Il Premio Goncourt 2024, il 122esimo, è stato assegnato allo scrittore e giornalista Kamel Daoud per il suo romanzo “Houris” pubblicato lo scorso agosto da Gallimard, per il quale ha già vinto il Premio dei lettori Landerneau 2024, il secondo di questo algerino nato il 17 giugno. 1970 a Mesra presso Mostaganem, naturalizzato francese nel 2020. Dieci anni fa ha ricevuto il Goncourt per il primo romanzo per “Meursault contre-investigation” ad Actes Sud dove ha rivisitato L’Étranger di Albert Camus. All’annuncio del Premio Goncourt ha dichiarato: “Per loro non sono un vero algerino perché non soddisfo il loro criterio: l’odio per la Francia”.
In “Houris”, Kamel Daoud evoca il “decennio nero” dell’Algeria, dal 1992 al 2002, quando il Paese era sotto l’influenza del terrorismo islamico. Una guerra civile che ha contrapposto il potere politico di Algeri a diversi gruppi islamici e ha provocato più di centocinquantamila vittime.
A Drouant, nel 9° arrondissement di Parigi dove si riunisce l’Accademia, il suo nuovo presidente Philippe Claudel ha annunciato la scelta della giuria composta da Paule Constant, Tahar Ben Jelloun, Pierre Assouline, Françoise Chandernagor, Didier Decoin, Eric-Emmanuel Schmitt, Camille Laurens , Pascal Bruckner e Christine Angot.
Hanno scelto tra i quattro finalisti Kamel Daoud, Gaël Faye per “Jacaranda” di Grasset che ha vinto il premio Renaudot, Sandrine Collette per “Madelaine avant l’aube” di JC Lattès e Hélène Gaudy con “Archipels” di Éditions de L’Olivier .
Aube, l’eroina di “Houris” è il simbolo del silenzio che regna in Algeria su questi anni bui, il potere algerino ha deciso di dimenticarli, in nome della “Concordia civile”, ed è vietato parlarne . “La Carta per la pace e la riconciliazione nazionale”, redatta dalle autorità algerine nel 2005 e che l’autore ricorda nel suo romanzo, ne è la prova.
Da segnalare che quest’anno Gallimard, l’editore di Kamel Daoud, non potrà partecipare alla Fiera del Libro di Algeri, che si terrà dal 6 al 16 novembre.
Poco dopo, alla giuria, al vincitore, al suo redattore e ad alcuni privilegiati è bastato fare pochi passi per raggiungere il ristorante Drouant, mecca della gastronomia.
Il menù che è stato servito loro verrà servito anche ai clienti fino al 15 dicembre, sei portate a 190€ o tre a 130. Noi aggiungeremo 120€ per l’abbinamento cibo-vino. È necessario prenotare con 72 ore di anticipo.
Il gestore del locale, James Ney, e lo chef, Romain Van Thienen, hanno leggermente modificato la tradizione della casa, ma questa rimane comunque. Così i crostacei messi in menu da Colette o la selvaggina, piumata negli anni pari e pelosa negli anni dispari.
Quest’anno il tema è “Parigi, capitale del buongustaio”. Ispira piatti opposti: Quiche Lorraine e caviale; Aragosta, gamberetti, cozze, vongole, mandorle; sogliola in brodo di pesce, caviale, spinaci Viroflay; Tortino di pernice, coscia impanata, sugo di selvaggina; Brie de Meaux; Crema pralinata, cavolo cappuccio, crema chiboust, babà, caffè…