Viggo Mortensen ha un hobby nelle foto: Libération

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Tinta

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Secondo tentativo di regia per l’amatissimo attore che veste i panni di un cowboy destrutturato in un western femminista dai grandi zoccoli con Vicky Krieps.

Maldestro tentativo di western femminista, diretto e interpretato dal simpatico Viggo Mortensen, Fino alla fine del mondo non ci augura alcun male, ma in realtà non deve essere marchiato con una pietra bianca. L’attore sessantacinquenne, non immune al narcisismo più di chiunque altro, assume un ruolo che riteniamo sia motivato dal desiderio di apparire al meglio. Quella di un cowboy come nessun altro, colto, francofilo, innamorato di una donna emancipata, un’anima nobile tra la gente marcia che regna sul corrotto Occidente degli Stati Uniti – Viggo cosa! Per quanto decostruito possa essere un ragazzo nato nel 1800, ma dopo tutto maschio, questo immigrato danese non ha mai spazzato la sua cabina nel Nevada prima di trasferire lì il suo partner. Presto resterà sola a casa nonostante il suo bellissimo amore, vedendo il suo uomo arruolarsi con i nordici nella Guerra Civile. Sostenendo da sola i suoi bisogni, dovrà resistere alla brutalità del figlio di un notabile fuori controllo, che sottopone l’intera città al suo terrore.

Sbava, stringi i denti e muori da santo

L’amata Vicky Krieps sembra con il pilota automatico per questo ennesimo ruolo di amante anticonformista, pur rivelando un talento insospettabile: sa fare l’accento del Quebec. Eliminando la guerra degli uomini per filmare quella delle donne, il resto dello scenario la limita a ciò che sanno fare meglio.

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