Sondaggi, proiezioni di vittoria… Le elezioni presidenziali americane tra incertezze e rischi di manipolazione

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Nella fase finale delle elezioni presidenziali americane, i sondaggi e le previsioni statistiche tentano di prevedere l’esito delle elezioni.

Una missione ancora più difficile al di là dell’Atlantico che in Francia, a causa di un metodo di voto che non favorisce necessariamente il candidato più votato.

In questo contesto di incertezza, vengono ampiamente diffuse proiezioni fuorvianti, che potrebbero influenzare le scelte degli elettori.

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Elezioni presidenziali americane

Con l’avvicinarsi del 5 novembre inizia la campagna presidenziale americana (nuova finestra) è in pieno svolgimento. Anche se è ovviamente molto difficile prevedere se vincerà Kamala Harris o Donald Trump, sondaggi e analisi ci provano ogni giorno, fornendo la loro dose di previsioni e risultati talvolta sorprendenti.

Si distingue il sito Polymarket: quando la maggioranza degli osservatori si aspetta risultati molto vicini, conta su una grande vittoria per l’ex star dei reality. Previsioni da prendere con le pinze, in un Paese dove anticipare il risultato di una futura elezione è ancora più delicato che in Francia.

Polymarket, un sito che regala a Trump la netta vittoria

Se navighi regolarmente sui social network, forse ti sei trovato di fronte ai pronostici di vittoria del sito americano Polymarket. Non si tratta di un istituto di sondaggi, ma di una piattaforma di scommesse online, sulla quale gli utenti di Internet sono invitati a scommettere su numerosi argomenti, compresi quelli politici. La sua singolarità? Attualmente presenta Donald Trump come il favorito schiacciante. Le sue possibilità di successo sono stimate (nuova finestra) al 60,3%, cifre che sono oggetto di una notevole rilancio online, anche in Francia.

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Gli internauti francofoni sottolineano le cifre presentate da Polymarket. Un sito che attualmente indica che Donald Trump è il grande vincitore. – Cattura dello schermo

Negli Stati Uniti è possibile scommettere sulla vittoria di Trump o Harris nelle elezioni del 5 novembre. Gli scommettitori che puntano sul trionfo dell’ex presidente possono attualmente acquistare le sue “azioni” per circa 60 centesimi l’una. In caso di vittoria al termine dello scrutinio potranno sperare in 40 centesimi di guadagno per “azione”. Oppure perdere tutto se il risultato non è quello previsto. Al contrario, le “azioni” dell’attuale vicepresidente hanno attualmente una valutazione inferiore, a soli 39 centesimi. Il profitto in caso di vincita sarà di 61 centesimi, con ancora la possibilità di perdere tutto in caso di sconfitta.

L’importo al quale è possibile ottenere queste forme di azioni cambia nel tempo, a seconda delle somme che vengono attribuite a ciascuno dei candidati. Finora sono già stati investiti circa 2 miliardi di dollari. L’attuale punteggio complessivo (60,5 per Trump contro 39,3 per Harris) viene presentato come la possibilità di vittoria dei due avversari. Riflette soprattutto le previsioni di alcuni investitori, che attualmente puntano sul successo elettorale dell’ex presidente.

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I dati di Polymarket sono oggetto di manipolazione e vengono presentati dai sostenitori di Trump come prova dell’ascesa che sta guadagnando nelle ultime settimane. Bisogna però ricordare che non si tratta affatto di un sondaggio e che i campioni di persone che vi partecipano non sono necessariamente rappresentativi della popolazione votante. Gli osservatori sottolineano inoltre che le scommesse sul sito vengono effettuate tramite una criptovaluta, il cui valore è garantito dal dollaro.

Un dettaglio che non lo è: Elon Musk e Donald Trump sembrano essere importanti promotori di questi metodi di pagamento alternativi, il che li rende figure influenti in questi ambienti. Inoltre, resta da dimostrare l’affidabilità di piattaforme come Polymarket, poiché osserviamo tra alcuni dei suoi concorrenti un leggero vantaggio rispetto a Kamala Harris, come notato (nuova finestra) Liberazione.

Un metodo di voto che rende difficili le previsioni

Oltre alle stime dubbie proposte da Polymarket, sui media e sui social network vengono diffusi sondaggi d’opinione più tradizionali. Consultazioni che non sfuggono anche ad alcune critiche. Sulla rete X viene così criticato un recente sondaggio presentato come favorevole a Donald Trump. Viene criticato per aver fatto affidamento su risultati molto incerti in un centinaio di aree geografiche del Paese.

Le proiezioni dei punteggi sono particolarmente restrittive lì, tanto che in questi casi, considerare che questi territori verrebbero acquisiti da Trump (avrebbe un piccolo vantaggio) risulta problematico. A causa dei campioni limitati di cittadini intervistati, le cifre proposte hanno in realtà un margine di errore troppo ampio per concludere che Trump o Harris abbiano vinto.

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Questa indagine dovrebbe essere studiata con molta cautela. Ritiene che alcuni stati abbiano vinto per Trump, anche se i risultati sono molto vicini. Il margine di errore li rende quindi attualmente imprevedibili dai sondaggisti. – Cattura dello schermo

In generale, la questione dei sondaggi resta delicata negli Stati Uniti, dove la loro attendibilità è messa alla prova (nuova finestra) con un metodo di voto che complica tutte le previsioni. A differenza delle elezioni faccia a faccia francesi, dove verrà eletto chi avrà più voti in tutto il Paese, gli americani hanno optato per un sistema piuttosto diverso.

Dall’altra parte dell’Atlantico, ogni stato ha un numero definito (nuova finestra) grandi elettori. Tre in Alaska, 40 in Texas, fino a 54 in California… Se un candidato arriva primo in uno stato, vincerà tutti questi grandi elettori, il che significa che in caso di voto ravvicinato, pochi. Solo un voto può far oscillare un gran numero di elettori in un colpo solo. E allo stesso tempo influenzare l’esito delle elezioni. Per questo motivo, ogni quattro anni, media e candidati prestano particolare attenzione agli “swing states”, quegli stati “chiave” che possono sconvolgere i risultati dell’intero Paese.

Dall’altra parte dell’Atlantico, la credibilità dei sondaggi è tanto più fragile in quanto le ultime elezioni sono state caratterizzate da previsioni mediocri. Nel lavoro presentato nel 2021, i ricercatori hanno mostrato (nuova finestra) che le elezioni del 2020 – che hanno visto vincere Joe Biden – simboleggiavano l’incapacità dei sondaggisti di offrire stime affidabili. Bisognava tornare indietro di 40 anni per trovare un margine di errore così ampio in un’elezione presidenziale americana.

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Thomas DESZPOT

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