Ieri Vietnam, oggi Palestina: solidarietà internazionale!

Ieri Vietnam, oggi Palestina: solidarietà internazionale!
Ieri Vietnam, oggi Palestina: solidarietà internazionale!
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Le puissant mouvement de solidarité avec le peuple palestinien, qui se développe actuellement tant aux États-Unis qu'en Amérique Latine, en Afrique, en Asie, en Europe et aussi en France, est la cible d'une tentative de criminalisation à grande échelle visant à l'éradiquer.

La violenta repressione che lo ha colpito è rivelatrice. Nei campus americani con centinaia di arresti. O qui con un diluvio di calunnie e fusioni come abbiamo visto con l’occupazione pacifica di Sciences Po Paris trattata come un’azione criminale.

La presidente dell’Assemblea nazionale Yaël Braun-Pivet ha denunciato giovedì mattina “un clima di antisemitismo che si è diffuso” in Francia. Temeva che le università potessero diventare “luoghi di attivismo sfrenato”, riferendosi alla mobilitazione filo-palestinese.

Dovremmo piangere, dovremmo ridere? Venendo da un Netanyahu “incondizionato” che “si accampava a Tel Aviv” con Eric Ciotti, simbolo dell’estrema destra, e il vecchio delinquente di Betar, movimento d’urto fascista-sionista, Meyer Habib, non ci si stupisce di nulla.

Il presidente del Senato Gérard Larcher osa risuonare: “Sciences Po non può diventare un bunker dell’islamo-sinistra”. Denuncia per buona misura (o per farci ridere) “il wokismo, un’ideologia che si sta impossessando di una parte dell’università”. Dietro la ricca bonomia, i Versaillais, Ernest Courtot de Cissey, Joseph Vinoy e Gaston de Galliffet.

Elisabeth Badinter, promessa sposa a Les Invalides, vede nel movimento studentesco per il cessate il fuoco e il diritto internazionale “un’ondata di antisemitismo” e il primo ministro Gabriel Attal denuncia “l’azione di una minoranza attiva e pericolosa che cerca di imporre le sue regole ai nostri studenti e insegnanti, uno spettacolo straziante e scioccante. “La ministra dell’Istruzione superiore Sylvie Retailleau, come il primo ministro e tutti gli esponenti della destra, danno ovviamente la colpa a France Insoumise… e in particolare a Rima Hassan che invoca una “Intifada” nel Quartiere Latino e perché no una “Jihad” rue Saint Guillaume ? Tremiamo.

Tuttavia, non appena diamo voce ai principali interessati, come ha fatto France Culture questa mattina, 2 maggio, ascoltiamo una storia completamente diversa, lontana dalla calunnia e dalla stupidità, dalle bugie e dal razzismo.

Ascolta questi due insegnanti e questo studente di Sciences Po e saprai quali sono i fatti. Fatti ostinati, lontani dalle schifezze verbali delle classi dirigenti e dei loro lacchè.

Ciò che manda nel panico i nostri leader è la storia. Il maggio 68 è apparso come il prodotto di un fermento politico giovanile il cui asse era la solidarietà con la lotta del popolo vietnamita contro l’imperialismo americano. I vari Comitati Vietnamiti nelle scuole superiori e nelle università furono il crogiuolo di una generazione di attivisti. La mobilitazione degli studenti contro la guerra del Vietnam prefigura il maggio 68. Impegno, comitati, manifestazioni, reti militanti, radicalizzazione degli slogan, formazione antimperialista, i giovani hanno imparato le loro lezioni attraverso e con la solidarietà per il Vietnam (Semplice promemoria: almeno, tre milioni e cinquecentomila morti vietnamiti – 3,5 milioni – contro i 58.000 morti americani).

Indignato per i bombardamenti assassini, il napalm, i defolianti, le armi chimiche come l’Agente Arancio, che ha massacrato civili, bambini e donne a centinaia di migliaia, contro un popolo che voleva solo la propria indipendenza, indignato per quello che il Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra, ha definito il Il Tribunale Russell, che prende il nome dal suo iniziatore (Bertrand Russell, premio Nobel per la pace), ha definito all’unanimità i suoi membri come “genocidio”*, i giovani, inizialmente studenti, si sono sollevati per la pace. Nei campus degli Stati Uniti, dove quattro studenti americani furono uccisi dalla polizia nel 1970, in Europa, in Francia e in tutto il mondo.

Per Julie Reuben, storica e professoressa ad Harvard, l’attuale movimento studentesco “è inaudito dai tempi delle mobilitazioni contro la guerra del Vietnam”.

E questo è ciò che spaventa e fa infuriare i governi borghesi, qui e ovunque. Lo spettro di un giovane impegnato nella lotta di liberazione del popolo palestinese infesta i giorni e le notti delle classi dirigenti. Perché sanno che quando i giovani prenderanno coscienza di cosa sono le guerre coloniali e imperialiste, della loro natura, prima o poi si domanderanno la matrice che provoca queste guerre: il capitalismo.

Ieri come oggi chi vive è chi lotta e, come ha detto Jean-Luc Mélenchon, i giovani che si battono per la Palestina “sono, per noi, l’onore del nostro Paese”.


Fonte: NBH

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