il Premio Nobel per la Fisica ha inaugurato, a Bordeaux, un programma nazionale di ricerca sul legame luce-materia

il Premio Nobel per la Fisica ha inaugurato, a Bordeaux, un programma nazionale di ricerca sul legame luce-materia
il Premio Nobel per la Fisica ha inaugurato, a Bordeaux, un programma nazionale di ricerca sul legame luce-materia
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Partecipare a una conferenza del Premio Nobel per la fisica sugli attosecondi, la più piccola unità di tempo attualmente misurabile, è una terza dimensione per la gente comune. Ma emozionante. Questo giovedì 6 giugno Pierre Agostini ha inaugurato…

Partecipare a una conferenza del Premio Nobel per la fisica sugli attosecondi, la più piccola unità di tempo attualmente misurabile, è una terza dimensione per la gente comune. Ma emozionante. Questo giovedì 6 giugno, Pierre Agostini ha inaugurato un nuovo programma nazionale di ricerca dell’Università di Bordeaux perché diversi laboratori di Bordeaux sono leader su alcuni temi di questo progetto, guidato dal CNRS e dal CEA. Il programma Luma finanzia strumenti e ricerche sul legame tra luce e materia. Si tratta di una ricerca fondamentale ma che ha già applicazioni nella vita quotidiana. “Senza ricerca fondamentale non c’è applicazione, da questo lavoro verranno fuori molte cose”, ha annunciato.

Luma mira a finanziare progetti e strumenti di ricerca condivisibili tra diversi laboratori mettendo a disposizione della comunità scientifica un hub di quindici piattaforme strumentali per lo studio delle molecole. A Bordeaux, il Centro per i laser e le applicazioni intense (Celia) è specializzato nello studio dello spettro della luce alla velocità dell’attosecondo.

Di molecole e luce

Catalin Miron, direttore della ricerca al CEA, e Rémi Métivier, direttore della ricerca al CNRS di Parigi-Saclay, entrambi co-direttori di questo programma, hanno presentato una panoramica dei progetti di Bordeaux coinvolti nel programma in quattro temi principali. Un progetto lavora su molecole che interagiscono con la luce. Un altro prevede di costruire materiali con la luce come reagente, come il fotopolimero utilizzato dai dentisti. Un terzo sta già studiando il trattamento mirato del cancro al pancreas mediante la terapia della luce, per trattare le aree malate in modo estremamente preciso. Infine, un altro progetto mira a capire come sfruttare la luce per trasformarla in energia chimica. “L’idea è che un giorno, tra cinque o dieci anni, ci sarà un’applicazione concreta”, spiega Rémi Métivier.

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