Calcite, caolinite, talco, biossido di titanio… Nella presentazione pubblicata su Linkedin in occasione dell’uscita del suo primo fumetto – Risorse, una sfida per l’umanità (a cura di Casterman) – Philippe Bihouix non può fare a meno di elencare brevemente tutti i minerali che sono stati utilizzati per produrre le pagine. Durante tutto il lavoro, l’ingegnere centrale specializzato in metalli farà regolarmente lo stesso. Un pregiudizio educativo, per rendere il suo interlocutore – che altri non è che il progettista dell’opera, Vincent Perriot, che si mette in scena in una lunga discussione costellata di umorismo e riferimenti intellettuali – consapevole del peso materiale della nostra vita quotidiana e della limiti che pone.
Un mondo (sempre più) materiale
Ovviamente ispirato ai fumetti documentari Il mondo infinito – un best-seller scritto da Jean-Marc Jancovici e Christophe Blain sul tema dell’energia – gli autori si concentrano nel loro libro sulla questione altrettanto cruciale e angosciante delle risorse. Viaggiando virtualmente attraverso le miniere e le fabbriche di tutto il mondo, fanno buon uso dei fumetti per mostrare la crescita pazzesca dell’estrazione dei metalli che non si è mai fermata dai tempi della rivoluzione industriale.
Lungi dall’essere una semplice lezione oggettiva, che insegna al lettore che un telefono di ultima generazione contiene 45 metalli diversi o che nelle selci più leggere si trovano terre rare, il fumetto difende una tesi che non sorprenderà i lettori di Philippe Bihouix. Non esiste in realtà alcuna dematerializzazione, come ci ricorda la proliferazione di data center e cavi sottomarini dietro la tecnologia digitale. Tuttavia, la crescita esponenziale del consumo materiale è insostenibile di fronte alla limitatezza delle risorse e all’aumento del fabbisogno energetico per le attività causato dalla tendenza al ribasso del contenuto o dell’accessibilità dei depositi.
Nessuna salvezza nello spazio
Se le soluzioni proposte possono talvolta sembrare sommarie o traballanti, il lavoro (di cui sono apprezzate la bibliografia e le appendici sull’uso delle risorse e sulla produzione dei rifiuti nel mondo) ha il merito di sollevare questioni centrali, spesso trascurate. Collocandosi in un vecchio dibattito impersonato da diverse figure intellettuali, ci presenta una serie di intellettuali che hanno messo in guardia (come il Club di Roma) sulla finitezza delle risorse. Ma anche i loro avversari, i “cornucopiani”, convinti che l’innovazione e la tecnologia consentiranno sempre di trovare soluzioni per andare verso un mondo di abbondanza.
È su questo tema che gli autori sono i più originali – e si avvalgono dell’esperienza del disegno di fantascienza di Vincent Perriot – ritornando su una delle ultime scommesse di questo campo (che per il momento è ancora riuscito a spostare il picco delle risorse ): quello della conquista dello spazio. Questo è il percorso che consentirebbe, come spiega Jeff Bezos al Washington Convention Center 2019 nella scena che apre il fumetto, di sfuggire alla finitezza delle risorse della terra.
Un’aberrazione tecnologica e politica, giudica i giudici Philippe Bihouix, che invoca una civiltà “tecnicamente sostenibile”, costruita sulla sobrietà, sull’economia delle risorse rare e sul riciclaggio. Prima di ricordare che quest’ultima strada è necessaria, ma non consente di recuperare la totalità dei materiali, perché si disperdono nell’ambiente durante l’uso o vengono diluiti in leghe. Una lettura che fa ripensare gli oggetti acquistati e prodotti alla luce di dati e nozioni spesso angoscianti… Che a volte possono ispirare i produttori, come il concetto di “metalli della speranza” forgiato dal ricercatore olandese Andre Diederen per designare i più abbondanti metalli presenti nella crosta terrestre, come silicio, magnesio e alluminio.
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