“Con la sua morte Marco Pantani ha raggiunto il rango di santo e quest’anno il Tour gli concede una sorta di pellegrinaggio”

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Marco Pantani, 18 luglio 2000, durante la tappa del Tour de France tra Courchevel e Morzine, sulle Alpi. PATRICK KOVARIK / AFP

Dopo un lungo silenzio, Marco Pantani riceve gli onori del Tour de France. Il vincitore dell’edizione 1998, successivamente sospettato di doping e squalificato, morì vent’anni fa. Per la prima grande partenza dall’Italia, il Tour fa tappa sabato 29 giugno nella città dove morì, Rimini, e riparte domenica da Cesenatico, città dove è nato. Per evocare questo “figura tragica” Ciclismo, Il mondo ha riunito due filosofi amanti di questo sport, Raphaël Verchère, autore di Sport e merito, storia di un mito (Les Editions du volcan, 2022) e Olivier Haralambon, che pubblica il suo prossimo lavoro, Il corpo di un uomoa settembre al Premier Parallèle.

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Marco Pantani è passato da eroe dopo la vittoria al Tour de France del 1998 a paria l’anno successivo. Oggi trova posto nella narrazione ufficiale del Tour. Come spieghi questo percorso?

Raffaello Verchère: Forse perché, come in Il delitto dell’Orient Express, ci sono più persone responsabili della sua morte… Ricordo il giorno in cui lo scoprimmo. Una morte brutale, cupa e solitaria, in un albergo quasi miserabile, il giorno di San Valentino. Chi ha ucciso Pantani? Non mi riferisco alle indagini della polizia, che conclusero che si trattava di un’overdose di cocaina, o alle teorie secondo cui potrebbe essere stato assassinato. Mi interrogo sulla responsabilità diffusa, e quindi sul nostro senso di colpa, che può spiegare il culto che oggi gli viene tributato. A Madonna di Campiglio Marco Pantani è stato un capro espiatorio, nel senso usato da René Girard [auteur de Bouc émissaire, Grasset, 1982] : figura di rifiuto che permette di lavarsi le mani come Pilato. Tuttavia, per Girard, esistono processi antropologici di inversione, in cui il capro espiatorio, la persona su cui inizialmente venivano addotte le colpe, diventa oggetto di culto o di adorazione. Uno degli esempi più sorprendenti è la figura di Cristo. In una certa misura Pantani sarebbe un santo e il “Pantanismo” un culto, come il “Maradonismo”!

Olivier Haralambon: Pantani ha l’essenza di un santo, secondo l’uso che ne fa la chiesa romana: persone localmente riconosciute, che la chiesa beatifica per affermare il proprio potere. Le storie delle vite dei santi non raffigurano i santi immacolati durante la loro vita ma, al contrario, brulicanti di lendini e storpi di piaghe purulente. È solo quando muoiono che il loro corpo si trasforma in aromi di profumo – si parla allora di “odore di santità”! Con la sua morte Marco Pantani è salito al rango di santo, e il Tour de France quest’anno gli concede una sorta di pellegrinaggio.

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