“Intelligenza artificiale: dieci anni per riprendere in mano il nostro destino europeo” – di Thierry Taboy

“Intelligenza artificiale: dieci anni per riprendere in mano il nostro destino europeo” – di Thierry Taboy
“Intelligenza artificiale: dieci anni per riprendere in mano il nostro destino europeo” – di Thierry Taboy
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Di fronte a una rivoluzione digitale globale, l’Unione europea (UE) si trova in un momento decisivo della sua storia. Lo sviluppo accelerato dell’intelligenza artificiale (AI) sta scuotendo gli equilibri di potere globali e l’UE deve reagire per evitare di rimanere indietro. Abbiamo meno di dieci anni per fare il punto sulle sfide che ci attendono e reinventarci alla luce della frenetica corsa tecnologica che si svolge davanti ai nostri occhi.

Mentre gli Stati Uniti, la Cina e la Russia hanno costruito un notevole vantaggio tecnologico su di noi in un decennio, l’UE sta appena iniziando a comprendere appieno la sfida che deve affrontare per proteggere i suoi cittadini e trasformare la sua economia. Il suo attuale approccio alla tecnologia digitale, basato quasi esclusivamente sulla regolamentazione economica e sulla protezione dei dati personali, non è più sufficiente. È imperativo rafforzare la nostra sovranità digitale, proteggere le nostre democrazie dagli “ingegneri del caos” e infondere nuova vita all’ideale europeo. Senza questo, l’UE rischia un declino accelerato dalla perdita di legittimità sulla scena internazionale.


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Tale prospettiva è, tuttavia, lungi dall’essere inevitabile. Se c’è qualcosa che possiamo imparare dal settore tecnologico, è la sua capacità di reinventarsi continuamente. Finora abbiamo accolto passivamente le sue innovazioni nelle nostre società. D’ora in poi, dobbiamo interrogarci attivamente sul posto che desideriamo dare loro nella nostra vita. È giunto il momento di gettare le basi di uno spazio europeo innovativo, resiliente e responsabile.

Emergenza. L’implementazione dell’intelligenza artificiale generativa a partire dal 2023, se da un lato ha suscitato un entusiasmo senza precedenti, dall’altro ha anche giustamente suscitato molti timori, dalla trasformazione/scomparsa delle professioni dei “colletti bianchi” agli effetti sulla concorrenza leale, alla fuga di dati strategici e privati, alla fuga di dati strategici e privati. disinformazione o addirittura attacchi all’integrità mentale o fisica dei cittadini. Questa situazione sottolinea l’urgenza di definire il posto delle tecnologie nelle nostre vite e di gettare le basi per un’intelligenza artificiale etica e sostenibile sostenuta dai valori del nostro Vecchio Continente.

Le sfide sono numerose e la determinazione dell’UE deve essere incrollabile. Accettare le sfide poste dall’intelligenza artificiale non è più un’opzione. La democratizzazione del suo accesso ha evidenziato la triplice necessità di includere quante più persone possibile, innovare e proteggere i sistemi contro i rischi di delega a potenze extraeuropee. I principi fondanti dell’Europa richiedono di garantire che lo sviluppo dell’IA sia guidato da sani principi etici e ambientali. Al di là del dibattito tra innovazione e regolamentazione, si tratta di riportare in primo piano la politica nel senso nobile del termine.

All’interno del Laboratorio abbiamo individuato una decina di temi e azioni concrete da realizzare con urgenza. Se le massicce esigenze di acculturazione (saper decodificare) e formazione e di potenziamento delle innovazioni portate avanti dagli attori europei sono essenziali, se è urgente ripensare le condizioni dei nostri investimenti strategici, degli stanziamenti di ricerca e di partnership, per smettere di rafforzare la posizione già dominante delle grandi imprese tecnologiche extracomunitarie, sono indispensabili altre azioni. Come la creazione di una forma di “IPCC digitale” multidisciplinare, il cui scopo dovrebbe essere quello di definire i principi guida delle future normative europee in modo da non lasciarle più esclusivamente nelle mani degli industriali interessati.

Sovranità. Si evidenzia inoltre l’adozione di una legge europea sull’etica digitale ispirata alla legge francese Sapin 2, che consente l’audit annuale delle pratiche delle piattaforme e dei fornitori di intelligenza artificiale, con sanzioni significative in caso di non conformità, bilanciando così tutela degli utenti e innovazione. Infine, essendo il primo dei diritti umani la protezione delle popolazioni e la difesa dei nostri valori democratici e repubblicani, la questione dello sviluppo di una politica di difesa europea che integri intelligenza artificiale e robotica non è più un lusso. Di fronte all’aumento dei conflitti armati e alla monopolizzazione delle risorse critiche, l’UE non può non integrare queste tecnologie nella sua strategia di difesa. Una politica di difesa comune rafforzata è essenziale per garantire l’autonomia e la sicurezza dell’Europa.

La rapida adozione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali sta trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo. L’Unione Europea deve garantire che nessuno sia escluso da questa trasformazione tutelandosi al tempo stesso dai rischi di perdita di sovranità. Ciò implica affrontare sia i divari digitali esistenti sia promuovere standard di progettazione inclusivi, ma anche uno sguardo realistico alle questioni geopolitiche sul tavolo oggi. Rispondendo a queste sfide, l’UE sarà in grado di costruire uno spazio digitale giusto e rispettoso dei suoi valori fondamentali, in cui ogni cittadino potrà partecipare pienamente alla società digitale di domani.

Thierry Taboy è a capo della commissione tecnologica del Laboratoire de la République.

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