Ho passato quasi tre ore a divertirmi nel museo FIFA anche se odio il calcio

Ho passato quasi tre ore a divertirmi nel museo FIFA anche se odio il calcio
Ho passato quasi tre ore a divertirmi nel museo FIFA anche se odio il calcio
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Ho un rapporto un po’ speciale con il calcio. Ero piccolo, stavo anche in difesa e non facevo poi così male nonostante fossi alto 10 metri ovviamente ne leggevo qualcuno Capitan Tsubasa (Oliva e Tom in VF e per gli ultratrentenni). Oggi a volte utilizzo la mia PlayStation con alcuni giochi virtuali: ero persino in squadra PES piuttosto che FIFAsperando di non essere socialmente rifiutato a causa di ciò. Ma da lì a seguire gare e campionati in televisione? Avere una (vera) maglia da tifoso di primo grado per affermare la mia fedeltà? Interessato alle notizie di calcio, nella sua interezza? Parliamo francese: piuttosto morire. Nella migliore delle ipotesi, il mio interesse è rivolto alla Coppa del Mondo, ma non senza riluttanza e raramente prima degli ottavi di finale. Oh, e ho una maglietta da calcio di Hello Kitty davvero carina. “kawai strano” secondo i miei colleghi. Questa è un po’ la base per gettare le basi. Ovviamente, quando mi è stato chiesto di fermarmi al Museo FIFA, ovvero la Disneyland dei calciatori, mentre ero in un fine settimana a Zurigo, ho aggrottato più di un sopracciglio. Avrei potuto fare tante altre cose in una delle città più calde della Svizzera. Casuale: bevi il mio miglior matcha al Mame, visita il vivace ex quartiere industriale ora un hotspot della moda, abbuffati di cioccolatini al museo Lindt o abbuffati nell’oscurità più totale, perché no. Davvero, il regno del calcio, a che pro? Ebbene, poiché solo gli sciocchi e i fannulloni non cambiano idea, sappi che mi pento della mia riluttanza e che ho avuto una mattinata migliore.

Da fuori però il museo non sembra un granché e con il mio amico, anche lui non particolarmente appassionato di calcio, ci diciamo che sembra molto piccolo e che forse ci vorrà una buona mezz’ora per girarlo. Quanto ci sbagliavamo. Appena entriamo, ci vengono mostrati gli spogliatoi per depositare borse e cappotti e siamo subito in bagno: ogni armadietto ha il nome di un giorno, di tutte le nazionalità insieme. Stile. Poi iniziamo la visita e ricevo un piccolo schiaffo in faccia. È bello, è allettante, c’è un ascensore trasparente di lato, il tutto sembra più un negozio di concetto un museo coreano ultra trendy piuttosto che un museo del calcio un po’ standard. Per prima cosa mi fermo alla visualizzazione di tutte le maglie da trasferta attuali dei diversi paesi.

Ne vedo due o tre che avrei voluto perdere ma ovviamente si tratta di oggetti da esposizione. Altri pezzi sono più classici: vediamo oggetti d’epoca, flashback di carriere specifiche, momenti chiave, oltre a un filo conduttore e alla storia del calcio. Noto che anche le calciatrici hanno un posto d’onore: Megan Rapinoe o Brandi Chastain, leggende tra le leggende.

Ovunque è pieno di angoli più interattivi: un tavolo che devi toccare per conoscere il significato di un particolare stemma su una particolare maglia qui, una mappa gigante là. Soprattutto il 2024 obbliga, c’è l’IA, ecco qui. In uno spazio piccolo, dove ci viene chiesto di riprodurre una celebrazione distintiva per contrastarla con quella del calciatore che l’ha creata. In un altro spazio, scattiamo dei selfie su uno schermo verde e poi aggiungiamo lo stadio che preferiamo. Sicuramente è più classico ma comunque carino. C’è anche un’area cinema che trasmette montaggi e attenzione, siamo lontani dal modifiche TikTok. Qui è a tema, il suono è forte e per la prima volta ci imbattiamo in a il meglio di femminile quindi sull’accento di un finale. Le emozioni sono frustarepassiamo dall’ansia all’eccitazione. Miscuglio, contrasti, gol, cartellini rossi, lacrime, rigori e ancora e ancora, esultanze. Sono teso e davvero è assurdo: sono immagini d’archivio di vecchie partite, so già l’esito e quindi non c’è una vera posta in palio! La magia del montaggio.

Infine, ho lasciato il meglio per ultimo: lo spazio pratico, che vale la stanza dello Spirito e del Tempo Sfera del Drago, facile. Anche se in realtà il posto sembra più una via di mezzo tra una palestra e una sala giochi. Qua e là, esercizi per imparare a dirigere il tiro, a dribblare, a concentrare la potenza del tiro. Tutti abbiamo un nome assegnato in modo casuale e con la classifica aggiornata in tempo reale c’è anche un po’ di competizione con gli altri visitatori. Ho perso completamente il controllo del dribbling e mi ci sono voluti tre minuti per fare un mini-corso che deve durare 15 secondi a Kylian Mbappé. La vergogna.

Ma nell’esercizio di precisione recupero il ritardo e ritrovo anche i vecchi riflessi. Beh, forse è colpa della qualità (o della qualità della colpa) del posto: tutti si ritrovano concentrati qui, perché è lo spazio più bello del museo. Quindi dovrai fare la fila per ogni minimizzazione in pratica. Credimi, ne vale la pena. Il mio unico desiderio quando lascio il posto? Prendi una palla e vai a giocare in un parco con il mio +1, falle provare il mio tiro al volo non più così arrugginito. Che qualcuno osi ancora prendersi gioco della mia maglia da football di Hello Kitty.

Informazioni pratiche: Museo FIFA, Seestrasse 27, 8002 Zürich, Svizzera, ingresso 28 euro

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