vittoria di Girmay, l’Eritrea ti saluta!

vittoria di Girmay, l’Eritrea ti saluta!
vittoria di Girmay, l’Eritrea ti saluta!
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Appariva sulla destra della strada, a meno di 200 metri dal traguardo, tracciato su corso Galileo Ferraris, all’ombra di filari di alberi che regalavano una gradita frescura. Nella gara finale, come si dice in gergo ciclistico quando entrano in azione i velocisti, Biniam Girmay, sfrecciato a 68,5 km/h, ha mostrato la sua velocità tale da superare gli avversari.

Ha avuto anche il tempo di alzare le braccia in segno di vittoria, prova che il suo successo era chiaro e impeccabile. Ha vinto questo lunedì, a Torino, davanti all’esperto colombiano Fernando Gaviria e a seguire un giovane belga, Arnaud De Lie.

Questo successo costituisce un doppio primato. Innanzitutto per la sua squadra belga, l’Intermarché-Wanty, che apre il suo conto sulla Grande Boucle, dopo avervi fatto la sua comparsa nel 2017. Pieno di gioia, Jean-François Bourlart, il direttore generale, si fa strada tra la folla di tifosi per unirsi a Biniam Girmay. Come il giorno prima Arkéa-B&B Hotels, una squadra “piccola” ha vinto coraggiosamente un mazzo di fiori a scapito delle squadre più ricche.

Poi (e soprattutto), questo successo rappresenta il primo per un corridore dell’Africa sub-sahariana. C’erano state le vittorie di tappa di Daryl Impey (2019 a Brioude) e Rob Hunter (2007 a Montpellier). Ma questi erano sudafricani bianchi.

L’Eritrea diventa la 34esima nazione a vincere una tappa e l’Ecuador il 26esimo paese con la maglia gialla

“Questa è una vittoria per tutti gli africani. Ora facciamo davvero parte di una corsa più grande. Questo è il nostro momento, la nostra ora”, codardo in lacrime, ancora segnato dallo sforzo, Biniam Girmay. Il velocista di Wanty-Intermarché aveva già fatto la storia diventando il primo africano nero a vincere una classica fiamminga, la Ghent-Wevelgem nel 2022.

Il resto dopo questo annuncio

Tornato a casa in Eritrea, paese autoritario nel Corno del continente, è stato accolto come un eroe durante una parata per le strade della capitale Asmara. Nello stesso anno partecipò ad una tappa del Giro, corsa che dovette abbandonare perché gli cadde accidentalmente negli occhi il tappo della bottiglia di prosecco donata al vincitore…

Da bambino, racconta, suo padre lo ha fatto conoscere il Tour de France in televisione. La maglia a pois indossata per un breve periodo dal connazionale Daniel Teklehaimanot nel 2015 gli ha fatto venire voglia di partecipare alla Grande Boucle. “Ho chiesto a mio padre se un giorno avrei potuto fare il Tour. Mi ha detto di sì, se avessi creduto in me stesso”, ricorda “Bini” Girmay. Passato per il World Cycling Centre, ad Aigle, in Svizzera, che aiuta i corridori dei paesi in via di sviluppo, il nativo di Asmara è diventato professionista nel 2020 all’interno del team marsigliese Delko, poco prima che scomparisse per difficoltà finanziarie. Si riprende con i belgi Intermarché-Wanty. Fino a questo grande successo ottenuto nella 3a tappa di Torino.

Partendo da Piacenza in Emilia-Romagna, questa tappa di 230,8 km è stata la più lunga dell’edizione 2024. Lo storico successo di Girmay farebbe quasi dimenticare che Richard Carapaz, 14esimo nella cittadina piemontese, ha recuperato la maglia gialla. Nello stesso secondo posto resta invece lo sloveno Tadej Pogacar, 38esimo.

Carapaz (EF Education-Easypost) diventa il primo ecuadoriano a indossare la casacca color sole. Da martedì, nel corso della 4a tappa tra Pinerolo (Italia) e Valloire (Savoia), la classifica dovrebbe cambiare ancora, e forse addirittura stravolgersi, con il valico del primo passo fuori categoria, il Galibier, che tocca più superiore a 2600 metri.

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