Un Parlamento europeo più frammentato che mai

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Le elezioni europee del 2024 stanno rimescolando le carte al Parlamento europeo: i principali gruppi europeisti perdono seggi, mentre la destra radicale li guadagna. Il risultato è un parlamento più frammentato, in cui formare maggioranze per l’adozione della legislazione europea potrebbe diventare più complesso.

Con queste elezioni, i due principali gruppi europeisti hanno visto stagnare o diminuire il proprio numero di seggi. Si noti che, poiché la composizione di alcuni gruppi politici potrebbe cambiare nelle prossime settimane, le cifre presentate in questo articolo si basano esclusivamente sulle proiezioni effettuate il giorno del risultato elettorale.

Il Partito popolare europeo (PPE), al quale è affiliato tra gli altri il partito Les Républicains, è arrivato primo e dovrebbe vedere il suo numero di seggi aumentare leggermente, da 176 a 181 rispetto alla legislatura precedente. In termini percentuali, il gruppo PPE ristagna, raccogliendo il 25% dei seggi, come nella precedente legislatura. Il secondo gruppo al Parlamento europeo, il Gruppo Socialista (S&D), ha ottenuto 135 seggi, 4 in meno rispetto al 2019.

In difficoltà anche i liberali del gruppo Renew, nel quale siedono gli eurodeputati francesi di Renaissance: il gruppo conta solo 82 seggi, in calo di 20 seggi rispetto al 2019. Anche gli ecologisti del gruppo Verde hanno visto diminuire i loro seggi, da 71 a 53. In diminuzione anche il gruppo della sinistra radicale (GUE-NGL), che passa da 37 a 34 seggi.

Proiezione del nuovo Parlamento Europeo. Gli eurodeputati classificati come “altri” sono quelli provenienti da un partito che non appartiene ancora a un gruppo politico al Parlamento europeo. Queste proiezioni sono state effettuate il 9 giugno alle 20:00 e sono soggette a modifiche.

I sondaggi lo prevedevano: la destra radicale esce rafforzata da queste elezioni. I due gruppi politici della destra radicale hanno visto aumentare il loro numero di iscritti.

Da un lato, i Conservatori, gruppo in cui siede il partito del primo ministro italiano Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), hanno ora 71 seggi al Parlamento europeo, rispetto ai 69 della legislatura precedente. Questo numero potrebbe aumentare ulteriormente nelle prossime settimane con la possibile integrazione nel gruppo Fidesz di Viktor Orban.

D’altro canto, anche il gruppo Identità e Democrazia (ID), i cui membri più importanti in termini di seggi sono il Raggruppamento Nazionale e gli italiani della Lega Nord, ha registrato una progressione, con XX deputati aggiuntivi, passando da 49 a 62 eletti.


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Riconfigurazione e frammentazione del Parlamento Europeo

Le elezioni europee del 2024 contribuiranno senza dubbio a riconfigurare il Parlamento europeo, con il declino delle tradizionali forze europeiste e il consolidamento della destra radicale euroscettica.

I due principali gruppi pro-europei, il PPE e il S&D, che hanno dominato il Parlamento europeo per diversi decenni e spesso collaborano per votare sulle politiche europee, vedono diminuire il loro peso in questo nuovo parlamento. Si tratta di una tendenza di fondo: mentre nella quinta edizione detenevano il 65% dei seggie legislatura (1999-2004), entrambi i gruppi hanno perso la maggioranza nel corso della 9a legislaturae legislatura, con solo il 47,5%. Alla fine delle elezioni del 2024, i gruppi PPE e S&D avranno solo il 44% dei seggi.

Evoluzione del numero dei seggi occupati dai gruppi PPE e S&D al Parlamento europeo.
A. Sposato e N. Brack

Parallelamente al declino delle forze filoeuropee, la destra radicale euroscettica sta vincendo queste elezioni. Complessivamente i gruppi ECR e ID detengono ora 133 seggi (18%), 15 seggi in più rispetto alla legislatura precedente. Se potessero verificarsi riconfigurazioni interne di questi gruppi, comprese le discussioni sull’appartenenza del partito tedesco AfD al gruppo ID, un possibile ingresso del Fidesz polacco nell’ECR o un riavvicinamento con l’ID, non c’è dubbio che la destra radicale avrebbe acquisito peso considerevole nello spazio politico europeo e potrebbe avere un impatto significativo sul processo decisionale della prossima legislatura.

Questi sviluppi rafforzano la frammentazione del Parlamento europeo. Un parlamento è considerato frammentato quando si verifica una moltiplicazione e una dispersione delle forze politiche che possono esercitare un’influenza sul processo decisionale. Pertanto, una situazione con sei partiti politici di peso simile sarà più frammentata di una situazione con sei partiti tra cui dominano due partiti potenti.

L’indicatore sviluppato dai ricercatori Markku Laakso e Rein Taagepera, che misura il numero effettivo dei gruppi politici tenendo conto del loro peso, permette di percepire la lenta frammentazione del Parlamento europeo (vedi grafico). Il calo del peso dei gruppi PPE e S&D e l’aumento del potere della destra radicale hanno rafforzato la natura frammentata del Parlamento europeo negli ultimi anni.

