Bobigny 1972, più che una lotta per l’aborto, una lotta di classe

Bobigny 1972, più che una lotta per l’aborto, una lotta di classe
Bobigny 1972, più che una lotta per l’aborto, una lotta di classe
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Bobigny 1972 ripercorre gli avvenimenti e il “processo di aborto” contro Marie-Claire Chevalier e sua madre. È il processo contro una ragazza violentata, denunciata dal suo stupratore, che Gisèle Halimi riporterà alla storia. Una prova decisiva per la promozione dei diritti delle donne.

Passando dal processo al passato, mescolando la vita di Gisèle Halimi con la lotta di questa giovane ragazza, Marie-Claire Chevalier, per accedere all’aborto a rischio della sua vita, questo fumetto va oltre la semplice trascrizione del Processo Bobigny.

Una giustizia di uomini

Questo processo è l’immagine della “giustizia umana”. Il simbolo è sorprendente. Tre uomini, tre giudici, di fronte a tre donne, tre colpevoli.

L’argomentazione di Gisèle Halimi si basa principalmente su due cose. In primo luogo, denuncia la giustizia data e orchestrata dagli uomini. Poi denuncia un’ingiustizia di classe; con diritti diversi – appunto – tra le donne borghesi, che possono abortire in cliniche all’estero, e le donne private di tutto, che hanno diritto solo ai ferri da maglia.

Signor Pubblico Ministero… Le sembra improbabile che una ragazza di 15 anni non sporga denuncia per stupro?

Dibattiti che ancora echeggiano dopo l’ondata del “Metoo”. Gisèle Halimi denuncia con forza questa messa in discussione della parola delle donne; ma indica anche l’ignoranza delle conseguenze del patriarcato.

Hai messo lo speculum in bocca?

In questo processo aleggia come una forma di oscurantismo. Così, la violenza del momento è tanto più esacerbata da un giudizio che va oltre l’aborto. Percepiamo lì una forma degradata di moralità. Sii una buona madre, una buona moglie, abbi una casa ben tenuta. Questo insieme di precetti religiosi giustificherebbe, per i giudici, che l’aborto non può essere praticato.

Uguaglianza delle donne

La principale forza trainante del brillante avvocato rimane la lotta di classe. Perché sì, le donne borghesi che desiderano abortire possono farlo. Mai una donna “di questo rango” è stata citata in giudizio. Sfilano Delphine Seyrig, Simone De Beauvoir e Claude Servan-Schreiber. Tutte lo suppongono e lo dicono forte e chiaro, non si sono mai preoccupate, perché sono donne borghesi.

Condanni sempre la stessa cosa… La “Mme Chevalier”

Le donne senza soldi, senza relazioni, vengono condannate, e duramente. Ripristinare l’uguaglianza tra le donne e proteggere le persone più vulnerabili è il cuore della lotta per l’aborto.

Questo processo, che ha fatto la storia, ha aperto il varco mediatico per la legalizzazione dell’aborto. Dobbiamo molto a questi Signorina Chevalier che hanno lottato per questo diritto. La recente costituzionalizzazione dell’aborto ci ricorda fortemente questa vittoria delle femministe.

Ci ricorda anche che la battaglia non è finita. Innanzitutto per il diritto effettivo all’aborto, ma anche per altre lotte femministe.

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