Prima del lancio dell’operazione israeliana Iron Swords (Barzel di Harvot), in seguito ai massacri commessi in Israele da Hamas il 7 ottobre 2023, il governatorato di Gaza Nord contava 270.000 abitanti. “Oggi, secondo Ocha [Office de coordination des affaires humanitaires de l’ONU]ne rimarrebbero solo 80.000”, spiegano, dopo una lunga indagine, Nir Hasson e Sheren Falah Saab Ha’Aretz, “190.000 civili palestinesi sono stati sfollati con la forza dall’IDF [acronyme hébreu de l’armée israélienne] nell’ultimo anno”.
Ma l’attuale offensiva contro il nord di Gaza, e più in particolare contro le città e i campi profughi palestinesi di Beit Hanoun, Beit Lahiya e Jabaliya, sta causando confusione, non solo in termini di obiettivo, ma anche in relazione al suo modus operandi. Dal 29 ottobre Ha’Aretz ha riferito che, “Solo nella città di Beit Lahiya, nella notte tra il 28 e il 29 ottobre, 94 civili palestinesi sono stati uccisi dall’IDF”.
Stiamo assistendo a un “pulizia etnica?” si chiedeva il giornale il 10 novembre.
“L’ONU stima che nelle cinque settimane trascorse dall’inizio dell’attuale offensiva, siano state uccise più di mille persone”. Il grande maggiore
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