Il Parlamento europeo è sempre più frammentato.
A. Sposato e N. Brack

L’impatto della frammentazione sul processo decisionale

Al Parlamento europeo nessun gruppo detiene la maggioranza assoluta. Le coalizioni si formano quindi caso per caso, a seconda dei testi sottoposti al voto. Questo processo è più complicato in un parlamento frammentato, perché le maggioranze richiedono il sostegno di più gruppi politici, e ogni gruppo può trovarsi in una posizione cruciale, influenzando l’esito di un voto.

Durante la precedente legislatura (2019-2024), la frammentazione ha portato ad un consolidamento della grande coalizione. In questo contesto più instabile, i gruppi PPE e S&D sono stati incoraggiati a cooperare maggiormente per adottare testi legislativi, e più spesso hanno fatto affidamento sul sostegno di altri gruppi filoeuropei, come Renew e, in misura minore, i Verdi.

Infatti, se prima del 2019 il PPE e i S&D erano riusciti, anche se raramente, a formare maggioranze senza i liberali, ciò è diventato impossibile dopo il 2019: il gruppo Renew è stato incluso nei negoziati su tutti i testi legislativi, come il Green Deal, il Patto sulla Migrazione e asilo, la politica agricola comune o persino il regolamento sui servizi digitali.

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Questa frammentazione ha rafforzato la natura consensuale del processo decisionale. A livello dell’UE, la maggior parte delle politiche deriva da un compromesso tra le diverse istituzioni europee, in particolare tra il Parlamento e il Consiglio dei ministri. Diversi fattori possono spiegare perché il consenso è stato istituzionalizzato nel Parlamento europeo: la vicinanza europeista dei gruppi PPE e S&D, la natura tecnica dei testi legislativi, che riduce la competizione politica, e la necessità che i deputati presentino una posizione unitaria per formare un fronte unito nei negoziati con il Consiglio dei ministri. L’ascesa della destra radicale e delle forze euroscettiche è un ulteriore fattore che spinge i gruppi PPE e S&D a cooperare maggiormente per limitare la loro influenza sul processo decisionale.


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Dopo il 2024, quali coalizioni adotteranno la politica europea?

Il primo scenario per la prossima legislatura è il rafforzamento della grande coalizione, composta da PPE, socialisti (S&D) e liberali (Renew). Come nella precedente legislatura, la frammentazione del parlamento e l’ascesa della destra radicale dovrebbero incoraggiare i gruppi europeisti a cooperare maggiormente per adottare la legislazione europea, limitando così l’influenza dei gruppi euroscettici. La pratica negoziale tra PPE e S&D, che è gradualmente diventata una norma di lavoro informale nel Parlamento europeo, così come le divisioni all’interno della destra tradizionale riguardo ad un’alleanza con la destra radicale, rendono questo scenario ancora più probabile. Questa cooperazione dovrebbe rivelarsi decisiva sui testi in cui i blocchi di sinistra e di destra sono divisi, in particolare in materia di migrazione o politica estera.

Anche se si prevede che i gruppi PPE, S&D e Renew continueranno a cooperare, alcune coalizioni alternative potrebbero diventare più comuni. Mentre la perdita di seggi per i Verdi e i Socialisti complica la formazione di coalizioni di sinistra, l’ascesa della destra radicale potrebbe aumentare la frequenza delle maggioranze di destra guidate dal PPE e sostenute dai gruppi Renew, ECR e ID. Questo scenario è rafforzato dall’idea di un riavvicinamento tra il Ppe e l’ECR, sostenuta da Ursula von der Leyen, capolista del Ppe e attuale presidente della Commissione. La destra radicale è sempre più presente anche nei governi nazionali (Italia, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi, Croazia).

Queste maggioranze di destra, che hanno recentemente permesso di indebolire o respingere testi ambientali relativi ad esempio alle norme legate ai pesticidi, potrebbero diventare più comuni durante la prossima legislatura. Ma la loro formazione resta incerta. Secondo le ultime proiezioni, solo una coalizione che riunisca tutti i gruppi di centrodestra, destra e destra radicale (Renew, PPE, ECR e ID) potrebbe raggiungere la maggioranza. Queste coalizioni dovrebbero essere rare a causa delle differenze ideologiche tra queste forze politiche.

La formazione di coalizioni di destra dipenderà quindi dalla strategia di alcuni gruppi, in particolare dei liberali. Mettere insieme Renew e la destra conservatrice e radicale (ECR e ID) sembra complicato; alcune delegazioni nazionali di Renew si oppongono e preferiscono mantenere la grande coalizione. Inoltre, queste maggioranze potrebbero non avere stabilità a causa delle forti divisioni all’interno della destra radicale. Infine, il PPE giocherà un ruolo importante nella prossima legislatura, potendo scegliere di allearsi con la sinistra (S&D) o con la destra conservatrice. Una situazione che potrebbe creare forti divisioni interne al PPE, tra i suoi esponenti centristi e quelli radicali.

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