Martedì la giustizia cambogiana ha condannato dieci attivisti ambientali a pene che vanno dai sei agli otto anni di carcere per associazione a delinquere, in un nuovo tentativo di “imbavagliare” l’opposizione secondo gruppi per i diritti umani.
La condanna più pesante riguarda tre degli imputati, accusati anche di lesa maestà, Am Sam Ath, della Lega cambogiana per la difesa dei diritti umani (Licadho), ha detto all’AFP. Tra loro c’è Alejandro Gonzalez-Davidson, cofondatore spagnolo della ONG Madre Natura Cambogia da cui provengono gli imputati, ed espulso nel 2015.
“Si tratta di un verdetto molto deludente. È incredibile che le autorità cambogiane condannino i giovani attivisti che difendono l’acqua pulita a Phnom Penh, proteggono le foreste di mangrovie a Koh Kong e mettono in guardia contro la privatizzazione delle terre nelle aree protette, presentandoli come un attacco contro lo Stato”, ha reagito Am Sam Ath.
Tutti gli imputati hanno negato le accuse, che ritengono fossero motivate politicamente.
Davanti al tribunale della capitale Phnom Penh dove è stata emessa la sentenza, quattro degli attivisti condannati sono stati portati in auto della polizia, secondo un giornalista dell’AFP presente sulla scena.
Gli altri imputati non erano presenti.
Il processo è un tentativo di “mettere a tacere le critiche alle politiche del governo”, ha denunciato a giugno la ONG Human Rights Watch.
Da circa dieci anni Madre Natura Cambogia “ha denunciato la corruzione nella gestione delle risorse naturali della Cambogia”, si legge nel comunicato stampa, in particolare in relazione alla distruzione dei laghi di Phnom Penh in nome dell’espansione urbana o dello sfruttamento del disboscamento illegale.
Negli ultimi anni, gli attivisti ambientali hanno subito la repressione da parte delle autorità cambogiane, e la loro lotta per proteggere l’ambiente a volte si scontra con progetti avviati a piacimento per sviluppare uno dei paesi più poveri dell’Asia.
pubblicato il 2 luglio alle 7:29, AFP
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