Gli anni Novanta furono segnati dagli scandali del doping nel ciclismo e nell’atletica. Da allora, la lotta è stata organizzata. Oggi gli atleti di alto livello vengono localizzati, controllati e registrati. Ma nonostante questa ricerca, ogni anno in Svizzera vengono scoperti diversi casi di doping. Che impatto ha il doping sul corpo degli atleti? Sullo spirito sportivo? Come possiamo supervisionare le future élite sportive per mostrare loro che è possibile esibirsi senza imbrogliare? E, considerato il costo elevato dei test, come possiamo garantire che anche gli sport amatoriali siano esenti da prodotti dopanti? Domande affrontate in cinque puntate del programma La Première “Vacarme”.
1. Sorridi, vieni filmato
Il monitoraggio antidoping è riservato all’élite dello sport. In Svizzera, gli atleti di maggior successo hanno un passaporto biologico e devono compilare una seconda domanda con la dicitura “whereabouting”. Ciascuna delle loro azioni deve essere pianificata per essere controllabile in ogni momento. La runner Sarah Atcho vive questa caccia ogni giorno.
2. Il prezzo della pipì
In Svizzera la polizia antidoping si chiama Swiss Sport Integrity. Questa fondazione indipendente è responsabile del monitoraggio dell’élite sportiva. Nel 2023 ha effettuato 2712 controlli, un record. Meno dell’1% di questi è risultato positivo. Una volta raccolti, i campioni di sangue o di urina vengono consegnati al Laboratorio svizzero di analisi antidoping (LAD), riconosciuto a livello mondiale per aver implementato il passaporto biologico degli atleti.
3. Cocktail esplosivo
Per ragioni di costi le gare amatoriali non si avvalgono dei controlli di Swiss Sport Integrity, l’organismo svizzero di controllo antidoping. Tuttavia esiste il doping tra i dilettanti. A riprova: ogni settimana vengono intercettati alla dogana più di 30 pacchi contenenti prodotti dopanti. Marion Sicot, una ciclista francese, ha assunto il doping nel 2019 per realizzare il suo sogno di diventare un’atleta professionista. È stata catturata e oggi si rammarica di aver oltrepassato la linea rossa.
4. Resisti!
I giovani atleti d’élite sono il bersaglio preferito per la prevenzione. Durante l’adolescenza il corpo cambia, le prestazioni diminuiscono e i social network sono un’ossessione. È difficile resistere a una piccola pillola che ti permetterebbe di esibirti meglio o brillare su Instagram o Tik tok. A Tenero Swiss Olympic sensibilizza i giovani su questi temi. Ma perché attenersi alle regole quando i controlli antidoping sono quasi inesistenti nella loro fascia di età?
5. Quando Remo era dipendente
È probabile che il 15% della popolazione svizzera diventi dipendente dallo sport. Rémo, 46 anni, è in cura da 5 anni presso la clinica Belmont di Ginevra per ridurre la pratica sportiva dalla quale era diventato dipendente. Da allora “pratica” solo un’ora e un quarto di sport al giorno; questo è quattro volte inferiore rispetto a quando era dipendente. (ritrasmesso dal 18/01/2017)
RTSsport
Reportage di Quentin Bohlen / Regia: David Golan / Produzione: Marc Giusee