Assassinio Abdelkader: testimonianza al processo contro una vedetta diventata fornitrice, l’ascesa di un trafficante

Assassinio Abdelkader: testimonianza al processo contro una vedetta diventata fornitrice, l’ascesa di un trafficante
Assassinio Abdelkader: testimonianza al processo contro una vedetta diventata fornitrice, l’ascesa di un trafficante
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Giovedì uno degli imputati processati per associazione a delinquere ha raccontato di aver iniziato come vedetta nella rete di trafficanti di Chemin-bas-d’Avignon. Venerdì l’aula era chiusa ai cellulari. Un individuo avrebbe filmato l’imputato il giorno prima e avrebbe diffuso le immagini sui social network.

Da vedetta a fornitore o il percorso di un giovane di Clos d’Orville che iniziò a lavorare per la rete di concessionari come un semplice “chouf” e dovette avvisare dell’arrivo della polizia nel quartiere. Giovedì, di fronte al presidente della Corte d’assise, è stato poco loquace, rispondendo con frasi brevissime o addirittura preferendo non rispondere affatto sui fatti criminosi di cui è accusato (associazione per delinquere). Infatti, la sua partecipazione all’acquisto di giubbotti antiproiettile lo implica in una dinamica criminale globale, quello che partecipò alla sparatoria del 25 gennaio 2021. Ma quest’uomo ricopre un ruolo di supporto rispetto agli altri accusati.

Riconosce tuttavia il suo ruolo nel traffico di droga. Indica che è stata la sua vicinanza geografica allo Chemin-Bas-d’Avignon che ha contribuito alla sua frequentazione del quartiere e al suo scivolare nel terreno del traffico come vedetta. Il presidente Dorlhac gli chiede se è stato avvicinato dai capi della rete. Spiega che le persone che lo hanno reclutato sono “persone a cui non puoi dire di no”.

– “Volevi farlo?

-“Non voglio davvero…”

– “Questo ti ha permesso di avere la multa?”, chiede il magistrato.

-“Non stavo facendo questo, praticamente stavo aspettando.”

Apprendiamo poi che da una vedetta il giovane è passato al ruolo di fornitore per poi consegnare i pasti ai capi rete. È stato lui, su richiesta della rete, ad acquistare due giubbotti antiproiettile in un negozio di armi.

-“Chi ti ha chiesto di comprare i giubbotti?”

– “Non posso dirtelo.”

Dal resto dell’interrogatorio è emerso che i giubbotti antiproiettile (600 euro l’uno) erano lasciati nell’appartamento, quartier generale dei trafficanti, utilizzato per depositare e confezionare la droga ma anche per depositare armi.

A questo trafficante viene chiesto cosa pensa delle sparatorie già avvenute al momento dell’accordo.

-“È spaventoso”

– “Lo sai che ci sono dei morti”

-” sì”

L’uomo spiega comunque di aver continuato a recarsi al punto di trattativa nonostante il pericolo. Precisa inoltre di essere stato colpito. Il presidente gli chiede perché. Lui risponde che non aveva visto la polizia e non aveva informato i suoi amici spacciatori. Si precisa che la rete è localmente composta da tre manager e un capo.

– “Riporti a uno dei tre dirigenti?” chiede il presidente.

-“Sì” (ovviamente non ha fornito i nomi dei gestori).

Apprendiamo quindi che gli era stato assegnato il compito di raccogliere fondi per la rete. Veglia, venditore, fornitore poi collezionista. Il giorno dei fatti, il 25 gennaio 2021, assicura di essere a casa al Clos d’Orville. Omicidio? Indica di aver imparato “attraverso la stampa e i discorsi della gente esterna”. Dice di avere poca paura dopo la morte del giovane Abdelkader.

Il procuratore generale gli fa notare che ha continuato ad andare sul punto dell’accordo ben dopo l’omicidio di Mas de Mingue. Rimane poco comunicativo e chiaramente un po’ impressionato o addirittura spaventato e sembra essere in una forma di omertà. Il presidente ha letto una lettera inviata tramite il suo avvocato in cui affermava che non avrebbe mai pensato di essere coinvolto in una vicenda così terrificante. Aggiunge che il suo curriculum scolastico è stato distrutto e che ha stupidamente seguito ciò che gli era stato detto di fare. Dice di essere stato oggetto di intimidazioni e di aver “paura per se stesso e per la sua famiglia”.

Viene inoltre indicato che questo secondo ruolo aveva accesso all’appartamento dei trafficanti e che in linea di principio poche persone potevano accedere a questa sede dei trafficanti.

Questo venerdì, alla ripresa del processo, il presidente Dorlhac ha chiesto alla polizia di consentire l’ingresso solo alle persone munite di carta d’identità e di verificare sistematicamente le identità prima di entrare in aula e di vietare l’introduzione di telefoni cellulari in aula. Quindi i telefoni vengono tenuti fuori dalla polizia. La ragione ? Un individuo avrebbe filmato l’imputato nella cabina e avrebbe pubblicato le immagini sui social network. Il presidente ora vieta l’accesso ai cellulari nella stanza.

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