critico – L’APPRENDISTA

critico – L’APPRENDISTA
Film critico – L’APPRENDISTA
-

Nuovo di Ali Abbasi, regista di “Confine” (Premio Un certain aware nel 2018) e “Le notti di Mashhad“(Premio Attrice femminile per Zar Amir Ebrahimi a Cannes nel 2022), “Tlui Apprendistatenta un ritratto tra black humor e thriller dell’imprenditore e politico Donald Trump. Non c’è dubbio che uscendo a poche settimane dalle elezioni americane, dopo una fortunata presentazione a Cannes, il film dovrebbe far parlare di sé. Una sorta di biopic Concentrandosi parzialmente sull’ascesa dell’uomo d’affari, lo scenario tenta di spiegare, per quanto riguarda i suoi esordi come imprenditore immobiliare, negli anni ’70 e ’80, le posizioni che può assumere oggi come “politico”.

È dunque nelle tre regole d’oro che Roy Cohn gli instillerà e che ascoltiamo nel trailer che risiederà una strategia che sarà valida tanto negli affari quanto nella politica, nel gioco dei media, nei social network e il gusto attuale del complotto contribuisce oggi a rafforzare questo atteggiamento. “Attaccare, attaccare, attaccare”, “Non confessare nulla” oppure “Negare sempre”, “Non ammettere mai la sconfitta”, tre adagi che inevitabilmente avranno una risonanza molto attuale nella testa degli spettatori, siano essi riferiti a discorsi, bugie su Twitter, ed eventi legali o politici.

Descrivendo così una personalità mediatica familiare, il film si sforza implicitamente di mostrare le relazioni familiari governate dal peso del patriarca, dal desiderio di controllo e fortuna e dal disprezzo per l’assenza di ambizione. Lungi dall’essere manichei, non esitando a mostrare una certa ingenuità, nonché una mancanza di successo iniziale, stiamo assistendo alla formazione di un mentore abietto e ipocrita. Lo scoppio, seguito in modalità documentaristica dalla telecamera di Ali Abbasi, mescolando ricostruzione e sovrapposizione di immagini dell’epoca, è quindi tanto affascinante quanto patetico, l’uomo ha descritto “non vergognandosi di nulla” (come dice a un certo punto la sua compagna). , affascinato dal successo (indipendentemente dal fatto che avvenga legalmente o meno) e alla fine si rivela un mostro di egoismo, totalmente privo di empatia.

La storia di questa ascesa fa gelare il sangue fin dalle prime scene, con l’incontro con l’avvocato definito “brutale”, Roy Cohn, sottilmente interpretato da Jeremy Strong (“Tempo di Armageddon“, “Il Grande Gioco“). C’è uno spirito vendicativo che è perfettamente incarnato dall’attore principale, Sebastian Stan (premiato a Berlino all’inizio dell’anno per il suo ruolo in “).Un uomo diverso“), adottando confusamente le espressioni facciali di un ex presidente degli Stati Uniti, passando da bambino disorientato ad adulto violento. Un duo di attori che dovrebbe lasciare il segno, all’interno di un film sia ludico che politico.

Olivier BachelardInvia un messaggio alla redazione

-

NEXT Quote Mavericks: come scommettere Houston Rockets vs Dallas Mavericks