“Per tutta la vita, mia madre si è assicurata che studiassi senza essere ostracizzato dalle persone neurotipiche”

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CLARA DUPRE

La prima volta che mi sono reso conto di quanto il mio autismo fosse incompatibile con l’istruzione superiore, avevo 18 anni e mi ero appena dimenticato di registrarmi al mio primo esame online. È stato durante il secondo parto. Mia madre me lo ha ricordato nel thread.

Durante la mia laurea in cinema a Tolosa, la situazione si è ripetuta. Non ero mai a conoscenza delle scadenze, dimenticavo di dare gli esami, non riuscivo a seguire le lezioni. Come puoi stare seduto su una panchina per quattro ore ad ascoltare qualcuno parlare, anche senza essere neuroatipico?

Quando ero al liceo tutto era più semplice, a misura d’uomo. I miei insegnanti conoscevano la mia disabilità, mi sostenevano e, se necessario, avevano il numero di mia madre. Quando sono arrivato all’università, mi sentivo come se stessi cambiando mondi. Non avevo amici, gli insegnanti non mi conoscevano, tutto era più grande. Il cambiamento della scala rende il supporto personalizzato più difficile da implementare.

Mi è stato diagnosticato un “alto potenziale intellettivo” a 6 anni e “autistico con sindrome di Asperger” a 13, dopo un tentativo di suicidio che ha innescato un follow-up psichiatrico. Fino ad allora ero considerato precoce dal mio neurologo pediatrico, ma non diverso. All’università voleva mandarmi in una classe speciale per persone atipiche, in un college privato. Mia madre ha rifiutato, mi avrebbe isolato dagli altri. Nella mia università locale ho avuto la fortuna di avere amici, buoni voti e le cose andavano bene con gli insegnanti. Per tutta la vita, mia madre si è assicurata che studiassi senza essere ostracizzato dalle persone neurotipiche.

Difficoltà di interazione

Il mio autismo si traduce in difficoltà nell’interagire con gli altri e nel comprendere le situazioni sociali. Non riesco a riconoscere spontaneamente l’ansia, la noia o la paura di qualcuno. Se non faccio uno sforzo cosciente per leggere i volti e riconoscere le emozioni, Non li vedo. Per rimediare a questo, creo costantemente classifiche ed elenchi nella mia testa. Metto i miei amici in scatole, metto in relazione i loro comportamenti con le esperienze passate per sapere come reagire.

Ad esempio, ho inventato una “teoria della maschera sociale” su come comportarsi con le persone che vogliono impressionarmi o persuadermi. Abbino i loro atteggiamenti alle quattro stagioni. La maschera dell’inverno si riferisce alle persone altezzose: non bisogna fare loro troppe domande. Ma tutto questo non è istintivo e mi stanca enormemente.

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