Assassinio di Matisse a Châteauroux: qual è il pretesto della minoranza che il governo vuole riformare?

Assassinio di Matisse a Châteauroux: qual è il pretesto della minoranza che il governo vuole riformare?
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Shaïna a Creil, Shamseddine a Viry-Châtillon, Zakaria a Romans-sur-Isère, Philippe a Grande-Synthe, o anche questo sabato, Matisse a Châteauroux. Cosa hanno in comune tutti questi omicidi? Anche gli imputati sono minorenni, beneficiando di fatto della scusa della minorità, definita nell’articolo 122-8 del Codice penale, in combinato disposto con alcune disposizioni contenute nel Codice di giustizia penale per i minorenni. Un principio giuridico che consente di punire un minore meno severamente di un adulto.

Cosa dice la legge?

Sancito in un’ordinanza del diritto penale francese del 1945, questo principio giuridico, dotato di valore costituzionale, trova la sua fonte nel diritto penale francese, ai sensi dell’articolo 122-8 del Codice penale: “I minori capaci di discernimento sono penalmente responsabili dei delitti , dei delitti o delle contravvenzioni di cui siano stati riconosciuti colpevoli, tenuto conto dell’attenuante di responsabilità di cui beneficiano in ragione dell’età, alle condizioni fissate dal codice di giustizia penale minorile”, stabilendo così il principio dell’escusazione della minoranza.

Questo principio, applicabile ai minori dai 13 ai 17 anni, impone al Tribunale dei minorenni e alla Corte d’assise per i minorenni di non “pronunciare una pena detentiva superiore alla metà della pena subita”, dividendo così in due la loro pena. D’altro canto, “se la pena inflitta è la reclusione penale o l’ergastolo, non può superare venti anni di reclusione o di detenzione penale”, principi stabiliti dall’articolo L121-5 del Codice di giustizia penale minorile ( CJPM), creato con l’ordinanza dell’11 settembre 2019.

Al di sotto di 13 anni, il CJPM ritiene che il minore debba essere dichiarato penalmente “irresponsabile”.

È possibile eliminare la scusa della minoranza?

Nel caso dell’omicidio di Matisse, il minore imputato aveva 15 anni, l’eccezione della minorità non può essere revocata, possibilità che spetta soltanto ai minori di 16 e 17 anni, come confermato dall’articolo L121 -7 del CJPM, e questo “eccezionalmente e tenendo conto delle circostanze del caso e della personalità del minore nonché della sua situazione”, precisando che tale decisione deve essere “particolarmente motivata”. Inoltre, se la pena inflitta è l’ergastolo, la pena massima prevista è di 30 anni.

Tenuto conto di queste eccezioni teoriche molto rigorose, la revoca della scusa della minoranza nella pratica è estremamente rara, poiché è stata revocata solo due volte dal 1945, l’ultima nel 2013, quando nel caso Agnès Marin, Mathieu M., fu condannato a ergastolo per lo stupro e l’omicidio della studentessa di 13 anni, il cui corpo è stato trovato carbonizzato in una foresta, vicino al collegio dove studiava. Stupratore recidivo, la Corte d’assise ha poi deciso di respingere la scusa della minoranza, sulla base della personalità “ultra pericolosa” del sospettato.

La volta precedente, una simile condanna era stata pronunciata contro Patrick Dils, il 27 gennaio 1989, accusato dell’omicidio di due ragazzi, uccisi a sassate, nel mese di settembre 1986. 16 anni all’epoca dei fatti, la giustizia aveva deciso di respingere, per la prima volta, il pretesto della minorità, vista l’indignazione generale suscitata dal caso. Dopo quindici anni di carcere, la sua innocenza è stata riconosciuta il 24 aprile 2002, provocando uno degli errori giudiziari più famosi nella storia della giustizia penale francese.

Quali strade per la riforma?

