Il rettore della Grande Moschea di Parigi contrattacca

Il rettore della Grande Moschea di Parigi contrattacca
Il rettore della Grande Moschea di Parigi contrattacca
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Giovedì sera, durante la presentazione dei suoi desideri, Chems-eddine Hafiz ha denunciato una “cabala scandalosa e infondata” che lo avrebbe preso di mira sulla questione halal, ma non ha detto una parola sulla detenzione dello scrittore Boualem Sansal in Algeria

L’uomo è visibilmente provato ma non ammette la sconfitta. Presentando i suoi desideri giovedì 23 gennaio, dalla Grande Moschea di Parigi, il suo rettore Chems-eddine Hafiz, criticato dalle recenti critiche sullo sfondo della crisi tra Francia e Algeria, ha confermato pubblicamente che non si dimetterà: “Con determinazione, sincerità e serenità, continuerò a presiedere al destino della Grande Moschea di Parigi”, disse ai suoi “Detrattori e avidi abituali, procuratori ombra”mentre contrattacca perché “La Grande Moschea di Parigi non cederà a una cabala scandalosa e infondata”.

Denunciare A “campagna mediatica senza precedenti condotta contro l’istituzione che dirigo e contro tutto ciò che rappresenta” con “attacchi estremamente virulenti, totalmente falsi, diffusi dall’incoerenza dei social network e dall’orientamento di alcuni media” proveniente, secondo lui, nel “ambienti ostili alla pacificazione delle relazioni tra Francia e Algeria”l’attuale rettore, che di professione era avvocato, rivendicava una politica di “trasparenza”.

“Tutto era stato reso pubblico”

Il tema della certificazione halal è stato affrontato per primo in seguito ad un articolo pubblicato sul quotidiano L’Opinione del 22 gennaio in cui è direttamente implicato per i suoi metodi e per la sua gestione di un accordo con l’Algeria che prevede, alla moschea di Parigi, di riscuotere, contro l’etichetta halal, una tassa su una moltitudine di prodotti alimentari importati dall’Europa verso l’Algeria. Chems-eddine Hafiz li ha presi in giro “rivelazioni” perché secondo lui “tutto è stato reso pubblico, da noi, al momento della firma di questi accordi nel dicembre 2022”accessibile sul sito web della Grande Moschea. Sul sito infatti esiste una scheda intitolata “mandato esclusivo dell’Algeria” che devi sapere come trovare. La firma di questo accordo rimase discreta all’epoca.

Per quanto riguarda il “società commerciale” che gestisce effettivamente i flussi finanziari derivanti da questa manna, non ha fatto altro, ha insistito il rettore, a “azionista unico”, “Associazione della Società degli Habous e dei Luoghi Santi dell’Islam” che è il proprietario e gestore della Grande Moschea di Parigi.

Per rispondere alle accuse di controlli fantasiosi su questi prodotti etichettati, consegnati a migliaia di tonnellate, ha detto il rettore “I controlli sul campo, l’emissione di certificati e il monitoraggio contabile sono solidi: tutto è tracciato, controllato, dichiarato”. Nessuno però capisce come possa essere effettuato un controllo concreto, da parte di tre dipendenti parigini, viste le quantità importate e la moltitudine di prodotti interessati.

Sull’utilizzo dei fondi, infine, lo stesso gestore ha garantito: “Tutti i dividendi vengono utilizzati per finanziare l’esercizio del culto musulmano, come prevedono gli statuti della nuova società commerciale”. Sarebbero queste le somme, secondo il quotidiano L’Opinione che cita la Grande Moschea di circa 2,9 milioni di euro di utile operativo nel 2024. Questi in realtà non sono pubblicati.

Alla fine il rettore si è offeso perché questo meccanismo di finanziamento del culto veniva messo in discussione “altri avevano avanzato l’idea qualche anno fa di tassare l’economia halal per finanziare il culto”. Al contrario, a suo avviso, i fondi così raccolti dalla Grande Moschea di Parigi “dovrebbe essere considerato un vantaggio per la fede musulmana in Francia, che ha così tante difficoltà a finanziarsi” qualificandosi “notizie false” cosa sarebbe un “finanziamenti nascosti”.

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“Ponti virtuosi tra Francia e Algeria”

Quanto alle accuse relative allo stretto legame tra questo luogo di culto costruito dalla Francia nel 1922 per onorare i soldati musulmani, non solo algerini, caduti durante la guerra del 14-18, questo algerino di nascita ribatte che questa istituzione ha sempre avuto un “rapporto storico con l’Algeria” e non è stato fino agli anni ’80 “privo di mezzi”inizia questo luogo simbolico “beneficiare di un finanziamento annuale da parte dello Stato algerino, in pieno accordo con lo Stato francese”.

Il rettore in particolare ha concluso il suo appello con questa affermazione: “Nessuno potrà ignorare l’impegno repubblicano della Grande Moschea di Parigi, il suo attaccamento ai valori della nostra società, il suo desiderio di vedere fiorire i nostri concittadini musulmani in Francia. Questo è senza dubbio il motivo per cui è inquietante e perché alcuni rifiutano ciò che rappresenta e continuerà a rappresentare: un simbolo di unità. »

Dopo aver elencato nel suo intervento i risultati delle sue molteplici azioni religiose e culturali per l’anno 2024, il rettore ha così definito la sua visione di “ruolo della Grande Moschea di Parigi” chi deve lavorare “a favore della vita armoniosa del culto musulmano nel nostro Paese, della cittadinanza dei musulmani in Francia e della lotta contro l’estremismo”e il suo “desiderio” personale “costruire ponti virtuosi tra Francia e Algeria”. L’ex avvocato che allora stava discutendo per se stesso ha posto questa domanda: “Che male possiamo vedere in questa intenzione? Quale contraddizione? Nessuno.”

Il rettore retore, però, ha evitato accuratamente di affrontare i temi più controversi che tuttavia dividono profondamente i due Paesi. Da un lato la vicenda degli influencer algerini, molti dei quali arrestati dal ministro degli Interni Bruno Retailleau, rappresentato nella Grande Moschea da diverse personalità eminenti, tra cui il suo vice capo di gabinetto, Louis-Xavier Thirode, amico personale di il rettore. E la detenzione, invece, di Boualem Sansal, scrittore detenuto in Algeria per il reato di opinione. Giovedì sera lo scrittore è stato semplicemente ignorato da Chems-eddine Hafiz che ha preferito elogiare una delle sue molteplici iniziative culturali, “il premio letterario della Grande Moschea di Parigi”.

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