Limiti di spesa in Premier League: La Grande Illusione

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I fatti, per cominciare. Questo 29 aprile, la Premier League ha deciso di continuare le discussioni sull’introduzione di a tetto di spesa (da un “limitazione delle spese“) dei suoi venti azionisti dalla stagione 2025-26. Sedici di loro si sono espressi a favore del proseguimento di questa iniziativa. Tre si sono opposti: Aston Villa, Manchester City e Manchester United, mentre il Chelsea si è astenuto.

Il PL prende le sue decisioni con la maggioranza dei due terzi, ovvero quattordici voti su venti, la questione è quindi discussa. Il campionato più ricco e costoso del mondo (se si esclude lo scoppio della febbre della Pro League saudita la scorsa estate) avrebbe quindi scelto di intraprendere la via della virtù in materia di denaro, costringendo i suoi club a rispettare un tetto di spesa che preservarne l’equilibrio finanziario. La proposta dovrebbe essere votata durante l’assemblea generale dell’organizzazione il mese prossimo. Data la distribuzione delle forze presenti, non ci sono dubbi sul suo esito.

Un “regolatore del calcio” incaricato dal governo

Presentata così, questa decisione, che fa seguito alla decurtazione dei punti ricevuti dall’Everton (due volte) e dal Nottingham Forest (perdente in appello) per il mancato rispetto delle regole finanziarie della PL, sembra andare nella direzione di una decisione trasformazione profonda della Premier League, che si inserisce in un quadro più ampio: quello dell’impatto che ha l’imminente arrivo di una “regolatore del calcio” su mandato del governo, con il sostegno dell’opposizione laburista e di altri partiti rappresentati alla Camera dei Comuni.

Non mancherà di lavorare, questo è certo, come illustrato dal “chiamata scherzo“(parola usata dal gruppo dei piccoli azionisti di Toffees in un comunicato stampa molto notato) della fallita acquisizione dell’Everton da parte del gruppo d’investimento americano 777 Partners, che trascina la sua miseria da settembre 2023 e sembra destinata a concludersi con un fallimento Ciò non sorprenderà i lettori di questa rubrica, che devono sapere cosa aspettarsi dal loro conto.

I giocatori dell’Everton lottano per rimanere in Premier League nella stagione 2023/2024

Credito: Getty Images

Insomma, è giunto il momento di fare pulizia in una casa i cui occupanti tendono a dimenticare di lavare i piatti o di portare fuori la spazzatura quando è il loro turno. Ciò non significa che si tratti di una spazzata radicale; piuttosto con un colpo di spolverino dove la polvere è più visibile.

Questo perché, guardando un po’ più da vicino, abbiamo il diritto di chiederci cosa cambierebbero realmente queste nuove disposizioni.

Innanzitutto non si tratta di imporre un tetto salariale, come abbiamo scritto un po’ frettolosamente qua e là. Gli stipendi sarebbero solo uno dei parametri presi in considerazione, e nulla impedirebbe al Manchester City di offrire a Jude Bellingham il doppio di quanto guadagna al Real Madrid se il desiderio lo prendesse.

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Jude Bellingham

Credito: Getty Images

Come definirebbe il limite il PL?

Allora si è trattato innanzitutto di mettere in atto un’alternativa alla normativa in vigore (Normativa sulla redditività e sulla sostenibilità, o PSR), che tutti concordano non funziona o non funziona più come previsto. Allo stato attuale delle cose, nessun club può registrare perdite superiori a 105 milioni di sterline in tre stagioni sotto pena di sanzioni. E questo è tutto; in altre parole, insufficiente.

In prima lettura, le nuove disposizioni fornirebbero almeno maggiore chiarezza su cosa sarebbe consentito e cosa no. Un club, ad esempio, non poteva spendere più dell’85% dei propri ricavi in ​​trasferimenti, stipendi e provvigioni corrisposte agli intermediari, con questa condizione aggiuntiva: la cifra spesa non poteva superare un multiplo da definire dei diritti tv pagati al minimo. club di successo.

Nel 2022-23, quel club era il Southampton, che ha concluso questa stagione in fondo alla classifica della PL, ed è stato quindi retrocesso, ma non senza aver ricevuto 103,6 milioni di sterline in diritti televisivi. La situazione non sarà cambiata molto nel 2025-26, dato che per allora la PL beneficerà solo di un aumento dei suoi diritti nel Regno Unito del 4% (gli accordi sono già stati firmati). Se ipotizziamo che più o meno la stessa cosa varrà per i diritti pagati dai titolari stranieri, il Southampton di quell’anno riceverebbe quindi 107,7 milioni di sterline, secondo i calcoli dell’economista calcistico Swiss Ramble, un’autorità in materia.

Se vogliamo che le cose rimangano come sono, le cose dovranno cambiare

La domanda quindi è: quale multiplo utilizzare per determinare il tetto di spesa cosa dovrebbero rispettare gli attuali colossi della PL? Una volta si considerava un fattore pari a 4,5, ma sembra che si stia andando verso una base pari a 5.

Chiaramente, questo significa che nessun club, qualunque sia il suo reddito, potrebbe spendere più di cinque volte 107,7 milioni, ovvero 518 milioni, in stipendi, trasferimenti e commissioni.

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Giocatori del Chelsea

Credito: Getty Images

È un eufemismo dire che questo stanziamento è generoso. Infatti, secondo i calcoli di Swiss Ramble, solo un club del PL, il Chelsea, avrebbe superato questo tetto se fosse stato in vigore nel 2022-23, e anche allora di poco: 35 milioni, una miseria. Anche il Manchester City avrebbe avuto un margine di manovra intorno ai 40 milioni, il che non ha impedito al City di votare contro la proposta.

Vediamo che siamo molto lontani da qui tetto di spesa che molti vorrebbero vedere introdotto a livello europeo per porre rimedio all’attuale squilibrio tra i super-ricchi e il resto. Presentare l’iniziativa PL come un primo passo in questa direzione significherebbe smarrirsi dalla A alla Z. L’obiettivo non è la riduzione delle spese. Si tratta della creazione di un quadro normativo che, in ultima analisi, consentirebbe il contrario, vale a dire che questi super-ricchi continuino a spendere quello che spendono oggi senza timore di farsi prendere a schiaffi. “Controllo”, qui, non significa altro che ratificare uno stato di cose.

Giuseppe de Lampedusa fa dire al suo personaggio Tancredi Ghepardo : “Se vogliamo che le cose rimangano come sono, le cose dovranno cambiare.” La Premier League è esattamente della stessa opinione.

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