In visita a Viry-Châtillon, mercoledì scorso 17 aprile, in occasione dei suoi 100 giorni a Matignon, ma anche (e soprattutto) in seguito alla morte di Shamseddine, 15 anni, picchiato a morte all’uscita del collegio, Gabriel Attal ha poi precisato che “nel vigile rispetto dei nostri principi costituzionali (…), siamo pronti (…) ad aprire questo dibattito di mitigazione con la scusa della minorità, se è possibile e se è auspicabile”, aggiungendo che “il ministro [de la Justice, Éric Dupond-Moretti] lavoreremo su questo e rifletteremo nelle prossime settimane con le parti interessate”. Inoltre, il Primo Ministro si è espresso a favore dell’istituzione della “comparsa immediata davanti al tribunale per i giovani a partire dai 16 anni, in modo che debbano rispondere immediatamente delle loro azioni, come gli adulti, e siano puniti immediatamente, come gli adulti”. .”

Tra le piste di lavoro sul tavolo dell’esecutivo, la possibilità di abbassare la maggioranza penale da 18 a 16 anni, eliminando di fatto l’alibi della minoranza per i minorenni di età compresa tra 16 e 18 anni. Un’altra ipotesi è quella di far sì che la minoranza scusi l’eccezione e non più la regola, invertendo così il principio. Concretamente, in questo scenario, spetterebbe al giudice sancire tale principio in relazione alle particolari circostanze del caso, invece di stabilirlo a priori.

Il dubbio mondo giuridico

Un’evoluzione del diritto che non ha convinto molto le diverse professioni del mondo forense. A questo proposito, l’Unione Magistrati (Usm), ha sottolineato un intervento che “omette di parlare delle difficoltà strutturali della professione”, stimando che “è sempre una strada difficile richiamare i principi fondamentali della nostra Repubblica in una comunicazione società in cui l’immediatezza e l’iperreattività sono elevate al rango di virtù cardinali”. Stessa storia per l’Associazione francese dei magistrati giovanili e familiari (AFMJF), che ha annunciato la sua “sorpresa” in seguito a questi annunci, precisando che “rinunciare all’attenuazione di pena per minoranza, soprattutto per i più giovani, dai 13 ai 15 anni, significa negare che l’adolescente non abbia ancora raggiunto la piena maturità”.

Anche da parte dell’Ordine degli avvocati di Parigi e del Consiglio nazionale degli avvocati siamo indignati da questi annunci, che mettono in discussione la presunta esplosione della violenza tra i minori: “Sostenere che i giovani sono sempre più violenti è un postulato secondo cui ‘nessuna cifra arriva a sostenere questo. Al contrario, secondo le statistiche del Ministero della Giustizia, tra il 2019 e il 2022 è stato osservato un calo del 24% nel numero dei minori implicati e, se la percentuale dei procedimenti giudiziari è rimasta stabile durante questo periodo, il numero dei minori processati prima i tribunali sono diminuiti di oltre il 30%”, precisa il comunicato stampa del 25 aprile, firmato da numerosi sindacati e professionisti del mondo della giustizia. “Attenuare l’esimente della minoranza o applicare la procedura di comparizione immediata ai minori equivale a negare la specificità propria della giustizia penale minorile, mentre la distinzione tra minori e adulti è giustificata dalla capacità di discernimento e dalla minore maturità dei minori”, soffocano, aggiungendo che “il ritorno alla scusa della minoranza porterebbe la Francia a rompere con i suoi impegni internazionali e in particolare con la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia”.

Da parte sua, il ministro della Giustizia ed ex penalista, si è mostrato relativamente cauto sull’argomento: “La mia bussola è costituzionale e di principio. Credo che non possiamo trattare un adolescente come un adulto”, dice questa domenica, 28 aprile, con i nostri colleghi di BFMTV. La prova, se ce ne fosse bisogno, che anche all’interno del governo si preferisce andare avanti a tentoni piuttosto che a grandi passi. L’assassinio di Matisse avvenuto questo sabato dovrebbe in ogni caso ravvivare il dibattito, mentre la destra e l’estrema destra, così come alcuni eletti locali (tra cui il sindaco di Romans-sur-Isère e il sindaco di Châteauroux , entrambi diversi esponenti della destra partiti di estrema destra), hanno chiesto di “rivisitare” questo principio.

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