La vittoria è arrivata rapidamente per il repubblicano Donald Trump. Uno dei primi capi di stato europei a congratularsi con Donald Trump è stato il presidente Emmanuel Macron. Da parte sua, anche il primo ministro Alexander De Croo ha inviato le sue congratulazioni, auspicando “rafforzare ulteriormente il legame transatlantico”. In Rue de la Loi, l’accoglienza riservata alla vittoria del repubblicano è molto più sfumata.
Il presidente del PS, Paul Magnette, si è logicamente indignato, ma non si è dimesso. I socialisti saranno “in prima linea per difendere le libertà, la democrazia, i diritti delle donne e il clima”, ha indicato combattivo.
La sua collega socialista, capogruppo al Parlamento vallone, Christie Morreale, deplora vedere “gli Stati cadere uno dopo l’altro nelle mani dei populisti”. Spera però di “capire, agire e proporre un’alternativa”.
A Ecolo, la copresidente Marie Lecocq descrive la vittoria di Trump come “una giornata nera per i nostri valori di democrazia, giustizia, protezione, uguaglianza ed è la vittoria dello scetticismo climatico”, si è rammaricata.
La sua collega e vice primo ministro Petra De Sutter (Groen) usa lo stesso termine e ritiene che “è giunto il momento in cui noi, progressisti e democratici, non possiamo più cedere a nulla (…). La resistenza continua”.
“Opportunità”
Da parte liberale, non vogliamo cadere nell’indignazione. Georges-Louis Bouchez vede la vittoria di Trump come un’opportunità: “Invece di commentare, o addirittura lamentarsi per alcuni, l’Europa deve piuttosto cogliere queste elezioni come un’opportunità per prendere in mano il proprio destino con una vera strategia di autonomia industriale, agricola, militare ed energetica , in perfetta collaborazione con i nostri alleati, compresi gli Stati Uniti”.
La sua collega ed ex primo ministro Sophie Wilmès riconosce il risultato democratico: “Il popolo ha parlato. Congratulazioni Donald Trump (…). Ogni volta che noi, l’UE e gli Stati Uniti, abbiamo lavorato insieme in modo costruttivo e su un piano di parità, è stata una vittoria per entrambe le parti”.
A sinistra, denotano diverse reazioni. In particolare quello del socialista Thomas Dermine, futuro sindaco di Charleroi, che ritiene che la vittoria di Donald Trump debba servire da segnale. L’Europa deve farsi carico di se stessa: “Il nostro problema sono le nostre dipendenze militari e industriali in Europa. Harris non avrebbe risolto questi problemi. La soluzione è l’Europa. È qui a Bruxelles, non a Washington. Il futuro è nelle nostre mani. L’Unione si costruisce nelle crisi”.
Tra gli ambientalisti spicca anche l’ex deputato federale Gilles Vanden Burre: “Per quanto il progetto di Trump mi disgusti, l’ondata di lamenti (spesso moralizzanti) mi stanca…”
Infine, dal lato degli Impegni, anche l’eurodeputato Yvan Verougstraete spera che l’Europa sia in grado di riprendersi: “Abbiamo urgentemente bisogno di attuare il rapporto Draghi. Abbiamo bisogno di un’Europa forte e indipendente. Faccio appello ai leader europei: alzatevi, superate le vostre differenze così da poter rilanciare, insieme, il progetto europeo!”