco, ha ripreso quest’anno i test a Phoenix, senza prendere passeggeri, ndr). Ma lo fa in ambienti limitati, in aree geografiche particolari e con il controllo remoto per garantire che le persone reali reagiscano quando le auto sono in difficoltà. Non è quindi utilizzabile su larga scala.

Luc Julia durante un’intervista per il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale (Cese). Crediti: Consiglio economico, sociale e ambientale

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“Il problema non è il cambiamento del contesto, è il contesto stesso”

È la capacità della stessa vettura di cambiare contesto, ad esempio da una zona residenziale a un’autostrada, poi a una strada di campagna, a porre un problema particolare?

Questo è uno degli aspetti più complicati, ma non l’unico. È vero che le auto un po’ autonome – oggi siamo arrivati ​​al livello 3 – circolano più spesso in autostrada che in città. In autostrada, a priori, solo automobili, a volte motociclette, ma niente biciclette, niente pedoni, niente cani… In città c’è tutto. Il problema non è il cambiamento del contesto, è il contesto stesso.

Questo movimento del pendolo tra l’eccitazione e il successivo declino dell’entusiasmo è specifico dell’intelligenza artificiale?

È davvero unico per l’intelligenza artificiale a causa del suo stesso nome: la parola “intelligenza”. Si crea così una sorta di rapporto antropomorfico che ci fa credere che la macchina possa essere come noi. Vogliamo subito fargli fare le cose che faremmo noi.

Ma nei sessantotto anni di esistenza di questo campo di ricerca, non appena appare un nuovo tipo di IA, come nel caso dell’attuale IA generativa, l’eccitazione è al culmine, con l’arrivo dell’IA generale, e dopo un tra qualche anno ci rendiamo conto che non sarà così. La gente si tranquillizzi, applichiamo la nuova tecnologia AI in questione ad ambiti molto specifici e funziona molto bene. E dimentichiamo le applicazioni generiche che non funzioneranno mai.

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