Il nostro sistema pensionistico può andare in bancarotta, come suggerisce Emmanuel Macron?

Il nostro sistema pensionistico può andare in bancarotta, come suggerisce Emmanuel Macron?
Il nostro sistema pensionistico può andare in bancarotta, come suggerisce Emmanuel Macron?
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© Capitale dell’illustrazione / Freepik

– Il nostro sistema pensionistico è davvero in pericolo?

La minaccia è reale secondo Emmanuel Macron. “Tornare alla riforma delle pensioni significa eliminare ciò che è stato fatto per i più modesti e mandare il sistema alla bancarotta”, ha affermato il Presidente della Repubblica nel corso della conferenza stampa organizzata mercoledì 12 giugno per lanciare le elezioni legislative anticipate. Il discorso è tutt’altro che nuovo. Già durante le discussioni per il rinvio dell’età pensionabile legale da 62 a 64 anni, l’argomento principale utilizzato dalla maggioranza è stato quello di “salvare il nostro sistema pensionistico”.

Ma il nostro sistema pensionistico è davvero in pericolo? In prima lettura del rapporto annuale del Pension Orientation Council, pubblicato giovedì 13 giugno, la risposta potrebbe essere positiva. Questo organismo, che riunisce parti sociali, politici ed esperti, provvede al sistema pensionistico resterà in deficit per diversi decenniE questo, nonostante la riforma pensionistica del 2023. “Le spese sono sotto controllo, il deficit è lo spessore della linea”sfumatura però Dominique Corona, vicesegretario generale dell’Unsa. È un problema di entrate, legato in particolare alle esenzioni dai contributi dei datori di lavoro che costano 75 miliardi di euro o anche alle esenzioni dalle integrazioni salariali che costano 19 miliardi di euro. Il vero dibattito è lì”, giudica il funzionario sindacale.

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Una dieta davvero in pericolo?

L’abrogazione della riforma pensionistica non metterebbe quindi necessariamente in pericolo il nostro sistema. “Decisioni come l’aumento della pensione di base del 5,3% dal 1° gennaio e le pensioni complementari dello stesso livello mettono in grave pericolo l’equilibrio del nostro sistema pensionistico. Il costo di questa misura alla fine ammonta a 14 miliardi di euro.ricorda Bruno Chrétien, presidente dell’Istituto per la protezione sociale (IPS).

Fai anche attenzione, deficit – 5,8 miliardi di euro nel 2024 – non significa fallimento. “È preferibile che il regime spenda tanto quanto riceve”, sottolinea Henri Sterdyniak, economista, membro del collettivo degli economisti sgomenti. E quando il sistema pensionistico a ripartizione non è equilibrato, come avviene attualmente, il risultato è semplice: il “buco” della Previdenza Sociale si sta ampliando ulteriormente. Pur continuando a svolgere il suo ruolo di ammortizzatore. “Il nostro sistema non può fallire, ma non deve nemmeno accumulare troppi debitiavverte l’economista. Possiamo sempre dire che mettiamo la pensione a 60 anni, ma poi bisognerà aumentare i contributi. È una scelta sociale”.considera.

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Nessuna preoccupazione per il pagamento delle pensioni

A corollario di questo ipotetico fallimento, aleggia anche la minaccia di non poter più pagare le pensioni. Una minaccia che prende di mira soprattutto le generazioni più giovani che pensano che, in seguito, “non avranno la pensione”. Per porre fine a questo fatalismo, ricordiamo innanzitutto il principio del ns sistema pensionistico a ripartizione : i contributi versati dai lavoratori attivi permettono di pagare le pensioni dei pensionati. Quindi finché verranno pagati gli stipendi, lo saranno anche le pensioni.

“Pagheremo sempre le pensioni anche se potranno essere riviste al ribassorassicura Bruno Chrétien. Oltre all’aumento dei contributi – già molto alti in Francia – e allo spostamento dell’età pensionabile, ci sono due leve: rivalutare meno bene le pensioni o addirittura abbassarle. Ma dire che non potremo più pagare le pensioni significherebbe suscitare timori.giudica l’esperto. “Non è possibile che non paghiamo più le pensioni perché è un impegno pubblico e il Consiglio costituzionale non ci permetterebbe di non pagare le pensioni, a meno che lo Stato francese non fallisca, il che non è la situazione attuale”dice Henri Sterdyniak.

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Infine, non dimentichiamo che il funzionamento stesso del nostro sistema pensionistico garantisce, qualunque cosa accada, il pagamento delle pensioni. Lo Stato gestisce solo il regime di base. Per quelli complementari il funzionamento è diverso. Ad esempio, per Agirc-Arrco, pensione complementare per i dipendenti del settore privato, la gestione è nelle mani delle parti sociali. Sono loro che decidono le misure da adottare per garantire l’equilibrio del regime attuale beneficiario di 4 miliardi di euro. Cifre che fanno verde d’invidia anche l’esecutivo che, in più occasioni, ha già adocchiato “il gattino” di questo schema complementare.

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